A quanto pare l'Etna, uno dei vulcani più attivi d'Europa, si sta dirigendo verso il Mediterraneo ad una velocità di circa 14 millimetri all'anno; o almeno questo è quanto ha scoperto un recente studio condotto da alcuni ricercatori della Open University, (in collaborazione con l'Université Clermont-Auvergne e la Nottingham Trent University), e pubblicato in questi giorni sulla rivista Bulletin of Vulcanology, secondo il quale la situazione andrà tenuta sotto stretto controllo nel prossimo futuro in quanto potrebbe comportare un forte aumento dei rischi legati all'attività del vulcano stesso. Al riguardo John Murray, uno degli autori principali della ricerca ha spiegato: "Al momento non c'è motivo di vero allarme, ma è qualcosa che dobbiamo tenere d'occhio, soprattutto per vedere se c'è un'accelerazione del movimento". In pratica lo scienziato ha trascorso quasi 40 anni a studiare l'Etna e le sue attività vulcaniche ed adesso questa sua ricerca si è concentrata soprattutto sul suo monitoraggio attraverso una rete di stazioni GPS, vale a dire basi che, attraverso segnali satellitari, sono in grado di misurare le più piccole variazioni che i terreni subiscono nel tempo. Difatti tale strumentazione è sensibile a cambiamenti millimetrici e grazie ad una raccolta dati durata circa 11 anni gli scienziati hanno potuto stabilire che l'intera montagna si sta muovendo in direzione Est/Sud-Est verso la città costiera di Giarre la quale dista circa 17 chilometri in linea d'aria dal vulcano. In sostanza, come già spiegato, stando alle dichiarazioni del team guidato da John Murray, l'Etna sta lentamente scivolando lungo una pendenza molto dolce, in quanto non supera i 3 gradi; anche se ciò è possibile perché il materiale lavico appoggia su dei sedimenti molto plastici. Insomma, pensare ad un movimento della montagna di 14 millimetri all'anno, (ossia 1,4 metri ogni 100 anni), sembra un valore molto piccolo ed in effetti lo è, ma la massa in movimento è tale che lo spostamento, per quanto lento, con il passare del tempo potrebbe causare danni catastrofici ai fianchi del vulcano: per esempio, potrebbe innescare gigantesche frane, con conseguenze difficili da prevedere. Comunque sia a tal proposito lo stesso John Murray ha, infine, concluso ribadendo: "Fenomeni di questo tipo si sviluppano nell'arco di secoli, (se non millenni), e quindi al momento sembra che non ci siano indizi che facciano temere l'avvicinarsi di una situazione pericolosa. Tuttavia se tra 10 anni la velocità di scivolamento dovesse raddoppiare, allora sì che sarebbe un avvertimento da non sottovalutare".
Di seguito alcune immagini delle varie misurazioni:
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