Identificati 4 sottotipi di obesità.


A quanto pare l'obesità non è una condizione omogenea ed è possibile fare distinzione tra 4 sottotipi per ognuno dei quali la perdita di peso, (a seguito di un intervento chirurgico legato alla patologia), è diversa; o almeno questo è quanto hanno osservato di recente alcuni ricercatori della Brown University attraverso una ricerca pubblicata qualche settimana fa sulla rivista Obesity. In pratica, come già noto da tempo, l'obesità è uno dei principali fattori di rischio per la salute, in primo luogo per la salute cardiovascolare: l'eccesso di grasso è associato, infatti, ad un maggior rischio di ictus e malattie cardiache, ma anche di diabete, patologie osteoarticolari e neoplasie, (come, ad esempio, il tumore al seno, all'endometrio, al fegato, al colon o alla prostata). Inoltre la sua incidenza è in forte aumento in tutto mondo: secondo le stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, (nota anche con la sigla OMS), circa 650 milioni di persone con almeno 18 anni di età risultavano essere obesi nel 2016; una prevalenza quasi triplicata rispetto al 1975. Viene da sé quindi che per contrastare il fenomeno prima che sia troppo tardi è di fondamentale importanza sfruttare al meglio tutte le "armi" disponibili in campo medico. Ed in merito a ciò gli scienziati americani, guidati da Alison Field, grazie alla loro ricerca hanno offerto, come già anticipato, un quadro più dettagliato del disturbo in questione. Difatti al riguardo gli stessi autori hanno affermato: "Comprendendo meglio questi sottotipi dell'obesità potremmo essere in grado di avvicinarci ad un modello di medicina di precisione per il suo trattamento". In sostanza per arrivare alla suddetta scoperta gli studiosi hanno preso in esame i dati di 2.458 adulti obesi coinvolti in un precedente lavoro di ricerca, (ovvero il Longitudinal Assessment of Bariatric Surgery), i quali erano destinati ad un intervento di chirurgia bariatrica, (ossia bypass gastrico o bendaggio gastrico), ed hanno valutato la perdita di peso di ciascuno a 3 anni dall'intervento. Così facendo i ricercatori sono riusciti, appunto, ad identificare 4 sottotipi di obesità in base a diversi parametri, (tra cui, ad esempio, i disturbi dei comportamenti alimentari, la storia familiare di obesità, i marcatori della salute cardiovascolare ed il metabolismo del glucosio). Per farla breve gli appartenenti al 1° sottogruppo erano nel 98% dei casi individui che risultavano essere affetti anche da diabete, (rispetto al meno del 40% delle altre classi), i cui livelli di glucosio e trigliceridi erano elevati e quelli del cosiddetto "colesterolo buono", (detto anche lipoproteine ad alta densità o HDL), erano al di sotto del livello ottimale. Invece i soggetti facenti parte del 2° sottogruppo oltre ad essere obesi soffrivano anche di disturbi dell'alimentazione: tra questi individui erano frequenti comportamenti come la cosiddetta "Night Eating Syndrome", (vale a dire una sindrome caratterizzata da abbuffate compulsive nelle ore notturne), oppure il "Binge Eating", (cioè la tendenza ad alimentarsi in maniera compulsiva e molto di più di quanto normalmente una persona mangerebbe in circostanze simili, con almeno un episodio a settimana ed un senso di perdita di controllo del proprio comportamento); non a caso il 92% degli appartenenti a questo sottotipo riferiva di mangiare anche se non aveva fame. Tra l'altro, mentre il 3° sottotipo risultava essere misto, il 4° sottogruppo comprendeva persone affette da estrema obesità ad insorgenza precoce, con diagnosi ricevuta da bambini ed un indice di massa corporea maggiore rispetto agli altri sottotipi. Ad ogni modo, se gli appartenenti all'ultimo sottogruppo avevano perso, (rispettivamente tra i maschi e tra le femmine), il 25% ed il 30% del loro peso iniziale dopo 3 anni dall'intervento, quelli che risultavano aver beneficiato di più della chirurgia bariatrica erano quelli del e del 3° sottotipo. Inoltre, nonostante le sue appartenenti avessero perso più chili in eccesso rispetto a tutte le altre donne, la perdita di peso generale del 1° sottogruppo non differiva di molto da quella del ; motivo per il quale, secondo gli stessi scienziati, la chirurgia bariatrica potrebbe essere molto utile anche per gli adulti obesi con disturbi dell'alimentazione, (ovvero quelli del 2° sottotipo). Comunque sia avere una classificazione più dettagliata dei profili dei soggetti obesi da sottoporre ad un intervento potrebbe aiutare ad identificare gli individui che avranno maggiori benefici dalla chirurgia e/o quelli che necessiteranno di un diverso approccio per il periodo post-operatorio: per esempio, il 1° sottogruppo, (che grazie all'operazione in questione ha goduto di un miglioramento della propria salute metabolica), richiederà, infine, un monitoraggio più accurato per quanto riguarda il rischio cardiovascolare.

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