Confermato che l'Universo si sta espandendo più velocemente di quanto previsto.


In questi giorni l'analisi delle nuove misurazioni del telescopio spaziale Hubble della NASA, pubblicate sula rivista Astrophysical Journal Letters, ha confermato che l'Universo si sta espandendo di circa il 9% più velocemente del previsto sulla base della sua traiettoria vista poco dopo il Big Bang. In pratica si tratta di misurazioni che sono andate a ridurre le probabilità che la disparità sia un incidente da 1 su 3.000 a solo 1 su 100.000 ed hanno suggerito che potrebbe essere necessaria una nuova fisica per capire meglio il cosmo. Al riguardo Adam Riess, professore di fisica ed astronomia presso la Johns Hopkins University, Premio Nobel per la Fisica del 2011, nonché responsabile delle suddette analisi, ha affermato: "Questa discrepanza è cresciuta ed ora ha raggiunto un punto che è davvero impossibile da liquidare come un colpo di fortuna. Questo non è quello che ci aspettavamo". In sostanza durante il loro studio i ricercatori del team del SH0ES, (acronimo di Supernovae H0 for the Equation of State), hanno analizzato la luce proveniente da 70 stelle nella Grande Nube di Magellano con un nuovo metodo che ha consentito di catturare immagini rapide: queste stelle, (chiamate variabili Cefeidi), si illuminano e si attenuano a velocità prevedibili che vengono utilizzate per misurare le distanze intergalattiche nelle vicinanze. Tuttavia il metodo utilizzato solitamente per misurare le stelle richiede un tempo incredibilmente lungo: il telescopio Hubble, infatti, può osservare solo una stella per ogni orbita di 90 minuti attorno alla Terra. Ad ogni modo usando il loro nuovo metodo, (chiamato Drift and Shift o DASH), gli scienziati sono riusciti ad utilizzare il telescopio della NASA come una fotocamera "point-and-shoot" per osservare gruppi di Cefeidi, consentendo così al team di osservarne una dozzina nella stessa quantità di tempo che di solito sarebbe stata necessaria per osservarne solo una. Inoltre grazie a questi nuovi dati gli studiosi sono stati in grado di rafforzare le fondamenta della scala di distanza cosmica, che viene utilizzata per determinare le distanze all'interno dell'universo e calcolare la costante di Hubble: un valore di quanto velocemente il cosmo si espande nel tempo. Entrando un po' più nei dettagli  i ricercatori hanno combinato le misurazioni del telescopio della NASA con un'altra serie di osservazioni, realizzate dal Progetto Araucaria, (ovvero una collaborazione tra astronomi di istituzioni in Cile, Stati Uniti ed Europa), e le quali hanno misurato la distanza con la Grande Nube di Magellano osservando l'oscuramento della luce quando una stella passa davanti al suo partner nell'eclissi di sistemi di stelle binarie. Insomma, queste misurazioni combinate hanno aiutato il team del SH0ES a perfezionare la vera luminosità delle Cefeidi: con questo risultato più accurato, gli scienziati potrebbero quindi "stringere i bulloni" del resto della scala della distanza che utilizza stelle esplosive, (chiamate supernove), per estendersi più a fondo nello spazio. Tra l'altro considerando che le misurazioni sono diventate più precise, il calcolo della costante di Hubble è rimasto in contrasto con il valore atteso derivato dalle osservazioni dell'espansione dell'Universo da parte del satellite Planck dell'Agenzia Spaziale Europea sulla base delle condizioni osservate 380.000 anni dopo il Big Bang. A tal proposito lo stesso Adam Riess ha concluso spiegando: "Questo non sono solo due esperimenti in disaccordo. Stiamo misurando qualcosa di fondamentalmente diverso: uno è una misura della velocità con cui l'Universo si sta espandendo oggi, come lo vediamo noi. L'altro è una previsione basata sulla fisica dell'Universo primordiale e sulla misura della velocità con cui dovrebbe espandersi. Se questi valori non sono d'accordo, diventa molto probabile che ci manchi qualcosa nel modello cosmologico che collega le due ere". Comunque sia, sebbene gli studiosi non abbiano ancora una risposta esatta sul motivo per cui esiste questa discrepanza, continueranno a mettere a punto la costante di Hubble, con l'obiettivo di ridurre l'incertezza all'1%: le suddette recenti misurazioni hanno portato l'incertezza del tasso di espansione dal 10% del 2001, al 5% del 2009 ed ora, infine, all'1,9%.

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