Dimostrato che l'influenza spagnola sarebbe emersa due anni prima e le vaccinazioni avrebbero potuto trattarla.


Sembra proprio che l'influenza spagnola, la pandemia più grave della storia recente che uccise circa 50 milioni di persone in tutto il mondo, potrebbe essere emersa più o meno 2 anni prima di quanto si pensasse; o almeno questo è quanto hanno fatto sapere John S. Oxford e Douglas Gill, della Queen Mary, University of London, attraverso uno studio pubblicato in questi giorni sulla rivista Human Vaccines & Immunotherapeutics, secondo il quale la manifestazione precoce di tale piaga fu ignorata poiché in quel momento venne considerata come una "piccola infezione". In pratica i ricercatori sostengono che, se i medici avessero riconosciuto che l'influenza era la causa che stava uccidendo soldati a Étaples, (in Francia), e ad Aldershot, (in Inghilterra), nel 1916, si avrebbero avuto motivi migliori per intraprendere un programma di vaccinazione di 2 anni ed alcuni dei peggiori effetti dell'influenza spagnola si sarebbero evitati. In sostanza per arrivare a tali conclusioni gli scienziati hanno utilizzato la tecnologia scientifica moderna ed hanno approfondito la letteratura pubblicata su The Lancet dell'epoca, non solo in modo da tracciare le origini del virus che emerse nel 1915 e nel 1916 nel distretto amministrativo di Étaples, ma anche per cercare come utilizzare queste informazioni per imparare dal passato per prevenire la diffusione di un'eventuale futura pandemia influenzale. Insomma, secondo quanto emerso dalla ricerca, a quel tempo fino a 30.000 soldati venivano ricoverati ogni anno negli ospedali militari in Francia ed in Inghilterra poiché soffrivano di sintomi tipici dell'influenza. Tuttavia all'inizio del 1917 un gruppo di medici di Étaples curò centinaia di pazienti infetti da quella che descrivevano come "una malattia insolitamente fatale" che presentava sintomi respiratori complessi. Inoltre ad Aldershot 3 medici senior avevano affrontato anche un problema i cui tratti distintivi erano molto simili: in entrambi i casi, la malattia era caratterizzata da una cianosi "grigiastra", una rapida progressione da sintomi abbastanza lievi fino alla morte, (la quale di solito era causata da una superinfezione che coinvolgeva stafilococco, streptococco, ecc...). Tra l'altro entrambi i gruppi di medici stavano incontrando un caso fatale dell'ordine del 50% e apprendevano da colleghi in Inghilterra e Francia, (che pubblicavano su The Lancet nel 1917), che la stessa malattia si stava verificando altrove: è questa informazione che ha aiutato gli studiosi a identificare quella che allora si credeva essere un'infezione respiratoria minore come l'origine della più grande pandemia mortale del XX secolo. Al riguardo lo stesso John S. Oxford ha spiegato: "Abbiamo identificato epidemie di infezione a lungo trascurate: focolai che, ritenuti minori al momento, possono ora essere considerati sempre più importanti ed un segnale del disastro che verrà. La ricerca intrapresa nella produzione del foglio di Étaples è stata particolarmente esaustiva per portata e profondità: non solo sono stati effettuati gli esami consueti, del tessuto e dell'espettorato, ma è stato condotto un esame post-mortem di ogni singolo soldato che moriva per via di una malattia, per un periodo di 7 settimane all'inizio del 1917". Ad ogni modo i risultati dello studio in questione ottenuti della letteratura sulle origini dell'influenza spagnola sono stati ulteriormente supportati dalle analisi dei giornali moderni, durante le quali i ricercatori tramite alcuni metodi scientifici, (tra cui la filogenetica, vale a dire lo studio delle relazioni evolutive tra entità biologiche, spesso specie, individui o geni; e l'analisi dell'orologio molecolare), hanno indicato tutti gli 8 geni della famiglia H1N1 dei virus dell'influenza A come emergenti nel 1915-1916. Per di più questi studi moderni hanno anche dimostrato che il "virus emergente" iniziò con le oche, le anatre ed i cigni acquatici ed è probabile che questa malattia sia stata poi trasmessa ai soldati attraverso le feci di uccelli acquatici migratori. In merito a ciò John S. Oxford ha proseguito dichiarando: "In sostanza, il virus deve essere mutato, ha perso gran parte della sua virulenza, ma ha acquisito una spiccata capacità di diffusione. Recenti esperimenti con un'"influenza aviaria" pre-pandemica chiamata H5N1, deliberatamente mutata in laboratorio, hanno dimostrato che solo 5 mutazioni avrebbero potuto permettere che questo cambiamento avesse luogo. Apprezziamo oggi che una caratteristica unica di un virus pre-pandemico risieda nella sua incapacità di diffondersi da persona a persona. I team di Étaples ed Aldershot, anche se forti nella diagnosi clinica, sono stati fuorviati dalla mancanza di diffusione di questa infezione e, di conseguenza, non sono riusciti ad individuare l'influenza come causa sottostante". Ed ha poi aggiunto: "I patologi negli Stati Uniti ed in Francia si sono sforzati di costruire i primi vaccini universali contro l'influenza, i loro sforzi non sono stati indirizzati male, perché la causa principale della morte in quasi tutti i casi derivava da superinfezioni con batteri respiratori. Rimaniamo colpiti dalla cura e dall'iniziativa dimostrata dai nostri predecessori 100 anni fa: i loro sforzi hanno avuto un impatto sul livello degli incidenti mortali, ma non inaspettatamente non hanno avuto effetti sulla diffusione: naturalmente si è trattato del risultato di un'incomprensione di tutti sulla natura del patogeno coinvolto. Una volta che il virus è in grado di diffondersi da uomo ad uomo, il disastro colpisce. Con un tempo di generazione di 2 o 3 giorni, partendo da soli 3 pazienti che sono stati inizialmente infettati, un milione di infezioni possono essere causate in circa 40 giorni. Esattamente quello che è successo nel 1918-1919". Comunque sia ad oggi l'Organizzazione Mondiale della Sanità, (nota anche con la sigla OMS), è in piena allerta e ad ogni nazione del mondo è stato chiesto di pianificare una pandemia di influenza aviaria A, (H5N1 o H7N9). Tuttavia, avendo compreso le origini dell'influenza spagnola attraverso l'analisi di ricerche moderne e documenti scritti nel 1917, gli scienziati sperano che, come già anticipato, questo studio possa aiutare a prevenire una nuova pandemia influenzale. A tal proposito lo stesso John S. Oxford ha, infine, concluso commentando: "Qualcosa di simile a quello che è successo all'inizio del XX secolo potrebbe essere facilmente ripetuto: per precauzione, i governi di tutto il mondo stanno accumulando vaccini contro lo pneumococco che di solito si sviluppa come infezione secondaria dopo l'influenza e che causa fatalità su una scala molto grande".

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