A quanto pare l'acqua sulla Luna potrebbe essere dappertutto e non confinata soltanto nelle regioni polari o a particolari tipi di terreno, come si credeva finora; o almeno questo è quanto hanno scoperto le nuove analisi dei dati di due missioni lunari condotte da alcuni ricercatori dello Space Science Institute di Boulder e del Goddard Space Flight Center della NASA ed i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Geoscience. In pratica gli scienziati, guidati da Joshua Bandfield, si sono basati sui dati raccolti dalla Missione Chandrayaan-1 e dalla Missione Lunar Reconnaissance Orbiter, (noto anche con la sigla LRO), lanciate rispettivamente dall'Indian Space Research Organisation nel 2008 e dalla NASA nel 2009. Entrando un po' più nei dettagli la prova principale della diffusione dell'acqua sul suolo lunare arriva dagli strumenti che hanno misurato con quanta intensità la superficie del satellite rifletta la luce del Sole: quando è presente dell'acqua, infatti, si rileva una "firma" caratteristica emessa negli infrarossi. Tuttavia, l'acqua non è l'unica cosa che può emettere radiazione infrarossa presente sul suolo della Luna, quindi la sfida sta nel riuscire a distinguere le varie fonti. Motivo per il quale i ricercatori hanno integrato le misurazioni fatte durante le suddette due missioni con le informazioni sulla temperatura superficiale del suolo lunare, essenziali, appunto, per distinguere gli infrarossi emessi dall'acqua da tutti gli altri. Ad ogni modo, come già anticipato, i dati emersi hanno suggerito che l'acqua presente sulla Luna si troverebbe ben distribuita nella superficie, e in vari tipi di terreno. Tra l'altro, a differenza di quanto era stato precedentemente supposto, questa sarebbe piuttosto "immobile", il che vuol dire che non subirebbe particolari oscillazioni tra il giorno e la notte lunare, (ciclo equivalente a 29,5 giorni terrestri). Difatti al riguardo lo stesso Joshua Bandfield ha affermato: "La presenza di acqua non sembra dipendere dalle caratteristiche della superficie, ed inoltre l'acqua resta lì". In sostanza, come già detto, si tratta di nuovi risultati che vanno a contraddire in parte ricerche precedenti, che suggerivano vi fosse più acqua alle latitudini polari, e che l'intensità del suo segnale aumentasse e diminuisse nell'arco del giorno lunare: si pensava, infatti, che l'acqua potesse muoversi sotto la superficie fino a restare intrappolata in crateri freddi e bui, dove le basse temperature l'avrebbero mantenuta a lungo allo stato solido. Ma non è tutto: secondo le ipotesi dei ricercatori, l'acqua lunare potrebbe essere indotta dal vento solare, ovvero dagli sciami di particelle cariche scagliati dal Sole che colpisce la superficie lunare; anche se non è da escludere che possa provenire dall'interno dello stesso satellite, rilasciata lentamente dalle rocce. Comunque sia se l'acqua fosse presente sulla Luna realmente in grandi quantità e se fosse abbastanza accessibile, (stando alle teorie sarebbe necessario estrarla dai minerali), i futuri esploratori potrebbero utilizzarla come acqua potabile oppure convertirla, infine, in idrogeno ed ossigeno per ottenere propellente per i razzi, o addirittura in ossigeno respirabile.
A quanto pare l'acqua sulla Luna potrebbe essere dappertutto e non confinata soltanto nelle regioni polari o a particolari tipi di terreno, come si credeva finora; o almeno questo è quanto hanno scoperto le nuove analisi dei dati di due missioni lunari condotte da alcuni ricercatori dello Space Science Institute di Boulder e del Goddard Space Flight Center della NASA ed i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Geoscience. In pratica gli scienziati, guidati da Joshua Bandfield, si sono basati sui dati raccolti dalla Missione Chandrayaan-1 e dalla Missione Lunar Reconnaissance Orbiter, (noto anche con la sigla LRO), lanciate rispettivamente dall'Indian Space Research Organisation nel 2008 e dalla NASA nel 2009. Entrando un po' più nei dettagli la prova principale della diffusione dell'acqua sul suolo lunare arriva dagli strumenti che hanno misurato con quanta intensità la superficie del satellite rifletta la luce del Sole: quando è presente dell'acqua, infatti, si rileva una "firma" caratteristica emessa negli infrarossi. Tuttavia, l'acqua non è l'unica cosa che può emettere radiazione infrarossa presente sul suolo della Luna, quindi la sfida sta nel riuscire a distinguere le varie fonti. Motivo per il quale i ricercatori hanno integrato le misurazioni fatte durante le suddette due missioni con le informazioni sulla temperatura superficiale del suolo lunare, essenziali, appunto, per distinguere gli infrarossi emessi dall'acqua da tutti gli altri. Ad ogni modo, come già anticipato, i dati emersi hanno suggerito che l'acqua presente sulla Luna si troverebbe ben distribuita nella superficie, e in vari tipi di terreno. Tra l'altro, a differenza di quanto era stato precedentemente supposto, questa sarebbe piuttosto "immobile", il che vuol dire che non subirebbe particolari oscillazioni tra il giorno e la notte lunare, (ciclo equivalente a 29,5 giorni terrestri). Difatti al riguardo lo stesso Joshua Bandfield ha affermato: "La presenza di acqua non sembra dipendere dalle caratteristiche della superficie, ed inoltre l'acqua resta lì". In sostanza, come già detto, si tratta di nuovi risultati che vanno a contraddire in parte ricerche precedenti, che suggerivano vi fosse più acqua alle latitudini polari, e che l'intensità del suo segnale aumentasse e diminuisse nell'arco del giorno lunare: si pensava, infatti, che l'acqua potesse muoversi sotto la superficie fino a restare intrappolata in crateri freddi e bui, dove le basse temperature l'avrebbero mantenuta a lungo allo stato solido. Ma non è tutto: secondo le ipotesi dei ricercatori, l'acqua lunare potrebbe essere indotta dal vento solare, ovvero dagli sciami di particelle cariche scagliati dal Sole che colpisce la superficie lunare; anche se non è da escludere che possa provenire dall'interno dello stesso satellite, rilasciata lentamente dalle rocce. Comunque sia se l'acqua fosse presente sulla Luna realmente in grandi quantità e se fosse abbastanza accessibile, (stando alle teorie sarebbe necessario estrarla dai minerali), i futuri esploratori potrebbero utilizzarla come acqua potabile oppure convertirla, infine, in idrogeno ed ossigeno per ottenere propellente per i razzi, o addirittura in ossigeno respirabile.
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