Secondo una nuova ipotesi, la Via Lattea ha vissuto 2 vite.


A quanto pare miliardi di anni fa la Via Lattea sarebbe "morta" e poi "risorta" ed attualmente starebbe vivendo quella che può essere considerata come la sua seconda vita; o almeno questa è una nuova ipotesi avanzata di recente da alcuni ricercatori della Tōhoku University, guidati dall'astronomo Masafumi Noguchi, i quali lo scorso mese hanno pubblicato uno studio sulla rivista Nature, nel quale è stato spiegato come a "ricordare" questa doppia vita sarebbero le stelle in essa contenute, nella cui composizione ci sarebbe scritta una storia davvero singolare, drammatica e più complessa di quanto si pensava finora. In pratica per arrivare a tale conclusione gli scienziati hanno utilizzato un modello teorico che ha permesso loro di ricostruire l'evoluzione della Via Lattea negli ultimi 10 miliardi di anni e di spiegare per la prima volta perché nella galassia esistono due famiglie di stelle molto diverse fra loro. Difatti, come già scoperto in precedenza, la Via Lattea è popolata da un gruppo di stelle ricche dei cosiddetti elementi α, (ossia ossigeno, magnesio, silicio, zolfo, calcio e titanio), e da un altro gruppo in cui l'elemento che predomina è il ferro, (gli altri elementi sono invece meno abbondanti); anche se finora nessuno era riuscito a spiegare il perché di questa dicotomia, (che, come è stato osservato in passato, prevale su una vasta regione della galassia). In sostanza, stando al modello degli studiosi giapponesi, la spiegazione di questa profonda diversità starebbe nel fatto che, come osservato per la Galassia di Andromeda, le suddette due popolazione di stelle si sarebbero formate in due epoche diverse, attraverso meccanismi differenti e con in mezzo un periodo dormiente in cui la formazione di stelle cessò. Entrando un po' più nei dettagli, circa 10 miliardi di anni fa correnti di gas freddo fluirono nella galassia, dando il via alla nascita della prima generazione di stelle: durante questo periodo il gas iniziò rapidamente a contenere elementi α rilasciati da esplosioni di supernovae di tipo II e che hanno contribuito ad alimentare la prima formazione stellare, (per questo ricca di tali elementi). Inoltre, come già anticipato, il modello teorico in questione ha indicato anche che circa 7 miliardi di anni fa i gas smisero di fluire nella Via Lattea per via delle onde d'urto e di un eccessivo surriscaldamento causato dalle suddette esplosioni, e con essi si fermò anche la formazione di nuove stelle: durante questo periodo esplosioni di alcune supernovae di tipo Ia continuarono però ad arricchire questi gas di elementi più pesanti, (come, ad esempio, il ferro), cambiandone la composizione elementare. In ogni caso una volta che i gas si raffreddarono ricominciarono a fluire nella Via Lattea e circa 5 miliardi di anni fa iniziò così a nascere la seconda generazione di stelle, più ricche, appunto, di ferro e fra le quali era presente anche il Sole. Al riguardo Marcella Marconi, che dirige l'Osservatorio di Capodimonte dell'Istituto Nazionale di Astrofisica, (noto anche con la sigla INAF), ha commentato tale scoperta dichiarando: "Questa ricerca ha fornito finalmente una spiegazione all'evidenza osservativa dell'esistenza di due gruppi di stelle con diverse proprietà chimiche nelle vicinanze del Sole, con implicazioni molto importanti per la comprensione della storia di galassie come la Via Lattea ed Andromeda, così come dei meccanismi di formazione stellare". Mentre lo stesso Masafumi Noguchi ha, infine, affermato: "Le future osservazioni delle galassie vicine potrebbero rivoluzionare la nostra visione sulla loro formazione".

Di seguito due immagini che riassumono un po' il tutto:
https://i.imgur.com/XYn7ZMN.jpg
https://i.imgur.com/KPuhDpb.jpg

Commenti