Google ripulisce il Play Store: Via miner di criptovalute, applicazioni per la vendita di armi da fuoco e molto altro.


In questi giorni Google ha deciso di prendere una posizione ferma per quanto riguarda le applicazioni dedicate al cosiddetto mining di criptovalute, le quali da ora in poi non saranno più le benvenute sul Play Store: il colosso californiano ha, infatti, aggiornato la policy rivolta alla community di sviluppatori per mettere nero su bianco la nuova regola. In sostanza si tratta di una scelta in linea con quella annunciata lo scorso mese di Aprile, che ha messo al bando le estensioni distribuite su Chrome Web Store e destinate alla medesima pratica. Insomma, l'obiettivo principale dell'azienda sarebbe ovviamente quello di combattere il diffondersi di codice malevolo nascosto all'interno dei software e potenzialmente in grado di mettere a repentaglio la sicurezza degli utenti, (così come i loro dati personali, le credenziali di accesso ai servizi online, le informazioni relative ai metodi di pagamento ecc...). Ad ogni modo dall'elenco di queste applicazioni Google ha escluso quelle utili per gestire l'operazione di mining da remoto; difatti al riguardo nelle pagine del centro norme per gli sviluppatori si può leggere: «Sono vietate le app che consentono il mining di criptovaluta sui dispositivi. Sono consentite le app che gestiscono da remoto il mining di criptovaluta». In ogni caso le applicazioni dedicate al mining di criptovalute non sono state le uniche ad essere rimosse dal Play Store: sempre in questi giorni Google ha apportato altra modifiche alla sua policy che prevedono il ban immediato di tutte quelle applicazioni con contenuti che sessualizzano i minori e che si rivolgono ad un pubblico di minori ma contengono immagini, video o altro materiale per adulti. A tal proposito nelle suddetto regole è, infatti, possibile leggere: «Le app con contenuti che sessualizzano i minori sono soggette alla rimozione immediata dallo Store. Sono vietate le app che attirano i bambini, ma contengono temi per adulti. Se veniamo a conoscenza di contenuti con immagini pedopornografiche, li segnaliamo alle autorità competenti ed eliminiamo gli account Google delle persone coinvolte nella distribuzione». Inoltre tra le nuove applicazioni vietate ci sono anche quelle che si occupano della vendita di esplosivi, armi da fuoco, munizioni e determinati accessori per armi. In merito a ciò le nuove regole stabiliscono: «Sono vietate le app che favoriscono la vendita di esplosivi, armi da fuoco, munizioni o determinati accessori per armi. Alcuni accessori con limitazioni sono, ad esempio, quelli che consentono ad un'arma da fuoco di simulare colpi automatici o che trasformano un'arma da fuoco in arma automatica, (ad esempio, bump stock, grilletti a manovella, dispositivi Drop In Auto Sear, kit di conversione), e caricatori o cinture che possono contenere più di 30 munizioni. Sono vietate le app che danno istruzioni per la produzione di esplosivi, armi da fuoco, munizioni, accessori per armi da fuoco con limitazioni o altre armi. Sono incluse le istruzioni per trasformare un'arma da fuoco in arma automatica o con capacità di simulazione di colpi automatici». Ma non è tutto poiché il nuovo regolamento di Google prevede anche l'eliminazione di quelle applicazioni create con il solo scopo di mostrare inserzioni pubblicitarie agli utenti per generare profitto e quelle basate su codice copiato da altri sviluppatori. Per quanto concerne quest'ultime nelle suddette pagine del centro norme per gli sviluppatori si legge: «Quando gli sviluppatori copiano il lavoro di qualcun altro o ingannano gli utenti, arrecano danno a questi ultimi e alla community di sviluppatori. È vietato fare un uso fuorviante o illegittimo del lavoro di altre persone. Sono vietate le app che utilizzano il brand, il titolo, il logo o il nome di un'altra app o entità in modo ingannevole per gli utenti. Non tentare di sottintendere una raccomandazione o una relazione inesistente con un'altra entità. Potrebbe trattarsi di furto d'identità anche se non c'è la volontà di ingannare, pertanto è necessario prestare attenzione quando viene fatto riferimento a brand di proprietà altrui. Questo vale anche se il brand non è ancora presente su Google Play. Sono vietati gli account sviluppatore e le app che violano i diritti di proprietà intellettuale di altri, (inclusi i diritti relativi a marchi, copyright, brevetti, segreti industriali ed altri diritti di proprietà). Sono inoltre vietate le app che istigano o inducono alla violazione di diritti di proprietà intellettuale». Comunque sia, com'è possibile vedere, quello di Google è un obiettivo che punta chiaramente a garantire un'esperienza sicura e di qualità all'utenza legata a smartphone e/o tablet dotati di un sistema operativo Android, tutelandone la privacy ed evitando, infine, eventuali raggiri.

Commenti