A quanto pare 'Oumuamua, il primo "asteroide interstellare", potrebbe essere arrivato nel Sistema Solare da un sistema planetario che probabilmente possiede 2 Soli, (detti anche "sistemi binari"); o almeno questo è quanto ha fatto sapere una recente simulazione messa a punto da alcuni ricercatori della University of Toronto Scarborough, guidati dal planetologo Alan Jackson, ed i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society. In pratica, secondo questa nuova ricerca, l'espulsione del bizzarro asteroide sarebbe avvenuta a causa delle interazioni fra la forza di gravità di 2 stelle durante il processo di nascita dei pianeti. Quindi, come era stato ipotizzato dopo la sua scoperta, il corpo celeste in questione potrebbe essere un "mattone" del suo sistema planetario espulso, appunto, durante la fase di formazione. In sostanza, come già noto, le domande sull'origine dello strano asteroide di colore rossiccio, lungo circa 400 metri ed un raggio di circa 200 metri, sono cominciate sin dal primo avvistamento, (avvenuto lo scorso 19 Ottobre da parte dell'Osservatorio Haleakala): i calcoli basati sulla sua orbita con un'eccentricità di 1.2, (che classifica la sua traiettoria come iperbolica), e sulla sua velocità vertiginosa di 30 chilometri al secondo avevano indicato che 'Oumuamua arrivava da un altro sistema planetario, probabilmente dalla costellazione della Lira. Tuttavia adesso i ricercatori canadesi hanno voluto comprendere quali tipi di sistemi planetari potrebbero espellere un asteroide e farlo arrivare così lontano; difatti la loro simulazione ha suggerito che il 36% dei sistemi binari sono in grado di espellere i loro asteroidi a causa delle interazioni gravitazionali tra le due stelle. Motivo per il quale, sempre secondo lo studio in questione, più di tre quarti degli asteroidi che si aggirano nello spazio interstellare proverrebbero dai sistemi che possiedono, appunto, 2 Soli. Tra l'altro dai dati emersi gli studiosi sono anche arrivati alla conclusione che il sistema planetario da cui proviene 'Oumuamua doveva ragionevolmente avere una stella calda di massa relativamente alta, in quanto si presume che un tale sistema abbia un numero maggiore di oggetti rocciosi vicini. Ad ogni modo in merito allo studio lo stesso Alan Jackson ha dichiarato: "È davvero strano che il primo oggetto che abbiamo visto provenire dall'esterno del nostro Sistema Solare sia stato un asteroide, perché una cometa sarebbe stata molto più facile da individuare, ed inoltre il Sistema Solare espelle molte più comete che asteroidi". Comunque sia anche se questo studio ha messo in luce diverse particolarità del primo "asteroide interstellare", le principali domande su 'Oumuamua rimangono: per gli scienziati che si occupano di planetologia essere in grado di osservare oggetti come questi potrebbe fornire importanti indizi su come funzioni la formazione dei pianeti in altri sistemi stellari. Difatti a tal proposito lo studioso ha, infine, concluso spiegando: "Allo stesso modo in cui usiamo le comete per capire meglio la formazione dei pianeti nel nostro Sistema Solare, forse questo curioso oggetto potrebbe dirci di più su come si formano i pianeti in altri sistemi planetari".
A quanto pare 'Oumuamua, il primo "asteroide interstellare", potrebbe essere arrivato nel Sistema Solare da un sistema planetario che probabilmente possiede 2 Soli, (detti anche "sistemi binari"); o almeno questo è quanto ha fatto sapere una recente simulazione messa a punto da alcuni ricercatori della University of Toronto Scarborough, guidati dal planetologo Alan Jackson, ed i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society. In pratica, secondo questa nuova ricerca, l'espulsione del bizzarro asteroide sarebbe avvenuta a causa delle interazioni fra la forza di gravità di 2 stelle durante il processo di nascita dei pianeti. Quindi, come era stato ipotizzato dopo la sua scoperta, il corpo celeste in questione potrebbe essere un "mattone" del suo sistema planetario espulso, appunto, durante la fase di formazione. In sostanza, come già noto, le domande sull'origine dello strano asteroide di colore rossiccio, lungo circa 400 metri ed un raggio di circa 200 metri, sono cominciate sin dal primo avvistamento, (avvenuto lo scorso 19 Ottobre da parte dell'Osservatorio Haleakala): i calcoli basati sulla sua orbita con un'eccentricità di 1.2, (che classifica la sua traiettoria come iperbolica), e sulla sua velocità vertiginosa di 30 chilometri al secondo avevano indicato che 'Oumuamua arrivava da un altro sistema planetario, probabilmente dalla costellazione della Lira. Tuttavia adesso i ricercatori canadesi hanno voluto comprendere quali tipi di sistemi planetari potrebbero espellere un asteroide e farlo arrivare così lontano; difatti la loro simulazione ha suggerito che il 36% dei sistemi binari sono in grado di espellere i loro asteroidi a causa delle interazioni gravitazionali tra le due stelle. Motivo per il quale, sempre secondo lo studio in questione, più di tre quarti degli asteroidi che si aggirano nello spazio interstellare proverrebbero dai sistemi che possiedono, appunto, 2 Soli. Tra l'altro dai dati emersi gli studiosi sono anche arrivati alla conclusione che il sistema planetario da cui proviene 'Oumuamua doveva ragionevolmente avere una stella calda di massa relativamente alta, in quanto si presume che un tale sistema abbia un numero maggiore di oggetti rocciosi vicini. Ad ogni modo in merito allo studio lo stesso Alan Jackson ha dichiarato: "È davvero strano che il primo oggetto che abbiamo visto provenire dall'esterno del nostro Sistema Solare sia stato un asteroide, perché una cometa sarebbe stata molto più facile da individuare, ed inoltre il Sistema Solare espelle molte più comete che asteroidi". Comunque sia anche se questo studio ha messo in luce diverse particolarità del primo "asteroide interstellare", le principali domande su 'Oumuamua rimangono: per gli scienziati che si occupano di planetologia essere in grado di osservare oggetti come questi potrebbe fornire importanti indizi su come funzioni la formazione dei pianeti in altri sistemi stellari. Difatti a tal proposito lo studioso ha, infine, concluso spiegando: "Allo stesso modo in cui usiamo le comete per capire meglio la formazione dei pianeti nel nostro Sistema Solare, forse questo curioso oggetto potrebbe dirci di più su come si formano i pianeti in altri sistemi planetari".
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