Dimostrato che assumere litio in gravidanza può aumentare il rischio di malformazioni fetali.


Generalmente chi è affetto da disturbi depressivi, (soprattutto quelli bipolari), viene trattato con il lito perché grazie alla sua funzione di stabilizzatore dell'umore è in grado di placare gli episodi di mania e prevenire delle ricadute o recidive. Naturalmente, come per tutti i farmaci, l'assunzione di questa sostanza potrebbe avere effetti collaterali anche gravi ed a quanto pare sarebbe sconsigliabile per il trattamento delle donne incinte che soffrono di tali disturbi in quanto ci sarebbero buone possibilità di aumentare il rischio di insorgenza di malformazioni congenite nel feto; o almeno questo è quanto ha dimostrato di recente uno studio condotto da alcuni ricercatori della Icahn School of Medicine at Mount Sinai e pubblicato in questi giorni sulla rivista The Lancet Psychiatry. In pratica per arrivare a tali conclusioni gli scienziati hanno effettuato una metanalisi che ha indagato gli effetti della terapia in questione su 727 donne esposte al litio rispetto ad altre 21.397 mamme con disturbi dell'umore che però non assumevano la suddetta sostanza. Così facendo è emerso che fra i feti esposti al litio durante il primo trimestre, il tasso di malformazioni risultava essere una volta e mezzo più frequente rispetto ai bambini non esposti, (nello specifico il 7,4% contro il 4,3%), ed inoltre anche il rischio di riammissione in ospedale entro 28 giorni dalla nascita era quasi raddoppiato, (ossia il 27,5% contro il 14,3%). Tuttavia durante il loro studio i ricercatori non hanno osservato nessuna associazione tra l'esposizione al litio e problemi di pre-eclampsia, diabete gestazionale, parto pre-termine oppure basso peso alla nascita. Al riguardo Veerle Bergink, principale autrice della ricerca, ha spiegato: "Le donne dovrebbero essere informate sul rischio di malformazioni nei neonati esposti nel primo trimestre, ma anche su un rischio molto alto per la malattia mentale durante la gravidanza e durante il periodo post-partum. Data l'efficacia ben documentata del litio nella riduzione delle recidive di depressione grave, si potrebbe considerare, nelle mamme che presentano il problema, di continuare la terapia in una dose più bassa durante il primo trimestre o di interromperla e riavviarla dopo il primo trimestre di gestazione o direttamente dopo il parto". Ad ogni modo anche un altro studio effettuato nel 2006 da alcuni ricercatori del Ministero della salute di Israele, guidati da Orna Diav-Citrin, e pubblicato sull'American Journal of Psychiatry aveva sottolineato i rischi del trattamento in questione. In sostanza l'analisi degli scienziati israeliani si era concentrata principalmente sulle cartelle cliniche di 183 donne esposte al litio fra il 1994 ed il 2010, nel 90% dei casi nel corso del primo trimestre: successivamente i dati erano stati incrociati con quelli di 72 malattie bipolari e 748 gravidanze non esposte a farmaci teratogeni in donne prive di disturbo bipolare. A tal proposito la stessa Orna Diav-Citrin aveva dichiarato: "Secondo le nostre osservazioni, l'entità del rischio teratogeno, specialmente cardiovascolare, associato all'esposizione al farmaco durante le fasi iniziali della gestazione, sembra essere superiore a quanto stimato in precedenza. Durante le nostre analisi abbiamo osservato che le gestanti esposte al litio avevano quasi il doppio delle probabilità di malformazioni fetali del gruppo bipolare non esposto ed un rischio quasi triplicato rispetto alle partecipanti esposte a farmaci non teratogeni. Inoltre le malformazioni cardiovascolari, (pari a circa il 4%), erano le più frequenti". Come se non bastasse studi precedenti avevano rilevato un rischio di malformazioni da esposizione al litio pari al 6,5%, con un 2,4% associabile a quelle cardiache. Comunque sia in merito a ciò la studiosa israeliana aveva proseguito commentando: "Ora servono studi più ampi per chiarire se l'esposizione al litio durante le prime fasi della gestazione può essere associata anche a un aumentato rischio di anomalie non cardiovascolari, specie difetti del tubo neurale". Ed aveva, infine, concluso ricordando: "Il litio rimane comunque la prima scelta per la cura del disturbo bipolare in gravidanza, dal momento che altre sostanze come l'acido valproico o la lamotrigina hanno mostrato maggiore teratogenicità o minore efficacia".

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