Scoperto che i tratti marcati del viso dei Neanderthal servivano loro a respirare meglio e resistere al freddo.


Sulla possibile origine dei lineamenti del viso così marcati dei Neanderthal sono state avanzate diverse ipotesi nel corso degli anni, ma finora nessuna aveva convinto gli esperti fino in fondo: una delle più accreditate voleva che le mascelle sporgenti ed il naso "importante" servissero ad imprimere una particolare forza nel morso; insomma, i grossi incisivi dei "cugini" dell'uomo moderno venivano sfruttati come una sorta di "terzo arto", per agguantare il cibo. Tuttavia adesso uno studio pubblicato in questi giorni su Proceedings of the Royal Society B da parte di un gruppo internazionale di ricercatori ha messo da parte questa teoria ed ha offerto un'ipotesi alternativa in merito alla struttura del viso dei Neanderthal: i tratti prominenti servivano ad incamerare più ossigeno e ad inumidire e riscaldare grandi volumi di aria in entrata, supportando uno stile di vita molto dinamico in ambienti talvolta molto freddi. In pratica per arrivare a tali conclusioni gli scienziati hanno confrontato le ricostruzioni virtuali ricavate da TAC del cranio di diverse specie: 11 di Homo sapiens, (incluso un esemplare vissuto durante l'ultima Era glaciale), 3 di Neanderthal ed una di Homo heidelbergensis, (ovvero un ominide estinto vissuto tra i 600.000 ed i 100.000 anni fa). Al riguardo Stefano Benazzi, ricercatore dell'Università di Bologna che ha preso parte alla ricerca, ha spiegato: "Abbiamo usato un approccio ingegneristico, con il quale abbiamo creato alcuni modelli digitali di tutti i crani delle specie analizzate, dando ai diversi materiali tutte le proprietà dei tessuti, ossei o molli, che li costituivano; di fatto questo ci ha permesso di vedere cosa accade quando si imprimono delle forze, quali quelle della masticazione". Ad ogni modo quando è stato simulata la meccanica del morso per ogni cranio, il mascellone dei Neanderthal ha mostrato risultati deludenti; a tal proposito lo stesso Stefano Benazzi ha dichiarato: "Le analisi che abbiamo condotto sui modelli tridimensionali smentiscono le varie ipotesi: l'uomo di Neanderthal non era più adattato dell'uomo moderno nell'usare i denti anteriori, anzi relativamente ai denti posteriori la biomeccanica masticatoria dell'Homo sapiens sembra essere più funzionale ed efficiente, nonostante i muscoli facciali più piccoli". Quindi una volta scartata l'ipotesi della "terza mano", i ricercatori hanno cercato di capire se gli aspetti collegati alla biomeccanica ed alla fisionomia facciale dei Neanderthal potessero essere spiegati con altre ipotesi: ad esempio, si sono chiesti se un naso largo e con narici così estese che sovrastano la mascella pronunciata poteva riuscire a riscaldare e umidificare bene l'aria dei climi freddi in cui vivevano. Per dare una risposta a ciò gli scienziati hanno effettuato delle simulazioni del passaggio dell'aria nelle cavità nasali, che hanno dato informazioni importanti: se è vero che il cranio moderno è più efficace nel riscaldare l'aria che entra dal naso, quello Neanderthal era più adatto a climi freddi e secchi, e ad un dispendio energetico che poteva toccare le 4.480 kcal al giorno, (vale a dire quasi il doppio di quello di un uomo moderno adulto). Al riguardo Stefano Benazzi ha proseguito sottolineando: "In questo caso abbiamo utilizzato analisi di fluidodinamica computazionale ed abbiamo scoperto che gli uomini di Neanderthal erano abili a riscaldare l'aria ed umidificarla con il loro grande naso, e lo facevano meglio dei loro antenati, gli Homo heidelbergensis: un adattamento essenziale per permettere alla specie di adattarsi ai climi freddi come fecero questi ominidi. Tuttavia anche in questo caso abbiamo rilevato che alcune popolazioni moderne, (come gli Inuit), sembrano essere più efficienti nel fare ciò". Inoltre i ricercatori hanno scoperto che i passaggi nasali dei Neanderthal erano più ampi del 29% rispetto a quelli dell'Homo sapiens, e consentivano l'incameramento e la circolazione di un volume di aria quasi il doppio degli esseri umani moderni, e dunque più ossigeno, necessario a far fronte ai ritmi più sostenuti ed alle ingenti spese energetiche della specie. A tal proposito il ricercatore ha aggiunto: "Oltre ad essere la prima specie umana adatta al freddo, sappiamo che l'uomo di Neanderthal era molto robusto, aveva un'architettura scheletrica possente, cacciava animali di grande taglia e si spostava molto: tutto questo richiedeva però grande dispendio energetico. Si tratta di un'ipotesi già avanzata in precedenza e che il nostro studio sembra avvalorare". Comunque sia questo studio, oltre a far luce sugli adattamenti sviluppati dai Neanderthal nel corso della loro evoluzione ed a tracciare un identikit più preciso della specie, potrebbe aprire le porte ad altre ricerche sul tema. Difatti al riguardo lo stesso Stefano Benazzi ha, infine, concluso affermando: "Potremmo usare lo stesso approccio anche su altre specie: sarebbe curioso, per esempio, farlo sugli australopitechi o sui primi rappresentati del genere Homo".

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