Scoperto che all'interno del nucleo terrestre potrebbe essere presente azoto liquido.


In questi giorni un sofisticato esperimento, condotto da un gruppo internazionale di ricercatori per riprodurre in laboratorio le condizioni del nucleo terrestre ed i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications, ha permesso di ricavare nuove informazioni sulla composizione del cuore metallico del pianeta Terra e sulla natura fisica dell'azoto, il principale componente dell'atmosfera terrestre, (ossia circa il 78%). In pratica utilizzando raggi laser ad alta energia e sensori ottici gli scienziati hanno studiato il comportamento di campioni di azoto a condizioni di pressione un milione di volte superiori a quella atmosferica ed a temperature di oltre 3.000 °C. Così facendo è emerso che, alle condizioni estreme di questo mix tra temperatura e pressione, l'azoto risulta essere presente sotto forma di metallo liquido: un dato che potrebbe essere utile per lo studio di come la Terra si sia formata, a partire dagli elementi presenti nell'Universo. Inoltre questa scoperta potrebbe anche spiegare perché il nostro sia l'unico pianeta finora noto ad avere una tale abbondanza di azoto, (presente, come già anticipato, allo stato gassoso nella sua atmosfera): l'azoto presente nell'aria potrebbe, infatti, provenire dagli strati più profondi, dove, ad esempio, potrebbe mischiarsi con altri metalli in forma liquida. Al riguardo Shuqing Jiang, ricercatore dell'Institute of Solid State Physics della Chinese Academy of Sciences, nonché uno dei principali autori dello studio, ha spiegato: "L'azoto potrebbe entrare nel mantello terrestre quando una placca tettonica scivola sotto l'altra,(un processo chiamato subduzione), e potrebbe persino penetrare come impurità nel nucleo ricco di ferro, oppure potrebbe essere un residuo della formazione della Terra che non riuscì a venir fuori tramite l'attività vulcanica per formare la proto-atmosfera nell'infanzia del pianeta". Ad ogni modo la ricerca in questione potrebbe fornire una base teorica molto utile per gli studi della composizione attuale e di quella futura dell'atmosfera terrestre. Difatti a tal proposito Sergey Lobanov, uno dei principali responsabili dell'esperimento, nonché studioso del Carnegie Institution of Washington, ha dichiarato: "Ciò significa che, teoricamente, l'azoto rimarrebbe nel suo stato biatomico nel mantello terrestre, ma si dissocerebbe in un metallo liquido all'interno o non appena sopra il nucleo; il che potrebbe avere implicazioni per la nostra comprensione del ciclo profondo dell'azoto del pianeta". Mentre Nicholas Holtgrewe, dell'Università di Chicago e tra gli autori dello studio, ha commentato: "Le nostre scoperte potrebbero aiutare gli sforzi per creare forme di polimeri di azoto energetici ed anche superconduttori, stati metallici di una molecola biatomica gemella, l'idrogeno, che potrebbe rivoluzionare il settore energetico se sintetizzato in modo affidabile". Ed, infine, Stewart McWilliams, dell'Università di Edimburgo, nonché uno dei principali responsabili della ricerca, ha concluso affermando: "L'atmosfera della Terra è l'unica, tra quelle di tutti i pianeti, in cui l'azoto è l'ingrediente principale, più abbondante dell'ossigeno. Il nostro studio suggerisce che l'azoto potrebbe essere emerso dalle profondità del pianeta".

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