Scoperto che l'Alzheimer non cancella i neuroni.


A quanto pare la perdita di neuroni provocata dall'Alzheimer risulta essere limitata e contrariamente a quanto si riteneva finora, quello che cambia con la malattia in realtà è la qualità delle connessioni tra i neuroni, (ovvero le sinapsi). O almeno questo è quanto hanno scoperto di recente alcuni ricercatori coordinati da Salah El Mestikawy, (del Douglas Mental Health University Institute), e da Stéphanie Daumas, (dell'Institut de Biologie Paris-Seine), i quali hanno pubblicato uno studio sulla rivista Scientific Reports che potrebbe aprire la strada a future terapie completamente diverse da quelle attuali. In pratica per arrivare a tali conclusioni il team di ricercatori ha studiato 170 persone affette da diversi stadi dal morbo di Alzheimer ed ha osservato che la demenza è associata ad un malfunzionamento delle sinapsi, piuttosto che ad una loro scomparsa. Al riguardo lo stesso Salah El Mestikawy ha spiegato: "Con nostra grande sorpresa, studiando 8 marcatori nervosi delle cortecce prefrontali dei nostri pazienti, abbiamo notato che le perdite di sinapsi e neuroni erano minime. Il nostro studio suggerisce quindi che, contrariamente a quanto si credeva, nella malattia di Alzheimer la perdita neuronale e sinaptica è relativamente limitata. Questo risultato rappresenta un radicale cambiamento del modo di pensare la malattia". Inoltre gli scienziati hanno anche tentato di correlare tutte queste piccole perdite sinaptiche con il livello di demenza dei soggetti, scoprendo che il declino dei biomarcatori sinaptici aveva un impatto minimo sulle capacità cognitive dei partecipanti. Ciò suggerisce implicitamente che, come già anticipato, la demenza è associata ad una disfunzione sinaptica piuttosto che alla scomparsa delle sinapsi dalla corteccia del paziente; motivo per il quale, come hanno fatto sapere anche i ricercatori, identificare questa disfunzione potrebbe portare allo sviluppo di trattamenti efficaci per malattia in questione. A tal proposito Salah El Mestikawy ha, infine, concluso dichiarando: "Finora i possibili interventi terapeutici sono stati finalizzati a rallentare la distruzione delle sinapsi. Il nostro studio dimostra che d'ora in poi dovremo cambiare approccio terapeutico".

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