A quanto pare livelli di smog anche vicini alle soglie definite dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, (nota anche con la sigla OMS), potrebbero provocare serie variazioni nella struttura del cuore, paragonabili a quelli riscontrati nei soggetti che sviluppano un scompenso cardiaco. O almeno questo è quanto hanno scoperto di recente alcuni ricercatori della Queen Mary, University of London, del Barts Heart Centre e dell'Università di Oxford, guidati da Steffen Petersen, durante uno studio finanziato dalla British Heart Foundation, (nota anche con la sigla BHF), e pubblicato all'inizio del mese sulla rivista Circulation, il quale tuttavia non ha indicato un nesso diretto di causalità fra l'esposizione allo smog e le variazioni della forma del cuore. Difatti al riguardo Nay Aung, uno dei principali autori, ha affermato: "Sebbene il nostro studio sia osservazionale e non abbia ancora mostrato un rapporto causa/effetto, abbiamo visto significativi cambiamenti nel cuore, anche con livelli relativamente bassi di esposizione allo smog". In pratica per arrivare a tali conclusioni i ricercatori inglesi hanno reclutato circa 4.000 volontari, (che hanno preso parte allo UK Biobank), ed hanno preso in esame i dati riguardanti le loro condizioni di salute, il loro stile di vita ed il luogo in cui vivevano, escludendo i pazienti con problemi cardiaci o quelli che si erano trasferiti nel corso dello studio: il 46% dei soggetti era di sesso maschile e la maggior parte viveva fuori dalle maggiori città del Regno Unito. Inoltre i partecipanti sono stati sottoposti anche ad analisi del sangue, vari esami clinici ed all'imaging a risonanza magnetica, la quale è stata usata per indicare le dimensioni, il peso e la funzione del cuore dei partecipanti. Così facendo al termine della ricerca si è chiaramente visto che i soggetti che vivevano nei pressi di strade trafficate, rumorose ed esposti al diossido di azoto, (meglio conosciuto con la sigla NO2), e/o al particolato fine PM 2.5 presentavano una maggiore ampiezza di entrambi i ventricoli: un'anomalia che, come già anticipato, si riscontra nei soggetti con scompenso cardiaco in una fase molto precoce. Ma non è tutto poiché l'esposizione media annuale di PM 2.5 è risultata essere di 8-12 μg/m3, ovvero ampiamente superiore rispetto i limiti previsti nel Regno Unito, (25 μg/m3), e vicina o di poco eccedente rispetto ai limiti definiti dall'OMS, (10 μg/m3). Mentre per quanto riguarda l'NO2 la media era pari a 10-50 μg/m3, vicina oppure leggermente superiore alle soglie di sicurezza fissate sia dall'OMS che dal Regno Unito, (40 μg/m3). Tra l'altro dallo studio è emerso anche che maggiori erano i livelli di esposizione allo smog, maggiore era la variazione della struttura cardiaca: per ogni μg/m3 di PM2.5 e per ogni 10 μg/m3 di diossido di azoto, infatti, le dimensioni del cuore risultavano aumentate circa dell'1%. In ogni caso, considerando che al momento le malattie cardio-cerebrovascolari rappresentano le principali cause di decesso nel mondo, (responsabili di 6 decessi su 10), e che l'inquinamento atmosferico, (oltre a poter causare danni alle ossa, ai reni, al cervello ed perfino ai denti), è il principale fattore di rischio ambientale correlato alla mortalità in Inghilterra, (e non solo), lo stesso Nay Aung ha proseguito spiegando: "L'inquinamento dovrebbe essere visto come un fattore di rischio modificabile. I medici e la popolazione generale devono essere consapevoli della loro esposizione allo smog quando pensano alla salute cardiovascolare, come pensano a pressione, colesterolo e peso". In merito a ciò la British Heart Foundation ha fornito alcuni utili consigli ai soggetti affetti da una condizione cardiocircolatoria o polmonare cronica per contenere questa esposizione: evitare di passare molte ore nei luoghi in cui i livelli di smog sono alti, (come le strade trafficate o le zone vicine alle aree industriali); se proprio necessario, meglio non andarci nelle ore di punta, quando, ad esempio, il traffico veicolare è maggiore; e ridurre la quantità di esercizio fisico da praticare all'aperto se i livelli di inquinamento atmosferico sono significativi. A tal proposito Jeremy Pearson, direttore medico associato della BHF, ha dichiarato: "Non possiamo aspettarci che le persone si trasferiscano di casa per evitare l'inquinamento atmosferico. Il Governo e gli enti pubblici devono agire in questo momento per rendere tutte le aree sicure e proteggere la popolazione da questi danni. Ciò che è particolarmente preoccupante è che i livelli di inquinamento atmosferico, (in particolare il PM 2.5, che in questo studio ha visto persone con rimodellamento cardiaco), non sono nemmeno giudicati particolarmente alti dal governo del Regno Unito. Per questo motivo chiediamo che vengano adottate le linee guida stabilite dall'OMS". Mentre in merito ai prossimi studi Nay Aung ha, infine, concluso spiegando: "I nostri studi futuri includeranno i dati di coloro che vivono in città centrali come Manchester centrale e Londra, utilizzando misurazioni più approfondite della funzione cardiaca. Ci aspetteremmo che i risultati siano ancora più pronunciati e clinicamente importanti".
A quanto pare livelli di smog anche vicini alle soglie definite dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, (nota anche con la sigla OMS), potrebbero provocare serie variazioni nella struttura del cuore, paragonabili a quelli riscontrati nei soggetti che sviluppano un scompenso cardiaco. O almeno questo è quanto hanno scoperto di recente alcuni ricercatori della Queen Mary, University of London, del Barts Heart Centre e dell'Università di Oxford, guidati da Steffen Petersen, durante uno studio finanziato dalla British Heart Foundation, (nota anche con la sigla BHF), e pubblicato all'inizio del mese sulla rivista Circulation, il quale tuttavia non ha indicato un nesso diretto di causalità fra l'esposizione allo smog e le variazioni della forma del cuore. Difatti al riguardo Nay Aung, uno dei principali autori, ha affermato: "Sebbene il nostro studio sia osservazionale e non abbia ancora mostrato un rapporto causa/effetto, abbiamo visto significativi cambiamenti nel cuore, anche con livelli relativamente bassi di esposizione allo smog". In pratica per arrivare a tali conclusioni i ricercatori inglesi hanno reclutato circa 4.000 volontari, (che hanno preso parte allo UK Biobank), ed hanno preso in esame i dati riguardanti le loro condizioni di salute, il loro stile di vita ed il luogo in cui vivevano, escludendo i pazienti con problemi cardiaci o quelli che si erano trasferiti nel corso dello studio: il 46% dei soggetti era di sesso maschile e la maggior parte viveva fuori dalle maggiori città del Regno Unito. Inoltre i partecipanti sono stati sottoposti anche ad analisi del sangue, vari esami clinici ed all'imaging a risonanza magnetica, la quale è stata usata per indicare le dimensioni, il peso e la funzione del cuore dei partecipanti. Così facendo al termine della ricerca si è chiaramente visto che i soggetti che vivevano nei pressi di strade trafficate, rumorose ed esposti al diossido di azoto, (meglio conosciuto con la sigla NO2), e/o al particolato fine PM 2.5 presentavano una maggiore ampiezza di entrambi i ventricoli: un'anomalia che, come già anticipato, si riscontra nei soggetti con scompenso cardiaco in una fase molto precoce. Ma non è tutto poiché l'esposizione media annuale di PM 2.5 è risultata essere di 8-12 μg/m3, ovvero ampiamente superiore rispetto i limiti previsti nel Regno Unito, (25 μg/m3), e vicina o di poco eccedente rispetto ai limiti definiti dall'OMS, (10 μg/m3). Mentre per quanto riguarda l'NO2 la media era pari a 10-50 μg/m3, vicina oppure leggermente superiore alle soglie di sicurezza fissate sia dall'OMS che dal Regno Unito, (40 μg/m3). Tra l'altro dallo studio è emerso anche che maggiori erano i livelli di esposizione allo smog, maggiore era la variazione della struttura cardiaca: per ogni μg/m3 di PM2.5 e per ogni 10 μg/m3 di diossido di azoto, infatti, le dimensioni del cuore risultavano aumentate circa dell'1%. In ogni caso, considerando che al momento le malattie cardio-cerebrovascolari rappresentano le principali cause di decesso nel mondo, (responsabili di 6 decessi su 10), e che l'inquinamento atmosferico, (oltre a poter causare danni alle ossa, ai reni, al cervello ed perfino ai denti), è il principale fattore di rischio ambientale correlato alla mortalità in Inghilterra, (e non solo), lo stesso Nay Aung ha proseguito spiegando: "L'inquinamento dovrebbe essere visto come un fattore di rischio modificabile. I medici e la popolazione generale devono essere consapevoli della loro esposizione allo smog quando pensano alla salute cardiovascolare, come pensano a pressione, colesterolo e peso". In merito a ciò la British Heart Foundation ha fornito alcuni utili consigli ai soggetti affetti da una condizione cardiocircolatoria o polmonare cronica per contenere questa esposizione: evitare di passare molte ore nei luoghi in cui i livelli di smog sono alti, (come le strade trafficate o le zone vicine alle aree industriali); se proprio necessario, meglio non andarci nelle ore di punta, quando, ad esempio, il traffico veicolare è maggiore; e ridurre la quantità di esercizio fisico da praticare all'aperto se i livelli di inquinamento atmosferico sono significativi. A tal proposito Jeremy Pearson, direttore medico associato della BHF, ha dichiarato: "Non possiamo aspettarci che le persone si trasferiscano di casa per evitare l'inquinamento atmosferico. Il Governo e gli enti pubblici devono agire in questo momento per rendere tutte le aree sicure e proteggere la popolazione da questi danni. Ciò che è particolarmente preoccupante è che i livelli di inquinamento atmosferico, (in particolare il PM 2.5, che in questo studio ha visto persone con rimodellamento cardiaco), non sono nemmeno giudicati particolarmente alti dal governo del Regno Unito. Per questo motivo chiediamo che vengano adottate le linee guida stabilite dall'OMS". Mentre in merito ai prossimi studi Nay Aung ha, infine, concluso spiegando: "I nostri studi futuri includeranno i dati di coloro che vivono in città centrali come Manchester centrale e Londra, utilizzando misurazioni più approfondite della funzione cardiaca. Ci aspetteremmo che i risultati siano ancora più pronunciati e clinicamente importanti".
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