Dimostrato che anche l'antimateria ha "due facce".


A quanto pare proprio come la materia anche la sua controparte, (ossia l'antimateria), ha "due facce", in quanto può essere allo stesso tempo un'onda ed una particella: questo perché obbedisce alle leggi bizzarre della fisica quantistica che governano il mondo dell'infinitamente piccolo. O almeno questo è quanto hanno dimostrato alcuni ricercatori del Politecnico di Milano, dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, (noto anche con la sigla INFN), dell'Università degli Studi di Milano, dell'Università di Napoli Federico II e dell'Albert Einstein Center for Fundamental Physics ed il Laboratory for High Energy Physics dell'Università di Berna, i quali hanno condotto un esperimento i cui risultati sono stati pubblicati di recente sulla rivista Science Advances e che per la prima volta ha ripetuto su una particella di antimateria, (per la precisione sul positrone, cioè l'opposto dell'elettrone), la stessa sperimentazione che aveva permesso di scoprire la doppia natura della materia. Al riguardo Marco Giammarchi della sezione dell'INFN di Milano, responsabile della collaborazione QUPLAS, (acronimo di QUantum interferometry with Positrons and LASers), nonché uno dei principali autori dello studio, ha affermato: "È un risultato storico dimostrare che l'antimateria segue le leggi della meccanica quantistica". In pratica, come già anticipato, utilizzando un'antiparticella anziché una particella gli scienziati sono riusciti a ripetere l'esperimento degli anni '70: hanno lanciato le antiparticelle da una sorgente verso un rivelatore, ponendo lungo il tragitto delle grate con due fenditure. Insomma, se le antiparticelle si fossero comportate solo come tali, avrebbero viaggiato in linea retta producendo sul rivelatore un disegno corrispondente alle fenditure; mentre se si fossero comportate come onde, sul rivelatore sarebbe apparsa una figura a strisce non corrispondente alle fenditure. Così facendo è stato possibile mettere a confronto il comportamento della materia e dell'antimateria: questo è l'inizio della tecnica che i fisici chiamano "interferometria quantistica". Ad ogni modo adesso uno dei prossimo obiettivi è capire come l'antimateria reagisce alla forza di gravità: sarebbe curioso, ad esempio, scoprire che, se la gravità attira la materia verso il basso, l'antimateria viene spinta verso l'alto. In sostanza si tratta di un'ipotesi un po' bizzarra ma di sicuro il prossimo esperimento che hanno in mente i ricercatori si annuncia interessante: in un futuro non troppo lontano prevedono, infatti, di osservare come reagisce alla gravità la coppia che lega strettamente un elettrone ed un positrone. In merito a ciò lo stesso Marco Giammarchi ha detto: "È uno stato legato che chiamiamo positronio". Comunque sia nel suddetto esperimento un fascio di positronio attraversa un campo gravitazionale mentre uno strumento, (chiamato interferometro), misura la deviazione del fascio con una precisione nell'ordine dei millesimi di millimetro. A tal proposito lo scienziato ha proseguito spiegando: "Se l'attrazione della forza di gravità sull'antimateria fosse di segno opposto, il positrone non cadrebbe"; invece Ciro Pistillo, altro responsabile dell'esperimento in questione, ha commentato: "Con le emulsioni nucleari, siamo in grado di determinare con precisione il punto di impatto dei singoli positroni, il che ci ha permesso di ricostruire il loro profilo interferometrico con precisione micrometrica, quindi migliore di un milionesimo di metro". Ed, infine, Paola Scampoli, altra principale autrice della ricerca, ha concluso dichiarando: "La nostra osservazione della dipendenza energetica dal modello di interferenza dimostra la sua origine quantomeccanica e quindi la natura ondulatoria dei positroni".

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