Confermato che la Terra era stressata prima dell'estinzione dei dinosauri.


In questi giorni uno studio condotto da alcuni ricercatori della Northwestern Universitypubblicato sulla rivista Geology ha fornito nuove prove che hanno confermato che la Terra fosse già instabile prima del famigerato impatto dell'asteroide che spazzò via i dinosauri. In pratica per arrivare a tale conclusione gli scienziati hanno misurato per la prima volta la composizione isotopica del calcio di vongole fossilizzate e gusci di lumaca, (che risalgono proprio all'evento di estinzione di massa cretaceo-paleogene), ed hanno osservato come in vista di tale evento di estinzione la chimica dei gusci sia cambiata in risposta ad un'ondata di carbonio negli oceani: si tratta di un afflusso che probabilmente era dovuto alle eruzioni a lungo termine dei Trappi del Deccan, (ovvero una provincia vulcanica di circa 500.000 km² situata nella moderna India). In sostanza per farla breve gli studiosi hanno rilevato che durante gli anni precedenti all'impatto con l'asteroide, i Trappi del Deccan hanno emesso grandi quantità di anidride carbonica, (nota anche con la sigla CO₂), nell'atmosfera, il che ha acidificato gli oceani, influenzando direttamente gli organismi che vivevano lì. Al riguardo Benjamin Linzmeier, uno dei principali autori del suddetto studio, ha affermato: "I nostri dati suggeriscono che l'ambiente stava cambiando prima dell'impatto dell'asteroide. Questi cambiamenti sembrano correlati con l'eruzione dei Trappi del Deccan"; mentre Andrew D. Jacobson, altro principale autore, ha aggiunto: "La Terra era chiaramente sotto stress prima del grande evento di estinzione di massa. L'impatto dell'asteroide coincide con l'instabilità del ciclo del carbonio pre-esistente. Ma ciò non significa che abbiamo risposte a ciò che ha effettivamente causato l'estinzione". Ad ogni modo nonostante ricerche precedenti abbiano esplorato i potenziali effetti delle eruzioni dei Trappi del Deccan sull'evento di estinzione di massa in questione, molte hanno esaminato sedimenti sfusi ed utilizzato diversi traccianti chimici: concentrandosi invece su un organismo specifico, gli studiosi della Northwestern University hanno ottenuto una registrazione più precisa e ad alta risoluzione della chimica dell'oceano. In merito a ciò lo stesso Benjamin Linzmeier ha, infatti, proseguito dichiarando: "Le conchiglie crescono rapidamente e cambiano con la chimica dell'acqua. Poiché vivono per un periodo di tempo così breve, ogni conchiglia è un'istantanea breve e preservata della chimica dell'oceano". Difatti le conchiglie sono principalmente composte da carbonato di calcio, vale a dire lo stesso minerale presente in gesso, calcare ed alcune compresse antiacido. Tuttavia, anche se generalmente l'anidride carbonica nell'acqua dissolve il carbonato di calcio, secondo gli esperti, è molto probabile che durante la formazione delle conchiglie la CO₂ influenzi la composizione del guscio senza dissolverle. Motivo per il quale nel corso del loro lavoro i ricercatori hanno esaminato conchiglie raccolte dalla Lopez de Bertodano Formation, (ossia un'area ben conservata e ricca di fossili sul lato occidentale dell'Isola di Seymour), e, come già anticipato, hanno analizzato le composizioni di isotopi di calcio dei gusci usando una tecnica all'avanguardia appositamente sviluppata da loro, la quale prevedeva la dissoluzione dei campioni di guscio per separare il calcio da vari altri elementi, seguita da un'analisi con uno spettrometro di massa. A tal proposito lo stesso Andrew D. Jacobson ha continuato spiegando: "Siamo in grado di misurare le variazioni di isotopo di calcio con elevata precisione. E quelle variazioni di isotopi sono state come impronte digitali per aiutarci a capire cosa è successo". Invece Benjamin Linzmeier ha poi aggiunto: "Ci aspettavamo di vedere alcuni cambiamenti nella composizione delle conchiglie, ma siamo rimasti sorpresi dalla rapidità con cui questi si sono verificati. Siamo rimasti anche sorpresi di non aver visto più cambiamenti associati all'orizzonte dell'estinzione stesso". Comunque sia gli scienziati hanno anche evidenziato che la comprensione di come la Terra abbia reagito al riscaldamento estremo dell'epoca ed all'apporto di CO₂ potrebbe aiutare a capire meglio come il pianeta risponderà agli attuali cambiamenti climatici causati dall'uomo. Non a caso al riguardo Andrew  D. Jacobson ha, infine, concluso commentando: "In una certa misura, riteniamo che gli antichi eventi di acidificazione degli oceani siano abbastanza analoghi a ciò che sta accadendo adesso con emissioni antropogeniche di CO₂. Forse possiamo usare questo lavoro come uno strumento per prevedere meglio cosa potrebbe accadere in futuro. Non possiamo ignorare gli studi sulle rocce. Il sistema terrestre è sensibile alle grandi e rapide aggiunte di CO₂. Le attuali emissioni avranno conseguenze ambientali".

Commenti