In questi giorni un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature Communications da alcuni ricercatori dell'Università di Leeds e dell'Università della California, San Diego ha rivelato che i cambiamenti nella direzione del campo magnetico terrestre possono avvenire 10 volte più velocemente di quanto si pensasse in precedenza, fornendo maggiori informazioni sul flusso vorticoso del ferro a 2.800 chilometri sotto la superficie del pianeta e su come questo abbia influenzato il movimento del campo magnetico negli ultimi 100.000 anni. In pratica, come già risaputo da diverso tempo, il campo magnetico della Terra è generato e mantenuto da un flusso convettivo di metallo fuso che forma il nucleo esterno: il movimento del ferro liquido crea correnti elettriche che alimentano il campo magnetico, il che non solo aiuta a guidare i sistemi di navigazione ma anche a proteggere il pianeta dalle radiazioni extraterrestri dannose ed a mantenere l'atmosfera in posizione. Inoltre il campo geomagnetico è in continua evoluzione ed nel corso degli anni i satelliti sono diventati sempre dei mezzi attraverso i quali è possibile misurare e tracciare i suoi attuali spostamenti. Tuttavia il campo geomagnetico esisteva molto prima dell'invenzione di certi dispositivi e quindi per osservare la sua evoluzione la comunità scientifica è solita analizzare i campi magnetici registrati da sedimenti, flussi di lava e manufatti creati dall'uomo: il tracciamento accurato del segnale dal campo magnetico terrestre centrale è però estremamente impegnativo ed i tassi di variazione stimati da questi tipi di analisi risultano essere ancora abbastanza discussi. Ad ogni modo adesso nel corso della suddetta nuova ricerca gli scienziati hanno adottato un approccio diverso, combinando simulazioni al computer del processo di generazione del campo geomagnetico con una recente ricostruzione delle sue variazioni temporali, appunto, degli ultimi 100.000 anni: così facendo gli studiosi sono stati in grado di vedere che, come già anticipato, i cambiamenti nella direzione del campo magnetico terrestre raggiungevano velocità fino a 10 volte superiori rispetto a quelle più veloci attualmente riportate. Inoltre i ricercatori hanno anche dimostrato che questi rapidi cambiamenti sono associati all'indebolimento locale del campo magnetico: ciò significa che questi cambiamenti si sono generalmente verificati in periodi in cui il campo ha invertito la polarità oppure durante escursioni geomagnetiche quando l'asse dipolo, (corrispondente alle linee di campo che emergono da un polo magnetico e convergono sull'altro), si sposta lontano dalle posizioni dei poli Nord e Sud geografici. In sostanza l'esempio più chiaro di ciò è un brusco cambiamento nella direzione del campo geomagnetico di circa 2,5 gradi all'anno avvenuto 39.000 anni fa: tale spostamento era associato ad un'intensità di campo localmente debole e seguì la cosiddetta Escursione di Laschamp, vale a dire una breve inversione del campo magnetico terrestre verificatasi circa 41.000 anni fa nel Pleistocene superiore. Per di più eventi simili sono stati identificati nelle suddette simulazioni al computer e, secondo i ricercatori, possono rivelare molti più dettagli sulla loro origine fisica rispetto alla limitata ricostruzione paleomagnetica: la loro analisi dettagliata ha, infatti, indicato che i cambiamenti direzionali più veloci sono associati al movimento di patch di flusso invertite sulla superficie del nucleo liquido, le quali sono più diffuse alle latitudini più basse, suggerendo che le future ricerche di rapidi cambiamenti di direzione dovrebbero concentrarsi su queste aree. Al riguardo Chris Davies, uno dei principali autori dello studio in questione, ha dichiarato: "Abbiamo una conoscenza molto incompleta del nostro campo magnetico prima di 400 anni fa. Dato che questi rapidi cambiamenti rappresentano alcuni dei comportamenti più estremi del nucleo liquido, potrebbero fornire importanti informazioni su il comportamento del profondo interiore della Terra". Mentre Catherine Constable, altra principale responsabile delle analisi, ha, infine, concluso spiegando: "Comprendere se le simulazioni al computer del campo magnetico riflettono accuratamente il comportamento fisico del campo geomagnetico come dedotto dalle registrazioni geologiche può essere molto impegnativo. Ma in questo caso siamo stati in grado di mostrare un eccellente accordo sia nei tassi di variazione che nella posizione generale degli eventi più estremi in una serie di simulazioni al computer. Un ulteriore studio delle dinamiche in evoluzione in queste simulazioni offrirebbe una strategia utile per documentare come si verificano cambiamenti così rapidi e se si trovano anche durante periodi di polarità magnetica stabile, come quello che stiamo vivendo oggi".
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