Osservato come le commozioni cerebrali possono modificare la trasmissione delle informazioni all'interno del cervello.


Sembra proprio che i danni da commozione cerebrale possono alterare anche il modo in cui le informazioni vengono trasmesse tra le due metà del cervello; o almeno questo è quanto hanno osservato di recente alcuni ricercatori della New York University School of Medicine tramite uno studio presentato in occasione della riunione annuale della Radiological Society of North America. In pratica durante tale ricerca gli scienziati hanno dimostrato come il corpo calloso, (ovvero un fascio di fibre nervose che trasporta segnali tra gli emisferi destro e sinistro del cervello), è vulnerabile ai danni causati da lievi lesioni traumatiche al cervello, comunemente note, appunto, come commozioni cerebrali; anche se per il momento si sa poco sull'impatto di questi danni sulla funzione cognitiva. In sostanza per saperne di più gli studiosi hanno confrontato la condizione del corpo calloso in 36 pazienti che avevano subito di recente una commozione cerebrale a quella di 27 soggetti sani usati come gruppo di controllo: hanno studiato il loro cervello con due progressi innovativi, tra cui una tecnica di risonanza magnetica che utilizza misure di diffusione dell'acqua per fornire una visione microscopica della sostanza bianca, la quale trasporta il segnale del cervello. Al riguardo Melanie Wegener, una delle principali autrici dello studio in questione, ha affermato: "Osservare come le molecole d'acqua si diffondono nelle fibre nervose nel corpo calloso ed all'interno del microambiente attorno alle fibre nervose ci ha permesso di comprendere meglio la lesione microstrutturale della materia bianca che si verifica". Inoltre i ricercatori hanno combinato i risultati della risonanza magnetica con quelli del cosiddetto Interhemispheric Speed ​​of Processing Task, ossia un test sviluppato presso l'ateneo newyorkese e che valuta quanto bene i due emisferi nel cervello comunicano tra loro. Per entrare un po' più nei dettagli nel corso di tale test ai partecipanti è stato chiesto di sedersi su una sedia e concentrare lo sguardo sulla una lettera X che appariva su uno schermo direttamente di fronte a loro: a questo punto gli esperti hanno mostrato parole di tre lettere alla destra o alla sinistra della X ed hanno chiesto ai partecipanti di pronunciare quelle parole il più rapidamente possibile; così facendo, una volta valutato il tempo di reazione di tutti i partecipanti, (compresi quelli del gruppo di controllo), hanno notato un fenomeno interessante in quelli colpiti da una commozione celebrale. In merito a ciò la stessa Melanie Wegener ha, infatti, spiegato: "Abbiamo rilevato un ritardo definito e riproducibile nel tempo di reazione alle parole presentate alla sinistra della X rispetto alle parole presentate al campo visivo destro. Questo dimostra che ci vuole tempo perché le informazioni attraversino il corpo calloso da un emisfero all'altro, che viene misurato dalla differenza nel tempo di risposta tra le parole presentate ai diversi lati del nostro campo visivo". Per farla breve, secondo gli scienziati, molto probabilmente questo ritardo è dovuto al fatto che la funzione del linguaggio si trova più spesso nell'emisfero sinistro del cervello; il che significa che le informazioni presentate al campo visivo sinistro vengono prima trasmesse alla corteccia visiva destra del cervello e quindi devono attraversare il corpo calloso per raggiungere il centro linguistico sinistro; mentre al contrario le parole che vengono presentate al giusto campo visivo non devono attraversare il corpo calloso. Ad ogni modo, come già anticipato, le prestazioni del suddetto test sono state messi in correlazione con i risultati del cervello ottenuti dalla risonanza magnetica: in questo modo gli scienziati hanno scoperto che negli individui sani il tempo di reazione corrispondeva a diverse misure di diffusione nello splenio, vale a dire un'area del corpo calloso situata proprio tra la corteccia visiva destra ed il centro del linguaggio sinistro; mentre nessuna correlazione simile è stata trovata nei soggetti che avevano avuto una commozione cerebrale: cosa che ha suggerito la presenza di cambiamenti microstrutturali relativi alla lesione. A tal proposito Melanie Wegener ha, infine, concluso dichiarando: "Abbiamo visto una correlazione tra la lesione della microstruttura della sostanza bianca e lo stato clinico del paziente. Queste informazioni potrebbero in definitiva aiutare con il trattamento in pazienti con lievi lesioni cerebrali traumatiche. Ad esempio, i pazienti possono sottoporsi a risonanza magnetica immediatamente dopo una commozione cerebrale per vedere se hanno subito lesioni clinicamente importanti della sostanza bianca e quindi possono beneficiare di un intervento tempestivo. Un'altra cosa che possiamo fare è usare la risonanza magnetica per esaminare il cervello dei pazienti durante il trattamento e monitorare la microstruttura per vedere se esiste una risposta correlata alla terapia".

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