Individuati i "neuroni del sonno".


Erano stati scoperti circa 20 anni fa in alcuni topi e da allora sono stati studiati più e più volte, ma soltanto adesso è stato riconosciuto il loro ruolo fondamentale che rivestono nel sonno: si tratta di un gruppo di neuroni situato in una regione dell'ipotalamo chiamata nucleo preottico ventrolaterale, (nota anche con la sigla VLPO), e che, una volta "attivato", riesce a far "addormentare" il cervello; mentre al contrario quando risulta essere danneggiato causa l'insonnia. O almeno questo è quanto hanno scoperto di recente alcuni ricercatori del Beth Israel Deaconess Medical Center, (conosciuto anche con la sigla BIDMC), durante uno studio condotto sempre su modello murino e pubblicato in questi giorni sulla rivista Nature Communications. Al riguardo Clifford Saper, principale autore della ricerca, nonché colui che li aveva scoperti, ha dichiarato: "Il nostro studio è il primo test di ciò che accade quando vengono attivati i neuroni VLPO. I risultati supportano la nostra osservazione originale che le cellule VLPO sono essenziali per il sonno normale". In pratica, come già anticipato, per arrivare a tali conclusioni gli scienziati hanno effettuato alcuni esperimenti su dei topi ed hanno esaminato questi "neuroni del sonno" utilizzando sia un raggio laser che dei composti chimici: in entrambi i casi hanno, appunto, osservato che una volta accesi questi neuroni inducevano negli animali un stato di sonno profondo; mentre se questi stessi neuroni erano danneggiati o perduti, (ad esempio a seguito del normale processo di invecchiamento), portano all'insonnia. Tra l'altro la ricerca in questione ha anche chiarito l'apparente contraddizione emersa con uno studio del 2017, il quale indicava che contrariamente l'attivazione di questo gruppo di neuroni svegliava i topi. A tal proposito lo stesso Clifford Saper ha proseguito spiegando: "Abbiamo scoperto che quando le cellule VLPO vengono stimolate da una a quattro volte al secondo si attivano e causano il sonno. Mentre quando vengono stimolati più velocemente, iniziano a fallire nel loro compito ed eventualmente smettono di funzionare del tutto. Abbiamo appreso che i nostri colleghi dell'altro laboratorio stavano stimolando le cellule 10 volte al secondo, il che in realtà le stava spegnendo". Ad ogni modo durante i loro esperimenti gli studiosi hanno anche notato che l'attivazione continua dei neuroni in questione nei topi portava ad una drastica riduzione della temperatura corporea di 5 o 6 °C; motivo per il quale i ricercatori hanno ritenuto che gli stessi neuroni possano essere coinvolti anche nel sonno prolungato e nel notevole calo di temperatura degli animali che vanno in letargo. Non caso Clifford Saper ha affermato: "Pensiamo che questo sia il motivo per cui le persone hanno bisogno di rannicchiarsi sotto una coperta calda per dormire". Comunque sia gli scienziati hanno, infine, fatto sapere di essere al lavoro per esaminare proprio questo legame tra sonno e temperatura corporea negli studi di follow-up già in corso.

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