Rivelato il ruolo chiave nell'obesità di una proteina del cervello.


A quanto pare indipendentemente da quanto ci si alleni o a quanto sia equilibrata la propria dieta il controllo del peso potrebbe essere più legato al cervello di quanto pensato finora; o almeno questo è quanto hanno scoperto alcuni ricercatori dell'University of Montreal Hospital Research Centre, (noto anche con la sigla CRCHUM), durante un loro studio pubblicato in questi giorni sul Journal of Clinical Investigation, il quale ha mostrato per la prima volta in un gruppo di topi da laboratorio che la proteina legante acil-CoA, (detta anche ACBP), ha un'influenza diretta sui neuroni che consentono, (anche negli esseri umani), di mantenere un peso sano. In pratica già nell'Aprile 2015 Thierry Alquier, scienziato del CRCHUM nonché autore principale di questa ricerca, aveva già rivelato che questa stessa proteina permetteva agli astrociti, (ossia cellule che supportano le funzioni neuronali), di comunicare ai neuroni le variazioni degli acidi grassi e dei lipidi nel sangue: grazie a questa informazione essenziale il cervello può regolare l'assunzione di cibo ed il dispendio energetico ed, in ultima analisi, controllare il peso. Tuttavia riguardo la nuova ricerca lo stesso Thierry Alquier ha spiegato: "Con i colleghi del laboratorio NutriNeurO dell'Université de Bordeaux, ora abbiamo mostrato che i neuroni che riducono l'assunzione di cibo, (noti come neuroni pro-opiomelanocortinici o neuroni POMC), sono in "stretta comunicazione" con gli astrociti che producono la proteina ACBP in un'area specifica del cervello: il nucleo arcuato dell'ipotalamo". In sostanza, essenziale per il controllo dell'alimentazione e del metabolismo, quest'area del cervello contiene due popolazioni di neuroni con funzioni opposte quando attivate: il primo si traduce in un aumento dell'assunzione di cibo; mentre il secondo, (appunto, i neuroni POMC comuni agli animali ed agli esseri umani), promuove una riduzione dell'assunzione di cibo ed un aumento del dispendio energetico. A tal proposito lo studioso ha proseguito dichiarando: "Le mutazioni genetiche spiegano dal 5 al 10% dei casi di obesità. Tra questi casi, una grande proporzione è correlata ad un'interruzione di questa via neuronale comunemente nota come la via della melanocortina. Abbiamo osservato che la cancellazione dell'ACBP negli astrociti del nucleo arcuato favorisce l'obesità. Nei topi che erano geneticamente modificati per essere obesi, abbiamo osservato in laboratorio che iniezioni giornaliere di ACBP hanno portato ad una riduzione dell'assunzione di cibo ed alla perdita di peso nell'ordine del 5% nell'arco di 5 giorni; un meccanismo che si basa sull'attivazione dei neuroni POMC". Comunque sia lo stesso Thierry Alquier ha, infine, concluso puntualizzando la cautela nel tradurre questa scoperta anche agli umani: questo studio è, infatti, alla fase di ricerca di base ed attualmente è stato condotto solo su modello murino.

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