In questi giorni uno studio condotto su alcuni topi e colture cellulari, coordinato da Maurizio Crestani del Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell'Università degli Studi di Milano e pubblicato sulla rivista Nature Communications, ha scoperto come inibendo l'attività di un particolare gene sia possibile trasformare il comportamento del tessuto adiposo, in un modo che potrebbe aiutare a combattere l'accumulo di grasso e contrastare così sovrappeso ed obesità. Al riguardo lo stesso Maurizio Crestani ha spiegato: "Ci siamo concentrati in modo particolare sull'attività di un gene, l'istone deacetilasi 3, (o HDAC3), che ricerche precedenti suggerivano avesse un ruolo nel metabolismo dei grassi, in modo particolare nel grasso bianco. Questo tipo di grasso è principalmente deputato alla funzione di magazzino, un serbatoio pieno di carburante che si mette in moto in caso di digiuno, per esempio, rilasciando energia. Diverso morfologicamente e metabolicamente dal grasso bruno, che nei mammiferi è un tessuto sempre grasso, ma principalmente deputato alla regolazione della temperatura corporea tramite l'energia proveniente dal consumo dei grassi". In pratica il gene HDAC3 non solo codifica per una proteina coinvolta nei processi di rimodellamento del DNA e della sua espressione, ma a quanto pare è un gene coinvolto anche nella regolazione delle funzioni del tessuto grasso. Difatti in tal proposito il ricercatore ha proseguito dichiarando: "In particolare si tratta di un gene che se inibito nei tessuti grassi partecipa al cosiddetto browning del tessuto adiposo bianco, ovvero lo rende più simile a quello bruno. Nel dettaglio, quando l'azione dell'HDAC3 viene bloccata, il tessuto bianco diventa metabolicamente più attivo, più abile nel dissipare energia sotto forma di calore, replicando, appunto, le funzioni di quello bruno: un fenomeno che in parte avviene anche fisiologicamente, ma che in seguito all'inattivazione del gene viene potenziato. In contemporanea diminuisce la sua capacità di immagazzinare energia, e quindi grassi". Inoltre Maurizio Crestani ha, infine, concluso aggiungendo: "Secondo le nostre osservazioni l'istone deacetilasi 3 sembra agire come un "freno molecolare" del metabolismo ossidativo che brucia i grassi nel tessuto adiposo bianco ed impedisce la produzione di calore. Se riuscissimo a modulare questo "freno" nel tessuto adiposo bianco potremmo finalmente trovare un modo per favorire la riduzione dei grassi accumulati e quindi il peso corporeo, soprattutto nei soggetti sovrappeso ed obesi".
In questi giorni uno studio condotto su alcuni topi e colture cellulari, coordinato da Maurizio Crestani del Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell'Università degli Studi di Milano e pubblicato sulla rivista Nature Communications, ha scoperto come inibendo l'attività di un particolare gene sia possibile trasformare il comportamento del tessuto adiposo, in un modo che potrebbe aiutare a combattere l'accumulo di grasso e contrastare così sovrappeso ed obesità. Al riguardo lo stesso Maurizio Crestani ha spiegato: "Ci siamo concentrati in modo particolare sull'attività di un gene, l'istone deacetilasi 3, (o HDAC3), che ricerche precedenti suggerivano avesse un ruolo nel metabolismo dei grassi, in modo particolare nel grasso bianco. Questo tipo di grasso è principalmente deputato alla funzione di magazzino, un serbatoio pieno di carburante che si mette in moto in caso di digiuno, per esempio, rilasciando energia. Diverso morfologicamente e metabolicamente dal grasso bruno, che nei mammiferi è un tessuto sempre grasso, ma principalmente deputato alla regolazione della temperatura corporea tramite l'energia proveniente dal consumo dei grassi". In pratica il gene HDAC3 non solo codifica per una proteina coinvolta nei processi di rimodellamento del DNA e della sua espressione, ma a quanto pare è un gene coinvolto anche nella regolazione delle funzioni del tessuto grasso. Difatti in tal proposito il ricercatore ha proseguito dichiarando: "In particolare si tratta di un gene che se inibito nei tessuti grassi partecipa al cosiddetto browning del tessuto adiposo bianco, ovvero lo rende più simile a quello bruno. Nel dettaglio, quando l'azione dell'HDAC3 viene bloccata, il tessuto bianco diventa metabolicamente più attivo, più abile nel dissipare energia sotto forma di calore, replicando, appunto, le funzioni di quello bruno: un fenomeno che in parte avviene anche fisiologicamente, ma che in seguito all'inattivazione del gene viene potenziato. In contemporanea diminuisce la sua capacità di immagazzinare energia, e quindi grassi". Inoltre Maurizio Crestani ha, infine, concluso aggiungendo: "Secondo le nostre osservazioni l'istone deacetilasi 3 sembra agire come un "freno molecolare" del metabolismo ossidativo che brucia i grassi nel tessuto adiposo bianco ed impedisce la produzione di calore. Se riuscissimo a modulare questo "freno" nel tessuto adiposo bianco potremmo finalmente trovare un modo per favorire la riduzione dei grassi accumulati e quindi il peso corporeo, soprattutto nei soggetti sovrappeso ed obesi".
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