A quanto pare, oltre ad aver un legame con ansia e depressione, la composizione del microbioma intestinale sarebbe responsabile anche dell'accumulo di grasso a livello addominale; o almeno questo è quanto hanno dimostrato alcuni ricercatori del King's College London tramite uno studio pubblicato su Genome Biology, il quale ha permesso di identificare alcuni geni che potrebbero influenzare il rischio di obesità, appunto, attraverso i batteri intestinali. In pratica questa ricerca ha previsto l'analisi della composizione del cosiddetto "microbioma fecale", (vale a dire l'insieme del genoma dei batteri che dall'intestino passano nelle feci), e diversi indicatori dell'obesità, (come, ad esempio l'indice di massa corporea), in un gruppo di oltre 1.300 gemelli: i risultati ottenuti sono stati poi validati in un altro gruppo di gemelli ed in altri 2 gruppi di volontari. Così facendo i ricercatori inglesi sono, appunto, riusciti a confermare quanto era già suggerito da studi precedenti: un microbioma fecale meno vario risulta essere associato all'obesità ed agli indicatori dell'adiposità, (in particolar modo con il grasso addominale, il cui accumulo è un fattore di rischio cardiometabolico). In altre parole, una flora intestinale poco variabile potrebbe aumentare il rischio di accumulare tessuto adiposo attorno agli organi interni, con conseguente rischio di sviluppare malattie metaboliche, (come, ad esempio, disturbi cardiovascolari e/o diabete). Tra l'altro gli scienziati britannici hanno associato l'accumulo di grasso addominale con variazioni nel numero di batteri appartenenti al genere Oscillospira. Tuttavia le analisi non si sono fermate e sono proseguite alla ricerca di eventuali interazioni genetiche tra i batteri e l'organismo umano mediate da geni associati all'obesità: in questo modo si è giunto alla conclusione che i geni FHIT, TDRG1 ed ELAVL4 potrebbero giocare un ruolo proprio nel legame tra il microbioma fecale e l'obesità. Al riguardo i ricercatori hanno commentato: "I nostri risultati forniscono nuovi dettagli del ruolo del microbioma fecale nelle malattie cardiometaboliche con un chiaro potenziale per la prevenzione e nuove terapie". Tuttavia hanno ammesso che con i dati a disposizione non è ancora possibile tracciare uno schema definitivo del meccanismo attraverso cui i batteri intestinali influenzerebbero l'accumulo di tessuto adiposo. Difatti in tal proposito Jordana Bell, principale autrice dello studio in questione, ha, infine, concluso spiegando: "Saranno necessarie ulteriori ricerche scientifiche per capire il modo preciso in cui i nostri microbi intestinali possono influenzare la salute umana e se interventi come i trapianti fecali possano esercitare un impatto sicuro, benefico ed efficace su questo processo".
A quanto pare, oltre ad aver un legame con ansia e depressione, la composizione del microbioma intestinale sarebbe responsabile anche dell'accumulo di grasso a livello addominale; o almeno questo è quanto hanno dimostrato alcuni ricercatori del King's College London tramite uno studio pubblicato su Genome Biology, il quale ha permesso di identificare alcuni geni che potrebbero influenzare il rischio di obesità, appunto, attraverso i batteri intestinali. In pratica questa ricerca ha previsto l'analisi della composizione del cosiddetto "microbioma fecale", (vale a dire l'insieme del genoma dei batteri che dall'intestino passano nelle feci), e diversi indicatori dell'obesità, (come, ad esempio l'indice di massa corporea), in un gruppo di oltre 1.300 gemelli: i risultati ottenuti sono stati poi validati in un altro gruppo di gemelli ed in altri 2 gruppi di volontari. Così facendo i ricercatori inglesi sono, appunto, riusciti a confermare quanto era già suggerito da studi precedenti: un microbioma fecale meno vario risulta essere associato all'obesità ed agli indicatori dell'adiposità, (in particolar modo con il grasso addominale, il cui accumulo è un fattore di rischio cardiometabolico). In altre parole, una flora intestinale poco variabile potrebbe aumentare il rischio di accumulare tessuto adiposo attorno agli organi interni, con conseguente rischio di sviluppare malattie metaboliche, (come, ad esempio, disturbi cardiovascolari e/o diabete). Tra l'altro gli scienziati britannici hanno associato l'accumulo di grasso addominale con variazioni nel numero di batteri appartenenti al genere Oscillospira. Tuttavia le analisi non si sono fermate e sono proseguite alla ricerca di eventuali interazioni genetiche tra i batteri e l'organismo umano mediate da geni associati all'obesità: in questo modo si è giunto alla conclusione che i geni FHIT, TDRG1 ed ELAVL4 potrebbero giocare un ruolo proprio nel legame tra il microbioma fecale e l'obesità. Al riguardo i ricercatori hanno commentato: "I nostri risultati forniscono nuovi dettagli del ruolo del microbioma fecale nelle malattie cardiometaboliche con un chiaro potenziale per la prevenzione e nuove terapie". Tuttavia hanno ammesso che con i dati a disposizione non è ancora possibile tracciare uno schema definitivo del meccanismo attraverso cui i batteri intestinali influenzerebbero l'accumulo di tessuto adiposo. Difatti in tal proposito Jordana Bell, principale autrice dello studio in questione, ha, infine, concluso spiegando: "Saranno necessarie ulteriori ricerche scientifiche per capire il modo preciso in cui i nostri microbi intestinali possono influenzare la salute umana e se interventi come i trapianti fecali possano esercitare un impatto sicuro, benefico ed efficace su questo processo".
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