A quanto pare sulla superficie di Europa, (una delle lune di Giove), si "nasconde" un ingrediente molto comune nelle tavole di tutti; o almeno questo è quanto hanno fatto sapere alcuni ricercatori del Caltech e del Jet Propulsion Laboratory, tramite uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances, durante il quale hanno utilizzato un'analisi spettrale a luce visibile ed hanno scoperto che il colore giallo visibile su delle porzioni della superficie di Europa in realtà è cloruro di sodio, (un composto ben noto come sale da cucina e che è anche il componente principale del sale marino). In pratica si tratta di una scoperta che potrebbe suggerire che l'oceano salato sotto la superficie di Europa possa somigliare chimicamente agli oceani della Terra più di quanto si pensasse in precedenza, sfidando decenni di supposizione sulla composizione di quelle acque e rendendole potenzialmente molto più interessanti per gli studi. In sostanza, come già noto da tempo, le osservazioni fatte dai satelliti Voyager e Galileo hanno portato gli scienziati a concludere che Europa è ricoperta da uno strato di acqua liquida salata racchiusa da un guscio di ghiaccio: la sonda Galileo trasportava, infatti, uno spettrometro ad infrarossi usato per esaminare la composizione della superficie del satellite naturale e che ha permesso di trovare ghiaccio d'acqua ed una sostanza che sembrava essere sali di solfato di magnesio, (come i sali di Epsom, che vengono utilizzati nei bagni). Ma considerando che il guscio ghiacciato risulta essere geologicamente giovane e presenta abbondanti prove della sua passata attività, si sospettava che qualsiasi forma di sale esistente sulla superficie potesse derivare dall'oceano sottostante; motivo per il quale gli studiosi hanno a lungo sospettato una composizione oceanica ricca di sali solfatici. Ad ogni modo tutto ciò cambiò quando nuovi dati di risoluzione spettrale più alti provenienti dall'Osservatorio W. M. Keck suggerirono che quelli osservati sulla luna di Giove non erano effettivamente solfati di magnesio: la maggior parte dei sali solfati possiede in realtà distinti assorbimenti che avrebbero dovuto essere visibili nei suddetti dati in alta qualità; cosa che così non è stata. Al riguardo Mike Brown, uno dei principali autori della suddetta nuova ricerca, ha affermato: "Abbiamo pensato che potremmo vedere cloruri di sodio, ma sono essenzialmente senza caratteristiche in uno spettro ad infrarossi". Tuttavia Kevin Hand, altro autore dello studio in questione, aveva irradiato i sali dell'oceano in un laboratorio in condizioni simili a quelle di Europa ed ha scoperto che sorgevano diverse caratteristiche nuove e distinte nella porzione visibile dello spettro: ha rilevato che i sali cambiavano colore al punto da poter essere identificati con un'analisi dello spettro visibile e che, ad esempio, il cloruro di sodio assumeva una tonalità di giallo simile a quella visibile in un'area geologicamente giovane del satellite naturale di Giove, chiamata Tara Regio. In merito a ciò lo stesso ricercatore ha spiegato: "Il cloruro di sodio è un po' come una sorta di inchiostro invisibile sulla superficie di Europa: prima dell'irraggiamento, non puoi dire che è lì, ma dopo l'irradiazione, il colore ti salta addosso". Mentre Samantha Trumbo, altra principale autrice, ha aggiunto: "Nessuno ha preso spettri di lunghezza d'onda visibile di Europa prima di avere questo tipo di risoluzione spaziale e spettrale. La navicella Galileo non aveva uno spettrometro visibile. Aveva solo uno spettrometro vicino all'infrarosso". Inoltre Mike Brown ha poi proseguito dichiarando: "La gente ha tradizionalmente assunto che tutta la spettroscopia interessante è nell'infrarosso sulle superfici planetarie, perché è lì che la maggior parte delle molecole che gli scienziati stanno cercando hanno le loro caratteristiche fondamentali". In ogni caso, dando un occhiata più da vicino con il Telescopio Spaziale Hubble, gli scienziati sono stati in grado di identificare un distinto assorbimento nello spettro visibile a 450 nanometri, che corrispondeva esattamente al sale irradiato, confermando che il colore giallo di Tara Regio rifletteva, appunto, la presenza di cloruro di sodio sulla superficie. A tal proposito lo stesso Mike Brown ha detto: "Abbiamo avuto la possibilità di fare questa analisi con il Telescopio Spaziale Hubble negli ultimi 20 anni. Solo che nessuno ha pensato di guardare". Comunque sia, sebbene tale scoperta non garantisce che questo cloruro di sodio sia derivato dall'oceano sottosuperficiale, (il quale potrebbe, infatti, essere semplicemente la prova di diversi tipi di materiali stratificati nel guscio ghiacciato della luna), gli autori della ricerca hanno proposto una rivalutazione del geochimica di Europa. Al riguardo la stessa Samantha Trumbo ha, infine concluso commentando: "Il solfato di magnesio sarebbe semplicemente scivolato nell'oceano dalle rocce sul fondo dell'oceano, ma il cloruro di sodio potrebbe indicare che il fondo oceanico è idrotermicamente attivo. Ciò significherebbe che Europa è un corpo planetario geologicamente più interessante di quanto si credesse in precedenza".
A quanto pare sulla superficie di Europa, (una delle lune di Giove), si "nasconde" un ingrediente molto comune nelle tavole di tutti; o almeno questo è quanto hanno fatto sapere alcuni ricercatori del Caltech e del Jet Propulsion Laboratory, tramite uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances, durante il quale hanno utilizzato un'analisi spettrale a luce visibile ed hanno scoperto che il colore giallo visibile su delle porzioni della superficie di Europa in realtà è cloruro di sodio, (un composto ben noto come sale da cucina e che è anche il componente principale del sale marino). In pratica si tratta di una scoperta che potrebbe suggerire che l'oceano salato sotto la superficie di Europa possa somigliare chimicamente agli oceani della Terra più di quanto si pensasse in precedenza, sfidando decenni di supposizione sulla composizione di quelle acque e rendendole potenzialmente molto più interessanti per gli studi. In sostanza, come già noto da tempo, le osservazioni fatte dai satelliti Voyager e Galileo hanno portato gli scienziati a concludere che Europa è ricoperta da uno strato di acqua liquida salata racchiusa da un guscio di ghiaccio: la sonda Galileo trasportava, infatti, uno spettrometro ad infrarossi usato per esaminare la composizione della superficie del satellite naturale e che ha permesso di trovare ghiaccio d'acqua ed una sostanza che sembrava essere sali di solfato di magnesio, (come i sali di Epsom, che vengono utilizzati nei bagni). Ma considerando che il guscio ghiacciato risulta essere geologicamente giovane e presenta abbondanti prove della sua passata attività, si sospettava che qualsiasi forma di sale esistente sulla superficie potesse derivare dall'oceano sottostante; motivo per il quale gli studiosi hanno a lungo sospettato una composizione oceanica ricca di sali solfatici. Ad ogni modo tutto ciò cambiò quando nuovi dati di risoluzione spettrale più alti provenienti dall'Osservatorio W. M. Keck suggerirono che quelli osservati sulla luna di Giove non erano effettivamente solfati di magnesio: la maggior parte dei sali solfati possiede in realtà distinti assorbimenti che avrebbero dovuto essere visibili nei suddetti dati in alta qualità; cosa che così non è stata. Al riguardo Mike Brown, uno dei principali autori della suddetta nuova ricerca, ha affermato: "Abbiamo pensato che potremmo vedere cloruri di sodio, ma sono essenzialmente senza caratteristiche in uno spettro ad infrarossi". Tuttavia Kevin Hand, altro autore dello studio in questione, aveva irradiato i sali dell'oceano in un laboratorio in condizioni simili a quelle di Europa ed ha scoperto che sorgevano diverse caratteristiche nuove e distinte nella porzione visibile dello spettro: ha rilevato che i sali cambiavano colore al punto da poter essere identificati con un'analisi dello spettro visibile e che, ad esempio, il cloruro di sodio assumeva una tonalità di giallo simile a quella visibile in un'area geologicamente giovane del satellite naturale di Giove, chiamata Tara Regio. In merito a ciò lo stesso ricercatore ha spiegato: "Il cloruro di sodio è un po' come una sorta di inchiostro invisibile sulla superficie di Europa: prima dell'irraggiamento, non puoi dire che è lì, ma dopo l'irradiazione, il colore ti salta addosso". Mentre Samantha Trumbo, altra principale autrice, ha aggiunto: "Nessuno ha preso spettri di lunghezza d'onda visibile di Europa prima di avere questo tipo di risoluzione spaziale e spettrale. La navicella Galileo non aveva uno spettrometro visibile. Aveva solo uno spettrometro vicino all'infrarosso". Inoltre Mike Brown ha poi proseguito dichiarando: "La gente ha tradizionalmente assunto che tutta la spettroscopia interessante è nell'infrarosso sulle superfici planetarie, perché è lì che la maggior parte delle molecole che gli scienziati stanno cercando hanno le loro caratteristiche fondamentali". In ogni caso, dando un occhiata più da vicino con il Telescopio Spaziale Hubble, gli scienziati sono stati in grado di identificare un distinto assorbimento nello spettro visibile a 450 nanometri, che corrispondeva esattamente al sale irradiato, confermando che il colore giallo di Tara Regio rifletteva, appunto, la presenza di cloruro di sodio sulla superficie. A tal proposito lo stesso Mike Brown ha detto: "Abbiamo avuto la possibilità di fare questa analisi con il Telescopio Spaziale Hubble negli ultimi 20 anni. Solo che nessuno ha pensato di guardare". Comunque sia, sebbene tale scoperta non garantisce che questo cloruro di sodio sia derivato dall'oceano sottosuperficiale, (il quale potrebbe, infatti, essere semplicemente la prova di diversi tipi di materiali stratificati nel guscio ghiacciato della luna), gli autori della ricerca hanno proposto una rivalutazione del geochimica di Europa. Al riguardo la stessa Samantha Trumbo ha, infine concluso commentando: "Il solfato di magnesio sarebbe semplicemente scivolato nell'oceano dalle rocce sul fondo dell'oceano, ma il cloruro di sodio potrebbe indicare che il fondo oceanico è idrotermicamente attivo. Ciò significherebbe che Europa è un corpo planetario geologicamente più interessante di quanto si credesse in precedenza".
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