A quanto pare non è importante il Paese e la cultura di provenienza: se una madre sente piangere il proprio piccolo reagirà sempre allo stesso modo, (ossia prendendolo in braccio e parlandogli), in quanto generalmente il pianto dei bambini attiva in tutte le mamme le stesse regioni del cervello, quelle che controllano il movimento ed il linguaggio. O almeno questo è quanto è emerso da una recente ricerca pubblicata condotta da un gruppo di ricercatori dei National Institutes of Health, (noti anche con la sigla NIH), guidati da Marc H. Bornstein, e pubblicata sulla rivista PNAS. In pratica nel studio in questione sono stati messi a confronto i dati relativi a quanto accadeva nel cervello di 684 neo mamme provenienti da 11 Paesi diversi, (ovvero Argentina, Belgio, Brasile, Camerun, Francia, Israele, Italia, Giappone, Kenya, Corea del Sud e Stati Uniti), rilevati grazie alla risonanza magnetica nucleare. Per entrare un po' più nei dettagli l'attività cerebrale delle donne è stata osservata per circa un'ora a casa loro, mentre erano intente ad interagire con i loro bambini appena nati. In sostanza i ricercatori volevano vedere il tipo di risposta delle neo mamme al pianto del loro bambino, cercando di capire se gli mostravano affetto, cercavano di distrarlo, gli davano da mangiare, gli cambiavano il pannolino oppure ancora se lo prendevano in braccio e gli parlavano. Così facendo gli scienziati hanno visto che tutte, (indipendentemente dal Paese di origine), sollevano e tenevano in braccio il proprio bambino e/o gli parlavano. Tra l'altro, confrontando le immagini dell'attività cerebrale ottenute in questo modo con quelle relative ad altri gruppi di donne, i ricercatori hanno visto che, come già anticipato, in genere il pianto dei neonati attiva le stesse regioni nel cervello sia nelle mamme alle prime armi, sia in quelle già esperte con altri figli. Comunque sia, questo risultato, secondo gli scienziati, potrà, infine, aiutare ad identificare ed a trattare quelle madri che possono arrivare a maltrattare o avere altri comportamenti problematici verso i loro figli.
A quanto pare non è importante il Paese e la cultura di provenienza: se una madre sente piangere il proprio piccolo reagirà sempre allo stesso modo, (ossia prendendolo in braccio e parlandogli), in quanto generalmente il pianto dei bambini attiva in tutte le mamme le stesse regioni del cervello, quelle che controllano il movimento ed il linguaggio. O almeno questo è quanto è emerso da una recente ricerca pubblicata condotta da un gruppo di ricercatori dei National Institutes of Health, (noti anche con la sigla NIH), guidati da Marc H. Bornstein, e pubblicata sulla rivista PNAS. In pratica nel studio in questione sono stati messi a confronto i dati relativi a quanto accadeva nel cervello di 684 neo mamme provenienti da 11 Paesi diversi, (ovvero Argentina, Belgio, Brasile, Camerun, Francia, Israele, Italia, Giappone, Kenya, Corea del Sud e Stati Uniti), rilevati grazie alla risonanza magnetica nucleare. Per entrare un po' più nei dettagli l'attività cerebrale delle donne è stata osservata per circa un'ora a casa loro, mentre erano intente ad interagire con i loro bambini appena nati. In sostanza i ricercatori volevano vedere il tipo di risposta delle neo mamme al pianto del loro bambino, cercando di capire se gli mostravano affetto, cercavano di distrarlo, gli davano da mangiare, gli cambiavano il pannolino oppure ancora se lo prendevano in braccio e gli parlavano. Così facendo gli scienziati hanno visto che tutte, (indipendentemente dal Paese di origine), sollevano e tenevano in braccio il proprio bambino e/o gli parlavano. Tra l'altro, confrontando le immagini dell'attività cerebrale ottenute in questo modo con quelle relative ad altri gruppi di donne, i ricercatori hanno visto che, come già anticipato, in genere il pianto dei neonati attiva le stesse regioni nel cervello sia nelle mamme alle prime armi, sia in quelle già esperte con altri figli. Comunque sia, questo risultato, secondo gli scienziati, potrà, infine, aiutare ad identificare ed a trattare quelle madri che possono arrivare a maltrattare o avere altri comportamenti problematici verso i loro figli.
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