A quanto pare le impronte digitali potrebbero non essere più considerate un metodo sicuro per distinguere univocamente le persone; o almeno questo è quanto ha fatto sapere un recente studio redatto dagli esperti di scienza forense dell'American Association for the Advancement of Science, (nota anche con a sigla AAAS), secondo il quale, non esistono evidenze scientifiche sufficienti per poter affermare che le impronte digitali siano uniche per ogni individuo. In pratica nel suddetto documento è stato spiegato come le tecniche per analizzare le impronte digitali "latenti", (vale a dire quelle visibili, lasciate dai polpastrelli), non rivelano un metodo incomparabile per associare un corredo di impronte ad una persona e come non ci siano dati sufficienti per sapere quante persone possano disporre di impronte digitali simili tra loro. Al riguardo il noto professore di statistica Joseph Kadane, che ha partecipato alla stesura del suddetto studio, ha puntualizzato: "L'analisi delle impronte digitali è uno dei metodi forensi più utilizzati per l'identificazione. Non esiste un metodo scientifico per stimare il numero di persone che condividono le caratteristiche di una impronta digitale ed inoltre non si può escludere l'errore umano durante il confronto. Di conseguenza, non è possibile associare le impronte ad un unico individuo con una precisione del 100%". Inoltre alcuni mesi fa a seguito di un altro studio aveva già affermato: "Le impronte digitali non sono così infallibili come gli show ed i giudici in Tv ci fanno credere". Ad ogni modo, secondo la ricerca del'AAAS, entra in gioco anche il fattore del contesto: i laboratori dell'FBI, ad esempio, avrebbero adottato procedure di lavoro che tendono a limitare le informazioni in possesso di chi esamina le impronte digitali per ridurre l'influenza. Di conseguenza il rischio è quello di far combaciare l'impronta su una scena del crimine con quella di un sospettato perché si è influenzati dall'identità del sospettato stesso. Motivo per il quale esistono anche sistemi automatici di rilevazione, i quali però non sarebbero ancora in grado di confrontare l'impronta sulla scena del crimine con quella negli archivi della polizia. In tal proposito lo studio si conclude con una nota che segnala la possibilità che i sistemi di identificazione automatica tramite impronte digitali possono evolvere nel tempo. Comunque sia sembra proprio che il mito dell'identificazione certa degli individui tramite le impronte digitali si sia rivelato non essere veritiero e sia stato, infine, sfatato, (o almeno per il momento).
A quanto pare le impronte digitali potrebbero non essere più considerate un metodo sicuro per distinguere univocamente le persone; o almeno questo è quanto ha fatto sapere un recente studio redatto dagli esperti di scienza forense dell'American Association for the Advancement of Science, (nota anche con a sigla AAAS), secondo il quale, non esistono evidenze scientifiche sufficienti per poter affermare che le impronte digitali siano uniche per ogni individuo. In pratica nel suddetto documento è stato spiegato come le tecniche per analizzare le impronte digitali "latenti", (vale a dire quelle visibili, lasciate dai polpastrelli), non rivelano un metodo incomparabile per associare un corredo di impronte ad una persona e come non ci siano dati sufficienti per sapere quante persone possano disporre di impronte digitali simili tra loro. Al riguardo il noto professore di statistica Joseph Kadane, che ha partecipato alla stesura del suddetto studio, ha puntualizzato: "L'analisi delle impronte digitali è uno dei metodi forensi più utilizzati per l'identificazione. Non esiste un metodo scientifico per stimare il numero di persone che condividono le caratteristiche di una impronta digitale ed inoltre non si può escludere l'errore umano durante il confronto. Di conseguenza, non è possibile associare le impronte ad un unico individuo con una precisione del 100%". Inoltre alcuni mesi fa a seguito di un altro studio aveva già affermato: "Le impronte digitali non sono così infallibili come gli show ed i giudici in Tv ci fanno credere". Ad ogni modo, secondo la ricerca del'AAAS, entra in gioco anche il fattore del contesto: i laboratori dell'FBI, ad esempio, avrebbero adottato procedure di lavoro che tendono a limitare le informazioni in possesso di chi esamina le impronte digitali per ridurre l'influenza. Di conseguenza il rischio è quello di far combaciare l'impronta su una scena del crimine con quella di un sospettato perché si è influenzati dall'identità del sospettato stesso. Motivo per il quale esistono anche sistemi automatici di rilevazione, i quali però non sarebbero ancora in grado di confrontare l'impronta sulla scena del crimine con quella negli archivi della polizia. In tal proposito lo studio si conclude con una nota che segnala la possibilità che i sistemi di identificazione automatica tramite impronte digitali possono evolvere nel tempo. Comunque sia sembra proprio che il mito dell'identificazione certa degli individui tramite le impronte digitali si sia rivelato non essere veritiero e sia stato, infine, sfatato, (o almeno per il momento).
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