Recentemente alcuni ricercatori dell'Università di Hokkaidō, (in collaborazione con diverse altre istituzioni giapponesi), nel corso di uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports, hanno scoperto che la materia organica interstellare potrebbe produrre un abbondante apporto di acqua mediante riscaldamento, suggerendo che tale materia potrebbe essere la fonte all'origine dell'acqua sulla Terra. In pratica, sebbene la teoria più avvalorata prevede che l'acqua sia stata rilasciata sul pianteta da comete ghiacciate o meteoriti contenenti silicati idrati che provenivano dall'esterno della cosiddetta "forst line", (ovvero il confine oltre il quale il ghiaccio può condensarsi a causa delle basse temperature), ricerche più recenti hanno fornito osservazioni contrarie a questa ipotesi, non riuscendo, però, a trovare alternative plausibili. Al riguardo Akira Kouchi, uno dei principali autori del suddetto nuovo lavoro, ha affermato: "Fino ad ora è stata prestata molta meno attenzione alla materia organica, rispetto ai ghiacci ed ai silicati, anche se ce n'è in abbondanza all'interno della "frost line"". In sostanza, come già anticipato, durante le loro analisi gli scienziati hanno dimostrato che il riscaldamento della materia organica in questione ad alta temperatura potrebbe produrre abbondante acqua ed olio; il che potrebbe voler dire che l'acqua potrebbe essere prodotta all'interno della "frost line", senza alcun contributo da parte di comete o meteoriti arrivati dal suo esterno. Ad ogni modo entrando un po' più nei dettagli, come primo passo, gli studiosi hanno realizzato un composto analogo della materia organica interstellari usando reagenti chimici e facendo riferimento a dati analitici di sostanze organiche interstellari prodotti irradiando con raggi UV una miscela contenente acqua, monossido di carbonio ed ammoniaca, la quale imitava il suo processo sintetico naturale. Successivamente i ricercatori hanno gradualmente riscaldato il composto ottenuto partendo da 24 °C ed arrivando a 400 °C sotto una condizione pressurizzata in una cella ad incudini di diamante: così facendo hanno osservato che il campione rimaneva uniforme fino a 100 °C, ma si separava in due fasi una volta raggiunti i 200 °C. Inoltre a circa 350 °C la formazione di goccioline d'acqua diventava evidente e le dimensioni delle goccioline aumentavano all'aumentare della temperatura; mentre a 400 °C oltre alle goccioline d'acqua veniva prodotto, appunto, anche olio nero. Comunque sia gli scienziati hanno poi condotto degli esperimenti simili con quantità maggiori di materia organica, che ha anch'essa prodotto acqua ed olio: la loro analisi degli spettri di assorbimento ha rivelato che il componente principale del prodotto acquoso era l'acqua pura; invece l'analisi chimica dell'olio ottenuto ha mostrato caratteristiche simili al tipico petrolio greggio che si trova negli strati superiori della crosta terrestre. A tal proposito lo stesso Akira Kouchi ha, infine, concluso spiegando: "I nostri risultati mostrano che la materia organica interstellare all'interno della frost line è una potenziale fonte di acqua sulla Terra. Inoltre la formazione di olio abiotico che abbiamo osservato suggerisce fonti più vaste di petrolio per la Terra antica di quanto si pensasse in precedenza. Le future analisi della materia organica nei campioni dell'asteroide Ryugu, che l'esploratore giapponese di asteroidi Hayabusa 2 riporterà alla fine di quest'anno, dovrebbe far avanzare la nostra comprensione dell'origine dell'acqua terrestre".
Di seguito alcune immagini:
...ed un breve video pubblicato dagli studiosi:
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