Sembra proprio che la resistenza fisica umana ha un limite, che non può essere superato neanche da chi pratica sport estremi; o almeno questo è quanto hanno dimostrato alcuni ricercatori dell'Hunter College e della Duke University tramite uno studio pubblicato in questi giorni sulla rivista Science Advances, secondo il quale, tutti gli esseri umani, (anche gli atleti di resistenza d'élite), indipendentemente dal tipo di attività fisica svolta, presenterebbero lo stesso limite metabolico, (ossia il massimo livello possibile di sforzo che può essere sostenuto per un periodo di tempo prolungato), e sarebbero in grado di bruciare calorie ad un tasso massimo di 2,5 volte rispetto a quello del loro metabolismo a riposo: oltre questa soglia l'organismo inizia ad attaccare i suoi stessi tessuti per compensare il deficit calorico. In pratica per giungere a tali conclusioni, gli scienziati hanno misurato il dispendio energetico ed il tasso metabolico basale di alcuni atleti che hanno corso 6 maratone a settimana per 5 mesi, nell'ambito dalla "Race Across the USA" del 2015, prendendo in considerazione anche altre prove di resistenza fisica, (come l'ultramaratona e la gravidanza). Al riguardo Herman Pontzer, uno dei principali autori della ricerca, ha spiegato: "Questo definisce il regno di ciò che è possibile per gli umani. Una possibile spiegazione per questo limite potrebbe essere la capacità del tratto digerente di processare il cibo. C'è solo un limite a quante calorie il nostro intestino può assorbire efficacemente al giorno. Pertanto, mangiare di più non servirebbe ad aumentare il proprio livello di resistenza". Ad ogni modo, come già anticipato, l'analisi ha evidenziato che il dispendio energetico degli atleti all'inizio era relativamente alto, ma si riduceva non appena raggiunto il consumo calorico di 2,5 volte rispetto al loro metabolismo basale: questo fenomeno è stato riscontrato indipendentemente dal fatto che gli atleti stessero trainando slitte da 500 chili attraverso l'Antartide per diversi giorni a temperature sotto lo zero, oppure che stessero partecipando al Tour de France in estate. Inoltre gli studiosi hanno analizzato dei campioni di urina raccolti durante le prime e le ultime fasi di gara negli Stati Uniti ed hanno riscontrato che dopo 20 settimane di corse consecutive, gli atleti risultavano bruciare 600 calorie in meno al giorno di quanto previsto in base al loro chilometraggio: per farla breve i risultati dello studio hanno suggerito che il corpo può "scalare" il suo metabolismo per rimanere all'interno di livelli sostenibili. In merito a ciò Caitlin Thurber, altro autore principale della suddetta analisi, ha affermato: "È un grande esempio di dispendio energetico limitato, in cui il corpo è limitato nella sua capacità di mantenere livelli estremamente elevati di spesa energetica per un lungo periodo di tempo". Tra l'altro i ricercatori hanno rilavato che il massimo dispendio energetico sostenibile trovato tra gli atleti di resistenza era solo leggermente superiore ai tassi metabolici che le donne sostengono durante la gravidanza, (pari a 2,2 volte rispetto al loro metabolismo di base): ciò suggerisce che gli stessi limiti fisiologici che impediscono, per esempio, agli atleti triathlon di Ironman di battere record di velocità possono anche limitare altri aspetti della vita, come, ad esempio, il modo in cui i bambini possono crescere nel grembo materno. A tal proposito lo stesso Herman Pontzer ha, infine, concluso dichiarato: "Penso che sia una sfida per gli atleti di resistenza d'élite. La scienza funziona quando vieni smentito. Forse qualcuno un giorno supererà questa soglia e ci mostrerà cosa ci manca.
Sembra proprio che la resistenza fisica umana ha un limite, che non può essere superato neanche da chi pratica sport estremi; o almeno questo è quanto hanno dimostrato alcuni ricercatori dell'Hunter College e della Duke University tramite uno studio pubblicato in questi giorni sulla rivista Science Advances, secondo il quale, tutti gli esseri umani, (anche gli atleti di resistenza d'élite), indipendentemente dal tipo di attività fisica svolta, presenterebbero lo stesso limite metabolico, (ossia il massimo livello possibile di sforzo che può essere sostenuto per un periodo di tempo prolungato), e sarebbero in grado di bruciare calorie ad un tasso massimo di 2,5 volte rispetto a quello del loro metabolismo a riposo: oltre questa soglia l'organismo inizia ad attaccare i suoi stessi tessuti per compensare il deficit calorico. In pratica per giungere a tali conclusioni, gli scienziati hanno misurato il dispendio energetico ed il tasso metabolico basale di alcuni atleti che hanno corso 6 maratone a settimana per 5 mesi, nell'ambito dalla "Race Across the USA" del 2015, prendendo in considerazione anche altre prove di resistenza fisica, (come l'ultramaratona e la gravidanza). Al riguardo Herman Pontzer, uno dei principali autori della ricerca, ha spiegato: "Questo definisce il regno di ciò che è possibile per gli umani. Una possibile spiegazione per questo limite potrebbe essere la capacità del tratto digerente di processare il cibo. C'è solo un limite a quante calorie il nostro intestino può assorbire efficacemente al giorno. Pertanto, mangiare di più non servirebbe ad aumentare il proprio livello di resistenza". Ad ogni modo, come già anticipato, l'analisi ha evidenziato che il dispendio energetico degli atleti all'inizio era relativamente alto, ma si riduceva non appena raggiunto il consumo calorico di 2,5 volte rispetto al loro metabolismo basale: questo fenomeno è stato riscontrato indipendentemente dal fatto che gli atleti stessero trainando slitte da 500 chili attraverso l'Antartide per diversi giorni a temperature sotto lo zero, oppure che stessero partecipando al Tour de France in estate. Inoltre gli studiosi hanno analizzato dei campioni di urina raccolti durante le prime e le ultime fasi di gara negli Stati Uniti ed hanno riscontrato che dopo 20 settimane di corse consecutive, gli atleti risultavano bruciare 600 calorie in meno al giorno di quanto previsto in base al loro chilometraggio: per farla breve i risultati dello studio hanno suggerito che il corpo può "scalare" il suo metabolismo per rimanere all'interno di livelli sostenibili. In merito a ciò Caitlin Thurber, altro autore principale della suddetta analisi, ha affermato: "È un grande esempio di dispendio energetico limitato, in cui il corpo è limitato nella sua capacità di mantenere livelli estremamente elevati di spesa energetica per un lungo periodo di tempo". Tra l'altro i ricercatori hanno rilavato che il massimo dispendio energetico sostenibile trovato tra gli atleti di resistenza era solo leggermente superiore ai tassi metabolici che le donne sostengono durante la gravidanza, (pari a 2,2 volte rispetto al loro metabolismo di base): ciò suggerisce che gli stessi limiti fisiologici che impediscono, per esempio, agli atleti triathlon di Ironman di battere record di velocità possono anche limitare altri aspetti della vita, come, ad esempio, il modo in cui i bambini possono crescere nel grembo materno. A tal proposito lo stesso Herman Pontzer ha, infine, concluso dichiarato: "Penso che sia una sfida per gli atleti di resistenza d'élite. La scienza funziona quando vieni smentito. Forse qualcuno un giorno supererà questa soglia e ci mostrerà cosa ci manca.
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