Dimostrato che i comportamenti alimentari atipici potrebbero essere un indicatore diagnostico per l'autismo.


Sembra proprio che anche i comportamenti alimentari atipici possano essere un segno che un bambino debba essere sottoposto a screening per l'autismo; o almeno questo è quanto hanno fatto sapere alcuni ricercatori del Penn State College of Medicine attraverso uno studio pubblicato di recente sulla rivista Research in Autism Spectrum Disorders, durante il quale hanno scoperto che i comportamenti alimentari atipici sono risultati essere presenti nel 70% dei bambini con autismo presi in esame, il che è 15 volte più comune rispetto ai bambini neurotipici. In pratica, come già noto, i comportamenti alimentari atipici possono includere preferenze alimentari fortemente limitate, ipersensibilità alla consistenza o alle temperature degli alimenti e tenere il cibo in bocca senza deglutire: si tratta di componenti che, secondo gli scienziati, sono presenti in molti bambini di 1 anno affetti autismo e potrebbero segnalare a medici e genitori che un bambino possa soffrire di tale patologia. Al riguardo Susan Mayers, una delle principali autrici della ricerca, ha spiegato: "Se un fornitore di cure primarie viene a conoscenza di questi comportamenti dai genitori, dovrebbe considerare di sottoporre il bambino ad uno screening per l'autismo. Poiché prima viene diagnosticato l'autismo, prima il bambino può iniziare il trattamento con un analista comportamentale". Difatti precedenti studi hanno dimostrato che l'analisi del comportamento applicata è più efficace se implementata durante gli anni della scuola materna: gli analisti del comportamento utilizzano una serie di interventi, (comprese le ricompense), per apportare cambiamenti positivi al comportamento dei bambini ed insegnare loro una serie di competenze necessarie. In merito a ciò Keith Williams, (direttore del Feeding Program presso il Penn State Children's Hospital, il quale utilizza la suddetta terapia per aiutare una varietà di persone con comportamenti alimentari inusuali), ha dichiarato: "Identificare e correggere questi comportamenti può aiutare a garantire che i bambini seguano una dieta adeguata. Una volta ho curato un bambino che non mangiava altro che pancetta e beveva solo tè freddo. Le diete insolite come queste non sostengono i bambini. Inoltre esiste una netta differenza tra i comportamenti alimentari preoccupanti e le tipiche abitudini alimentari dei bambini più esigenti. La maggior parte dei bambini senza bisogni speciali aggiungerà lentamente alimenti alla loro dieta nel corso dello sviluppo, ma i bambini con disturbi dello spettro autistico, senza intervento, rimarranno spesso mangiatori selettivi. Vediamo bambini che continuano a mangiare pappe o che non proveranno consistenze diverse. Vediamo anche bambini che non riescono a superare la fase dell'allattamento artificiale". Mentre la stessa Susan Mayers ha poi proseguito affermando: "Molti bambini con autismo seguono una dieta ristretta composta principalmente da prodotti a base di cereali, (come pasta e pane e crocchette di pollo). Poiché i bambini con autismo hanno ipersensibilità sensoriali e non amano il cambiamento, potrebbero non voler provare cibi nuovi e saranno sensibili a certe consistenze. Spesso mangiano solo cibi di una marca, colore o forma particolari". Ad ogni modo lo studio in questione ha anche mostrato che la maggior parte dei bambini affetti da autismo che avevano comportamenti alimentari atipici ne avevano due o più tipi, (quasi un quarto ne aveva tre o più); mentre nessuno dei bambini con altri disturbi dello sviluppo che però non avevano l'autismo ne aveva tre o più. In sostanza, sempre secondo gli studiosi, questo è un fenomeno clinico comune che li ha spinti a raccomandare un'ulteriore valutazione per alcuni bambini. A tal proposito Keith Williams ha, infatti, proseguito commentando: "Quando valutiamo i bambini con più problemi alimentari, iniziamo a chiederci se questi bambini potrebbero anche avere la diagnosi di autismo. Ed in molti casi, alla fine, ricevono questa diagnosi". Comunque sia per arrivare a tali conclusioni i ricercatori hanno valutato i comportamenti alimentari descritti nelle interviste ai genitori di oltre 2.000 bambini provenienti da due ricerche ed hanno studiato la differenza nella frequenza di comportamenti alimentari inusuali tra i bambini tipici e quelli con autismo, disturbo da deficit di attenzione ed iperattività, (noto anche con la sigla ADHD), e altri disturbi. Al riguardo lo stesso scienziato ha, infine, concluso affermando: "I dati di questo studio mostrano che i comportamenti alimentari atipici possono aiutare a distinguere diagnosticamente l'autismo da altri disturbi. Anche se i bambini di entrambi i gruppi avevano abitudini alimentari inusuali, questi sono risultati essere 7 volte più comuni nell'autismo che in altri disturbi. Tale studio ha anche fornito ulteriori prove del fatto che questi comportamenti di alimentazione insoliti sono la regola e non l'eccezione per i bambini affetti da autismo".

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