Confermato che le aree luminose su Cerere sono dovute alla presenza di acqua salata sotto la superficie.


Nel corso degli anni la sonda spaziale Dawn della NASA, (lanciata in orbita nel 2007), ha fornito straordinarie vedute ravvicinate di Cerere, (situato nella fascia principale degli asteroidi tra Marte e Giove), ma nell'Ottobre 2018 poco prima che la missione si concludesse l'orbiter riuscì a scendere a meno di 35 chilometri dalla superficie, rivelando dettagli più nitidi delle misteriose regioni luminose per cui questo pianeta nano è diventato famoso. All'epoca gli astrologi avevano scoperto tali aree erano depositi costituiti principalmente da carbonato di sodio e che probabilmente provenivano da un liquido filtrato in superficie e poi evaporato, lasciando dietro di sé una crosta di sale altamente riflettente. Tuttavia quello che non erano stati in grado di stabilire era da dove provenisse quel liquido: analizzando i dati raccolti verso la fine della missione, i responsabili di Dawn erano successivamente arrivati alla conclusione che il liquido in questione proveniva da un profondo serbatoio di salamoia o acqua arricchita di sale. Inoltre in seguito, studiando la gravità di Cerere, i ricercatori hanno appreso di più sulla struttura interna del pianeta nano ed hanno determinato che il suddetto serbatoio si trova ad una profondità di circa 40 chilometri ed ha una larghezza di centinaia di chilometri. In pratica, come già risaputo, Cerere non beneficia del riscaldamento interno generato dalle interazioni gravitazionali con un grande pianeta, (come nel caso di alcune delle lune ghiacciate del sistema solare esterno), ma una nuova ricerca, condotta dagli scienziati del Jet Propulsion Laboratory e pubblicata in questi giorni in una speciale raccolta di articoli su Nature Astronomy, Nature Geoscience e Nature Communications, si è conentrata sul Cratere Occator, (il quale è largo 92 chilometri ed ospita le aree luminose più estese), ed ha confermato il suddetto pianeta rappresenta un piccolo mondo ricco d'acqua proprio come gli altri corpi ghiacciati. Al riguardo Marc Rayman, uno dei principali autori del suddetto studio, ha affermato: "Dawn ha ottenuto molto di più di quanto speravamo quando ha intrapreso la sua straordinaria spedizione extraterrestre. Queste nuove entusiasmanti scoperte dalla fine della sua lunga e produttiva missione sono un meraviglioso tributo a questo straordinario esploratore interplanetario". In sostanza, come già anticipato, molto prima che la sonda della NASA arrivasse su Cerere, (cosa avvenuta nel 2015), la comunità scientifica aveva notato regioni luminose diffuse su pianeta tramite l'ausilio di telescopi, ma la loro natura era sconosciuta: dalla sua orbita ravvicinata, Dawn ha catturato immagini di due aree distinte ed altamente riflettenti all'interno del Cratere Occator, che sono state successivamente chiamate Cerealia Facula e Vinalia Faculae. Tra l'altro gli studiosi erano a conoscienza del fatto che spesso dei micrometeoriti colpiscono la superficie di Cerere, irruvidendola e lasciando detriti: si tratta di un tipo di azione che nel tempo dovrebbe scurire queste aree luminose, le quali molto probabilmente sono ancora giovani. Non a caso cercare di capire l'origine delle aree e come il materiale potesse essere così nuovo, è stato l'obiettivo principale della missione finale di Dawn, estesa dal 2017 al 2018: i dati emersi non hanno solo confermato che le regioni luminose sono giovani, (alcune hanno, infatti, meno di 2 milioni di anni), ma hanno anche permesso di osservare che l'attività geologica che guida questi depositi attualmente potrebbe essere ancora in corso. Insomma, questa conclusione è dipesa da una scoperta chiave: la notevole concentrazione di composti salini, (per la precisione cloruro di sodio legato chimicamente con acqua e cloruro di ammonio), all'interno di Cerealia Facula. Per di più è stato constatato che sulla superficie di Cerere i sali che contengono acqua si disidratano rapidamente nel giro di centinaia di anni, e quindi considerando che le misurazioni effettuate dalla sonda Dawn hanno mostrato l'attuale presenza di acqua, i fluidi devono aver raggiunto la superficie molto di recente: ciò rappresenta la prova sia della presenza di liquido sotto la regione del Cratere Occator sia del trasferimento in corso di materiale dalle profondità del pianeta nano alla superficie. In merito a ciò Carol Raymond, altra principale responsabile della nuova indagine, ha spiegato: "Abbiamo rilevato due percorsi principali che consentono ai liquidi di raggiungere la superficie. Per il grande deposito Cerealia Facula, la maggior parte dei sali è stata fornita da un'area fangosa appena sotto la superficie che è stata sciolta dal calore dell'impatto che ha formato il cratere circa 20 milioni di anni fa. Il calore dell'impatto si è attenuato dopo alcuni milioni di anni; tuttavia, l'impatto ha anche creato grandi fratture che potrebbero raggiungere il serbatoio profondo e di lunga durata, consentendo alla salamoia di continuare a filtrare in superficie". Ad ogni modo, come già detto, sebbene nel Sistema Solare l'attività geologica glaciale si verifichi principalmente sulle lune ghiacciate, (dove è guidata dalle loro interazioni gravitazionali con i loro pianeti), questo non vale per il movimento delle salamoie sulla superficie di Cerere, suggerendo che potrebbero essere attivi anche altri grandi corpi ricchi di ghiaccio che non sono satelliti naturali. In ogni caso, anche se alcune prove di liquidi recenti nel Cratere Occator provengono dai depositi luminosi in questione, altri indizi arrivano da un assortimento di interessanti colline coniche che ricordano i Pingo, (ovvero piccole montagne di ghiaccio formate da acque sotterranee pressurizzate e congelate e site nelle regioni polari della Terra): tali caratteristiche sono state individuate pure su Marte, ma la loro scoperta su Cerere ha segnato la prima volta in un pianeta nano. Comunque sia su scala più ampia, i ricercatori sono stati in grado di mappare la densità della struttura della crosta di Cerere in funzione della profondità: utilizzando misurazioni della gravità, hanno scoperto che la densità crostale di tale pianeta aumenta in modo significativo con la profondità, (ben oltre il semplice effetto della pressione), ed hanno, infine, dedotto che nello stesso momento in cui il serbatoio di Cerere si congela, il sale ed il fango vengono incorporati nella parte inferiore della crosta.

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