A volte riuscire a distinguere un'immagine ritoccata da una autentica è davvero semplice, ma altre volte risulta essere quasi impossibile, soprattutto ai giorni d'oggi vista la continua e progressiva evoluzione degli strumenti dedicati, appunto, al fotoritocco. Tuttavia, come ogni altra tecnologia, si tratta di un'estensione dell'intento umano e questi strumenti possono essere impiegati sia per scopi a fin di bene, (come, ad esempio, per motivi artistici o di ricerca), che per obiettivi più "perfidi", (come, per esempio, la manipolazione di foto allo scopo di diffondere false informazioni). Motivo per il quale Adobe, una delle software house più attive in questo settore, nonché madre di Photoshop, (uno dei principali programmi di fotoritocco da ben 28 anni), ha deciso di mettere a punto un metodo efficace per individuare facilmente le foto alterate. In pratica in questi giorni la divisione di ricerca della stessa Adobe ha annunciato un progetto, (intitolato "Spotting Image Manipulation with AI"), messo in campo al fine di impiegare le potenzialità dell'intelligenza artificiale, appunto, per stabilire con relativa certezza se un'immagine è autentica oppure se ci si trova di fronte ad una foto manipolata in qualche modo. Al riguardo Vlad Morariu, ricercatore senior presso la software house californiana, nonché principale responsabile del progetto in questione, ha spiegato: "I formati file contengono metadati che possono essere utilizzati per memorizzare informazioni su come l'immagine è stata catturata e manipolata. Gli strumenti forensi possono essere utilizzati per rilevare la manipolazione esaminando la distribuzione del rumore, i bordi forti, l'illuminazione ed altri valori dei pixel di una foto. Le filigrane possono essere utilizzate per stabilire la creazione originale di un'immagine". In sostanza i dati raccolti dallo stesso ricercatore in uno studio intitolato "Learning Rich Features for Image Manipulation Detection" descrivono il funzionamento di una rete neurale istruita a riconoscere per il momento tre diverse tipologie di modifiche: lo splicing, (ossia l'unione di parti derivanti da più immagini differenti), il copy-move, (vale a dire lo spostamento o la duplicazione degli elementi presenti nella stessa immagine), ed il removal, (ovvero la rimozione di oggetti o soggetti contenuti in precedenza nelle foto). A tal proposito Vlad Morariu ha proseguito dichiarando: "Ogni volta che un'immagine viene manipolata, lascia indizi che possono essere studiati per capire come è stata modificata. Ognuna di queste tecniche tende a lasciare alcuni artefatti, come bordi di contrasto forti, aree volutamente levigate o pattern di rumore differenti. Sebbene questi artefatti non siano solitamente visibili all'occhio umano, sono molto più facilmente rilevabili attraverso un'analisi ravvicinata a livello di pixel o mediante l'applicazione di filtri che aiutano ad evidenziare tali cambiamenti". Tra l'altro, sempre secondo i ricercatori di Adobe, un approccio di questo tipo risulta essere efficace anche se l'immagine finale è stata salvata con una forte compressione oppure se chi l'ha modificata ha aggiunto volontariamente un disturbo in fase di post-produzione così da rendere più complicata la valutazione da parte dell'intelligenza artificiale. Ad ogni modo Vlad Morariu ha poi concluso affermando: "Un lavoro futuro potrebbe esplorare modi per estendere l'algoritmo per far sì che vengano inclusi altri artefatti della manipolazione, come le differenze nell'illuminazione attraverso una fotografia o la compressione introdotta dal ripetuto salvataggio di file digitali". Comunque sia in un futuro non troppo lontano un simile sistema potrebbe essere impiegato, ad esempio, all'interno dei motori di ricerca per stabilire se le immagini allegate alle notizie indicizzate sono da ritenersi una rappresentazione autentica e fedele della realtà oppure se sono state sottoposte a modifiche per alterarne la percezione da parte del lettore. Al riguardo Jon Brandt, senior principal scientist, nonché direttore del Media Intelligence Lab di Adobe Research, ha, infine, spiegato: "L'Associated Press e le altre organizzazioni di stampa pubblicano linee guida per un appropriato editing digitale di fotografie per i media. In altre parole quando vedi una foto su un sito di notizie o su un giornale, in un certo qual modo devi fidarti della catena di custodia per quella foto ed affidarti all'etica dell'editore di astenersi da una manipolazione impropria dell'immagine. Lo stesso vale per le nuove tecniche che stanno democratizzando la capacità di manipolare voce e video. Penso che uno dei ruoli importanti che Adobe può giocare sia lo sviluppo di una tecnologia che li aiuti a monitorare e verificare l'autenticità come parte del loro lavoro. È importante sviluppare la tecnologia in modo responsabile, ma alla fine queste tecnologie sono create al servizio della società. Di conseguenza tutti noi condividiamo la responsabilità di affrontare i potenziali impatti negativi delle nuove tecnologie attraverso modifiche alle nostre istituzioni e convenzioni sociali".
Di seguito alcune immagini:
...ed un breve video di presentazione:
Commenti
Posta un commento