Scoperto che i mammiferi non si evolvono abbastanza velocemente da sfuggire alla 6ª estinzione di massa.
Sembra proprio che i mammiferi impiegheranno milioni di anni per riprendersi dagli effetti della 6ª estinzione di massa, (che, secondo gli esperti, sarebbe già in atto per opera dell'uomo e non a causa di disastri naturali, come per quelle passate): sono, infatti, così numerose le specie destinate a scomparire nei prossimi 50 anni, che saranno necessari almeno 3-5 milioni di anni per recuperare la biodiversità perduta e ripristinarla al livello attuale e 5-7 milioni di anni per riportarla al livello a cui si trovava prima che gli uomini moderni si evolvessero. O almeno questo è quanto è emerso da una simulazione elaborata da alcuni ricercatori dall'Università di Aarhus, in collaborazione con l'Università di Goteborg, i cui risultati sono pubblicati in questi giorni sulla rivista PNAS. In pratica per arrivare a tali conclusioni gli scienziati hanno usato il loro ampio database di mammiferi, che include non solo le specie ancora esistenti, ma anche le centinaia di specie che vivevano nel recente passato e si estinsero quando l'Homo sapiens iniziò a diffondersi in tutto il mondo; il che significava che è stato possibile studiare l'impatto completo degli esseri umani moderni su gli altri mammiferi. Tuttavia, non tutte le specie hanno lo stesso significato: alcuni animali estinti rappresentavano stirpi evolutive distinte ed avevano solo pochi parenti stretti, perciò quando questi animali si estinsero, portarono con sé interi rami dell'albero evolutivo della vita; in altre parole non solo si è perso la specie in sé, ma sono andati perduti anche le uniche funzioni ecologiche ed i milioni di anni di evoluzione che hanno rappresentato. Al riguardo Matt Davis, uno dei principali autori dello studio, ha spiegato: "I grandi mammiferi, o megafauna, come i bradipi giganti e le tigri dai denti a sciabola, che si estinsero circa 10.000 anni fa, erano altamente distinti dal punto di vista evolutivo. Considerando che avevano pochi parenti stretti, la loro estinzioni significarono che interi rami dell'albero evolutivo della Terra furono tagliati via. Ci sono centinaia di specie di Soricidi, quindi possono superare alcune estinzioni. C'erano solo quattro specie di tigri dai denti a sciabola; tutte si sono estinte". Inoltre andrebbe preso in considerazione che, oltre al fatto che rigenerare 2,5 miliardi di anni di storia evolutiva è già abbastanza difficile, i mammiferi di oggi stanno affrontando crescenti tassi di estinzione: specie a rischio, come il rinoceronte nero, sono ad alto rischio di estinzione entro i prossimi 50 anni; mentre gli elefanti asiatici, (una delle due uniche specie sopravvissute di un potente ordine di mammiferi che includeva mammut e mastodonti), hanno meno del 33% di possibilità di superare questo secolo. Ad ogni modo gli studiosi hanno incluso anche queste future estinzioni nei loro calcoli e si sono chiesti se i mammiferi attualmente esistenti siano in grado di rigenerare naturalmente la biodiversità perduta: per trovare una risposta hanno utilizzato potenti computer, simulazioni evolutive avanzate e dati completi sulle relazioni evolutive e le dimensioni corporee dei mammiferi sia esistenti che estinti. Così facendo, come già anticipato, i ricercatori sono stati in grado di quantificare quanto tempo di evoluzione sarebbe andato perso dall'estinzioni passate e quelle potenziali future, nonché la durata necessaria per un possibile recupero. Entrando un po' più nei dettagli gli scienziati hanno ideato uno scenario futuro migliore, in cui gli umani hanno smetteranno di distruggere gli habitat e di estirpare le specie, riducendo i tassi di estinzione ai bassi livelli di fondo osservati nei fossili. Tuttavia hanno constatato che, anche con questo scenario eccessivamente ottimistico, i mammiferi impiegheranno, come già spiegato, dai 3 ai 5 milioni di anni solo per diversificarsi abbastanza da rigenerare i rami dell'albero evolutivo che dovrebbero perdere nei prossimi 50 anni; mentre impiegheranno più di 5 milioni di anni per rigenerare ciò che è andato perso dall'era glaciale. In merito a ciò Maurizio Casiraghi, zoologo dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca, ha commentato: "Finora abbiamo sempre studiato a posteriori le estinzioni di massa del passato: dalla più antica, (avvenuta 450 milioni di anni fa), fino alla più recente, (quella che ha coinvolto anche i dinosauri 65 milioni di anni fa). Oggi invece ci troviamo dentro la 6ª estinzione di massa, dovuta alle modifiche degli habitat causate dall'uomo. Riuscire a valutare il processo in atto è un'impresa davvero ardua: capire come influirà sulle specie viventi non è facile, ma di certo i mammiferi, (spesso all'apice della catena alimentare), sono la cartina di tornasole più evidente". Mentre Jens-Christian Svenning, uno degli autori coinvolti nella ricerca in questione, ha affermato: "Anche se una volta vivevamo in un mondo di giganti, (castori giganti, armadilli giganti, cervi giganti, ecc...), ora viviamo in un mondo che sta diventando sempre più impoverito di grandi specie di mammiferi selvaggi. I pochi giganti rimasti, (come rinoceronti ed elefanti), rischiano di essere spazzati via molto rapidamente". Comunque sia gli studiosi hanno fatto sapere che i loro dati e metodi potrebbero essere usati per identificare rapidamente le specie in via d'estinzione ed evolutivamente distinte in modo da poter dare la priorità alla loro conservazione e da potersi concentrare su come evitare le estinzioni più gravi. A tal proposito Matt Davis ha affermato: "È molto più facile salvare la biodiversità ora che farla ri-evolvere in seguito"; mentre lo stesso Maurizio Casiraghi ha, infine, concluso dichiarando: "È utile proteggere singole specie "ombrello", la cui salvaguardia permette di conservare a cascata altre specie del loro ecosistema, ma dobbiamo renderci conto che ormai siamo di fronte ad una sofferenza globale di tutti gli ecosistemi. La scienza non basta più: la palla ora deve passare ai legislatori affinché attuino scelte decisive".
Di seguito un'immagine che riassume un po' il tutto:
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