Sembra proprio che le donne che partoriscono in anticipo hanno maggiori probabilità di avere una variegata comunità di batteri vaginali; o almeno questo è quanto hanno fatto sapere di recente alcuni ricercatori dell'Università della California, San Francisco tramite uno studio pubblicato su Frontiers in Microbiology, i cui risultati hanno anche evidenziato dei batteri specifici associati, appunto, alla nascita prematura e potrebbero aiutare ad identificare le donne maggiormente a rischio di un parto pretermine. Al riguardo Marina Sirota, una delle principali autrici della suddetta ricerca, ha spiegato: "Mostriamo un legame tra la più alta diversità microbica vaginale ed il parto prematuro, specialmente nel primo trimestre di gravidanza. Oltre a confermare parecchie specie batteriche note per essere associate alla nascita prematura, ne abbiamo identificate diverse nuove. I nostri risultati hanno fatto luce sul coinvolgimento del microbioma vaginale e di batteri specifici in questo processo. I risultati potrebbero aiutare le future strategie diagnostiche e terapeutiche per aiutare a prevenire o ritardare la nascita prematura". In pratica, come già noto, i bambini nati pretermine, (ovvero prima di 37 settimane di gestazione), soffrono spesso di complicati problemi medici con un maggiore rischio di mortalità ed anche se ci sono molti fattori di rischio, (come, ad esempio, lo stress materno, l'età avanzata della madre ed un basso indice di massa corporea materno), che possono influire sulla nascita prematura, attualmente come e perché ciò accade risulta essere meno compreso. In merito a ciò la stessa Marina Sirota ha, infatti, affermato: "Per la maggior parte di queste nascite, non sappiamo perché le donne finiscano per andare in travaglio in anticipo e sfortunatamente il numero limitato di terapie spesso non è efficace. Sono fortemente necessari nuovi modi per identificare le donne con un rischio più elevato". Ad ogni modo, nonostante il ruolo del microbioma vaginale in relazione alla nascita prematura sia stato studiato in precedenza, tali analisi presentavano dei limiti; non a caso a tal proposito Idit Kosti, altro principale responsabile dello studio in questione, ha dichiarato: "Le indagini precedenti hanno esaminato solo un piccolo numero di donne e sono state spesso distorte verso determinati gruppi etnici, il che ha reso difficile applicare ampiamente i loro risultati". Ed ha poi aggiunto: "Abbiamo eseguito una meta-analisi, cioè quando si combinano i dati di diversi studi in un unico set di dati. Questo ci ha fornito una maggiore quantità di informazioni in una gamma più diversificata di donne, in termini di etnia e fasi della gravidanza, rispetto ad ogni studio individuale". Difatti unendo cinque diverse serie di dati, (equivalenti ad oltre 30.000 campioni di oltre 400 donne), gli scienziati sono stati in grado di identificare, come già anticipato, nuove associazioni tra il microbioma vaginale, i batteri specifici e la nascita prematura. Al riguardo la stessa Idit Kosti ha proseguito sostenendo: "Abbiamo scoperto che le donne che partoriscono prematuramente hanno un microbioma vaginale significativamente più diversificato, specialmente nel loro primo trimestre, rispetto a quelle che procreano a pieno termine". Tra l'altro, come già detto, gli studiosi hanno anche identificato microbi specifici associati alla nascita prematura: alcuni dei questi, (come il Lactobacillus, che è più diffuso nelle donne che hanno un parto normale), erano stati evidenziati da ricerche precedenti; mentre altri, (come l'Olsenella ed il Clostridium sensu scricto), sono stati recentemente collegati ad un parto precoce. Comunque sia adesso, come già spiegato, i ricercatori sperano che i risultati della loro ricerca possano essere utilizzati per scoprire nuovi modi di rilevare le madri a rischio; difatti in merito a ciò hanno, infine, concluso ribadendo: "I metodi che abbiamo sviluppato possono essere utilizzati per combinare ancora più dati insieme e questi risultati possono informare modi di diagnosticare quelli a rischio, nonché potenziali terapie per la nascita prematura".
Sembra proprio che le donne che partoriscono in anticipo hanno maggiori probabilità di avere una variegata comunità di batteri vaginali; o almeno questo è quanto hanno fatto sapere di recente alcuni ricercatori dell'Università della California, San Francisco tramite uno studio pubblicato su Frontiers in Microbiology, i cui risultati hanno anche evidenziato dei batteri specifici associati, appunto, alla nascita prematura e potrebbero aiutare ad identificare le donne maggiormente a rischio di un parto pretermine. Al riguardo Marina Sirota, una delle principali autrici della suddetta ricerca, ha spiegato: "Mostriamo un legame tra la più alta diversità microbica vaginale ed il parto prematuro, specialmente nel primo trimestre di gravidanza. Oltre a confermare parecchie specie batteriche note per essere associate alla nascita prematura, ne abbiamo identificate diverse nuove. I nostri risultati hanno fatto luce sul coinvolgimento del microbioma vaginale e di batteri specifici in questo processo. I risultati potrebbero aiutare le future strategie diagnostiche e terapeutiche per aiutare a prevenire o ritardare la nascita prematura". In pratica, come già noto, i bambini nati pretermine, (ovvero prima di 37 settimane di gestazione), soffrono spesso di complicati problemi medici con un maggiore rischio di mortalità ed anche se ci sono molti fattori di rischio, (come, ad esempio, lo stress materno, l'età avanzata della madre ed un basso indice di massa corporea materno), che possono influire sulla nascita prematura, attualmente come e perché ciò accade risulta essere meno compreso. In merito a ciò la stessa Marina Sirota ha, infatti, affermato: "Per la maggior parte di queste nascite, non sappiamo perché le donne finiscano per andare in travaglio in anticipo e sfortunatamente il numero limitato di terapie spesso non è efficace. Sono fortemente necessari nuovi modi per identificare le donne con un rischio più elevato". Ad ogni modo, nonostante il ruolo del microbioma vaginale in relazione alla nascita prematura sia stato studiato in precedenza, tali analisi presentavano dei limiti; non a caso a tal proposito Idit Kosti, altro principale responsabile dello studio in questione, ha dichiarato: "Le indagini precedenti hanno esaminato solo un piccolo numero di donne e sono state spesso distorte verso determinati gruppi etnici, il che ha reso difficile applicare ampiamente i loro risultati". Ed ha poi aggiunto: "Abbiamo eseguito una meta-analisi, cioè quando si combinano i dati di diversi studi in un unico set di dati. Questo ci ha fornito una maggiore quantità di informazioni in una gamma più diversificata di donne, in termini di etnia e fasi della gravidanza, rispetto ad ogni studio individuale". Difatti unendo cinque diverse serie di dati, (equivalenti ad oltre 30.000 campioni di oltre 400 donne), gli scienziati sono stati in grado di identificare, come già anticipato, nuove associazioni tra il microbioma vaginale, i batteri specifici e la nascita prematura. Al riguardo la stessa Idit Kosti ha proseguito sostenendo: "Abbiamo scoperto che le donne che partoriscono prematuramente hanno un microbioma vaginale significativamente più diversificato, specialmente nel loro primo trimestre, rispetto a quelle che procreano a pieno termine". Tra l'altro, come già detto, gli studiosi hanno anche identificato microbi specifici associati alla nascita prematura: alcuni dei questi, (come il Lactobacillus, che è più diffuso nelle donne che hanno un parto normale), erano stati evidenziati da ricerche precedenti; mentre altri, (come l'Olsenella ed il Clostridium sensu scricto), sono stati recentemente collegati ad un parto precoce. Comunque sia adesso, come già spiegato, i ricercatori sperano che i risultati della loro ricerca possano essere utilizzati per scoprire nuovi modi di rilevare le madri a rischio; difatti in merito a ciò hanno, infine, concluso ribadendo: "I metodi che abbiamo sviluppato possono essere utilizzati per combinare ancora più dati insieme e questi risultati possono informare modi di diagnosticare quelli a rischio, nonché potenziali terapie per la nascita prematura".
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