Scoperte nel DNA le radici della depressione.


A quanto pare gli elementi che determinano il rischio di depressione non si trovano soltanto nell'ambiente, ma anche nel DNA; o almeno questo è quanto ha dimostrato un recente studio pubblicato sulla rivista Nature Genetics e condotto da 200 ricercatori di tutto il mondo, in collaborazione con il Psychiatric Genomics Consortium, i quali hanno identificato ben 44 varianti genetiche, (tra queste 30 finora sconosciute), che potrebbero aumentarne, appunto, le probabilità di sviluppo. In pratica per arrivare a questo risultato gli scienziati hanno analizzato il DNA circa 500.000 individui, (di cui 135.000 affetti da depressione), ed hanno ottenuto quella che potrebbe rappresentare una delle più importanti scoperta sulle basi genetiche di questo disturbo e potrebbe indicare nuovi bersagli per futuri farmaci. In sostanza, anche se in realtà precedenti studi condotti sui gemelli avevano evidenziato che il 40% del rischio di depressione era il risultato di fattori genetici, servivano dati su più larga scala; motivo per il quale i ricercatori, come già anticipato, hanno combinato le analisi genetiche di più di 135.000 persone depresse, vale a dire un campione sufficientemente vasto per trovare legami tra il genoma e la malattia in questione. Ad ogni modo oltre alle suddette 44 varianti genetiche gli scienziati hanno anche identificato 153 geni significativi ed hanno scoperto che 6 di queste varianti risultano essere comuni alla schizofrenia. Ma non è tutto: il gruppo di ricerca ha anche osservato che il rischio di depressione è correlato ad un indice di massa corporea più alto, (dunque ai chili di troppo), e ad un minor livello di istruzione. Al riguardo lo stesso Patrick Sullivan, uno dei ricercatori leader, ha spiegato: "Questo studio rappresenta un punto di svolta. Capire le basi genetiche della depressione maggiore è stato davvero difficile. Un numero enorme di ricercatori in tutto il mondo ha collaborato alla realizzazione di questo documento, ed ora abbiamo un aspetto più profondo che mai della base di questa malattia umana terribile e invalidante. Con più lavoro, dovremmo essere in grado di sviluppare strumenti importanti per il trattamento ed anche la prevenzione della depressione maggiore". Mentre Naomi Wray, una dei principali autori della ricerca, ha aggiunto: "Abbiamo dimostrato che tutti portiamo varianti genetiche per la depressione, ma quelli con un "carico" più elevato sono più sensibili. Sappiamo che molte esperienze di vita contribuiscono anche al rischio di depressione, ma l'identificazione dei fattori genetici apre nuove porte per la ricerca sui fattori biologici". Tra l'altro Joshua Gordon, direttore del National Institute of Mental Health, (che non ha preso parte all'esperimento), ha commentato: "Questo studio pionieristico è incredibilmente importante, per due ragioni. Innanzitutto riafferma il valore delle collaborazioni su larga scala, in particolare nell'identificazione delle complesse genetiche alla base della malattia psichiatrica. In secondo luogo conferma le radici genetiche della depressione, offrendo importanti indizi biologici che speriamo porteranno a trattamenti nuovi e migliori". Invece Steven Hyman, ex-direttore dello stesso istituto, (anch'esso che non ha preso parte allo studio in questione), ha, infine, concluso aggiungendo: "La depressione maggiore rappresenta uno dei problemi di salute pubblica più gravi del mondo. Nonostante decenni di sforzi, fino ad ora sono state fornite solo poche informazioni sui suoi meccanismi biologici. Questo sfortunato stato di cose ha gravemente ostacolato lo sviluppo del trattamento, lasciando molte persone che soffrono di depressione con opzioni limitate. Questo studio fondamentale rappresenta un passo importante verso la spiegazione delle basi biologiche della depressione".

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