Scoperto nel cervello il "circuito del coraggio".


A quanto pare nel cervello esiste un vero e proprio "circuito del coraggio", controllato dalla dopamina presente nell'area tegmentale ventrale, (ovvero un'area del cervello nella quale si trovano i circuiti della ricompensa, nota anche con la sigla VTA), ed è in grado di spegne le paure immotivate che nascono anche quando non c'è nulla da temere; o almeno questo è quanto hanno scoperto di recente alcuni ricercatori del RIKEN Center for Brain Science, guidati da Joshua Johansen, durante uno studio pubblicato in questi giorni sulla rivista Nature Communications. In pratica gli scienziati hanno condotto alcuni esperimenti su modello murino ed hanno rilevato che un malfunzionamento di questo circuito può far nascere stati d'ansia che possono degenerare in fobie o disordini, come, ad esempio, il disturbo da stress post-traumatico. Inoltre gli studiosi hanno osservato che il circuito in questione risulta essere in grado di mette in moto una risposta condizionata di fronte a situazioni negative che generano paure. Entrando un po' più nei dettagli, dopo aver condizionato i ratti ad associare un suono specifico con un'esperienza avversa, (in questo caso una leggera scossa), i ricercatori hanno iniziato quello che è stato definito come "il processo di estinzione della paura". In sostanza, come prevedibile, quando il suono veniva riprodotto molte volte senza la scossa, i ratti smettevano di comportarsi come se avessero paura di quel suono. Tuttavia, se i neuroni della dopamina della VTA venivano "silenziati", subito dopo aver suonato il suono in questione, (ovvero esattamente nel momento i ratti si aspettavano che i loro piedi fossero colpiti dalla scossa), gli animali continuavano a mostrare paura, nonostante l'assenza della scossa; il che ha dimostrato che senza l'attività della dopamina della VTA in quel preciso momento, il legame mentale tra il suono e lo shock non poteva essere rimosso. Ad ogni modo arrivare a tali conclusioni non è stato facile in quanto non tutti i neuroni della dopamina della VTA sono collegati alle stesse regioni del cervello: alcuni sono connessi a regioni del cervello conosciute per il loro ruolo nella memorizzazione delle memorie di estinzione; mentre altri sono legati ad aree riguardanti l'apprendimento della ricompensa. Quindi per analizzare il "circuito del coraggio", i ricercatori hanno utilizzato tecniche di optogenetica, vale a dire una scienza emergente che, come si può intuire dal nome, combina metodi ottici e genetici per individuare aree cerebrali legate a specifiche funzioni. Così facendo gli scienziati hanno scoperto che entrambe le suddette aree del cervello influenzano "il processo di estinzione della paura" ma in modi diversi: si è scoperto, infatti, che, come già anticipato, bloccando la dopamina riguardante i circuiti della ricompensa il suddetto processo veniva prevenuto; mentre al contrario bloccando la dopamina relativa all'altra area del cervello il processo in questione veniva favorito. Al riguardo lo stesso Joshua Johansen ha spiegato: "Questo risultato è stato possibile perché siamo stati in grado di manipolare i neuroni della dopamina sulla base della loro esclusiva connettività cerebrale. Abbiamo utilizzato sia tecnologie genetiche che specifiche del circuito cerebrale accoppiate con tecniche per manipolare l'attività elettrica neurale in popolazioni cellulari definite anatomicamente e geneticamente". Comunque sia adesso che hanno scoperto i due percorsi che possono regolare "l'estinzione della paura" in modi diversi, gli studiosi hanno fatto sapere di star lavorando su come indirizzare questi neuroni tramite la farmacologia tradizionale piuttosto che con l'optogenetica. A tal proposito Joshua Johansen ha, infine, concluso dichiarando: "Il targeting farmacologico del sistema dopaminico sarà probabilmente una terapia efficace per trattare condizioni psichiatriche, (come i disturbi d'ansia), se associato a trattamenti comportamentali clinicamente dimostrati, (come la terapia di esposizione). Al fine di fornire trattamenti efficaci basati su meccanismi per queste condizioni, i futuri lavori pre-clinici dovranno utilizzare strategie molecolari che possano indirizzare separatamente queste distinte popolazioni di cellule della dopamina".

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