A quanto pare la fame potrebbe temporaneamente "azzittire" il dolore cronico: il cervello di un animale affamato sarebbe, infatti, in grado di sopprimere momentaneamente la sofferenza cronica per permettergli di andare in cerca del cibo, lasciando tuttavia intatta la risposta al dolore acuto, per tenerlo al sicuro da eventuali pericoli. O almeno questo è quanto hanno fatto sapere alcuni ricercatori dell'Università della Pennsylvania e dell'Howard Hughes Medical Institute tramite un recente studio pubblicato sulla rivista Cell, durante il quale è stato individuato un gruppo di neuroni capaci, appunto, di attribuire maggiore priorità alla fame rispetto alla sofferenza cronica. In pratica nel corso della ricerca gli scienziati hanno studiato il modo in cui la fame può alterare la percezione della sofferenza ed in diversi esperimenti condotti su modello murino hanno osservato che i roditori affamati, (vale a dire quelli che non mangiavano da circa 24 ore), rispondevano normalmente al dolore acuto, ma in presenza di dolore infiammatorio cronico apparivano meno reattivi rispetto ai topi ben nutriti. In particolare questi roditori mostravano un comportamento simile a quello dei topi che avevano ricevuto un antidolorifico e/o un antinfiammatorio. Quindi per scoprire l'origine di questo bizzarro fenomeno, gli esperti hanno stimolato un gruppo di neuroni che vengono attivati dalla fame, chiamati agouti-related protein, (più semplicemente noti anche con la sigla AgRP), e, come già anticipato, hanno scoperto che le risposte dei topi affamati al dolore cronico risultavano più deboli, mentre in presenza del dolore acuto restavano intatte. Ad ogni modo un'analisi più approfondita ha permesso ai ricercatori di rilevare che solo un sotto-gruppo di questi neuroni, (composta da circa 300 AgRP), era in grado di sopprimere il dolore infiammatorio cronico dopo essere stata stimolata. Al riguardo Nicholas Betley, uno dei principali autori dello studio, ha spiegato: "È stato davvero sorprendente. Abbiamo dimostrato che la risposta acuta al dolore era perfettamente intatta, mentre il dolore infiammatorio cronico è stato soppresso in misura significativa. La cosa veramente interessante è che fra i miliardi di neuroni presenti nel cervello, questo comportamento specifico è mediato solo da circa 300 neuroni". In ogni caso ulteriori esperimenti hanno permesso di individuare un particolare neurotrasmettitore, (chiamato Neuropeptide Y o NPY), il quale potrebbe essere responsabile dell'interruzione temporanea e selettiva delle risposte al dolore infiammatorio cronico: quando è stato disattivato, infatti, anche i topi affamati hanno sperimentato la sofferenza cronica. Comunque sia, secondo gli scienziati, si tratta di una scoperta che in futuro potrebbe consentire lo sviluppo di nuove terapie capaci proprio di alleviare il dolore infiammatorio cronico. A tal proposito Amber Alhadeff, una dei principali responsabili della ricerca in questione, ha, infine, concluso dichiarando: "Se questi risultati saranno confermati anche per gli esseri umani, il circuito neuronale potrebbe diventare il bersaglio di nuove terapie volte ad alleviare soltanto il dolore cronico, diverse, ad esempio, dagli attuali trattamenti che prevedono l'uso di farmaci oppioidi. Non vogliamo eliminare del tutto il dolore. Sarebbe bello poter prendere di mira soltanto quello infiammatorio cronico".
Di seguito un'immagine che riassume un po' il tutto:
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