Osservato che le donne anziane con il diabete mellito di tipo 2 hanno modelli cerebrali di impiego del sangue differenti.

 
Apparentemente il cervello delle donne anziane affette da diabete mellito di tipo 2 non usa tanto sangue ossigenato quanto quello delle persone non colpite dalla patologia metabolica; o almeno questo è quanto hanno constatato recentemente alcuni ricercatori dell'Università di Houston nel corso di uno studio pubblicato in questi giorni sulla rivista Neurophotonics. In pratica si è trattato del primo lavoro ad aver indicare i cambiamenti, appunto, nell'impiego del sangue nel cervello come la principale causa per i deficit correlati al diabete nella funzione motoria, promovendo allo stesso tempo la comprensione dei sintomi sensoriali e motori come precursori dello sviluppo della demenza e del morbo di Alzheimer, (entrambi legati alla suddetta tipologia di diabete). Al riguardo Stacey Gorniak, una delle principali autrici, ha affermato: "È una scoperta piuttosto significativa. In genere quando qualcuno presenta un problema sensoriale o motorio insieme al diabete mellito di tipo 2, l'ipotesi è che sia il risultato di un danno ai nervi periferici delle mani e/o dei piedi. Fino ad ora non vi è stato alcun presupposto che succeda qualcosa per quanto riguarda la funzione cerebrale che interessi le funzioni sensoriali e motorie nelle persone che convivono con il diabete di tipo 2. Tuttavia le prove emergenti hanno suggerito che i fattori al di fuori dei danni ai nervi dovuti al diabete mellito di tipo 2, (come l'utilizzo di sangue corticale alterato), contribuiscono in modo significativo a deficit sia sensoriali che motori nelle persone con diabete". Ad ogni modo per arrivare a tali conclusioni gli scienziati si sono serviti di un metodo di analisi unico nel suo genere: piuttosto che utilizzare un tipico imaging a risonanza magnetica per monitorare l'impiego di sangue ossigenato, hanno scelto, infatti, di utilizzare una tecnica chiamata spettroscopia funzionale nel vicino infrarosso, (nota anche con la sigla fNIRS), vale a dire un metodo che fornisce luce infrarossa al cuoio capelluto per misurare, appunto, l'impiego di sangue ossigenato e non ossigenato da parte del cervello. Tra l'altro questa tecnica si differenzia dalla normale risonanza magnetica perché quest'ultima non è in grado di misurare l'uso di sangue ossigenato; senza contare che l'fNIRS può essere usata su persone a cui non è consentito sottoporsi ad una comune risonanza magnetica per vari motivi. Comunque sia durante la suddetta nuova ricerca gli studiosi hanno testato tale metodo su un gruppo di 42 donne con un'età di oltre i 60 anni ed in post-menopausa, (ossia un gruppo che generalmente è a più alto rischio di diabete, malattie cardiache e demenza), la metà delle quali soffriva proprio di diabete mellito di tipo 2, ed hanno chiesto loro di eseguire vari esercizi con le mani. In merito a ciò la stessa Stacey Gorniak ha, infine, concluso spiegando: "Il nostro lavoro dimostra che i cambiamenti motori nelle persone con diabete si verificano indipendentemente dalla menomazione sensoriale e che questi cambiamenti non sono correlati alla durata ed alla gravità della malattia. I nostri dati puntano verso altri fattori, come i cambiamenti nel muscolo e la ridotta funzione della corteccia cerebrale, in quanto meccanismi sottostanti ai problemi delle funzioni sensoriali e motorie. Le nostre scoperte aprono possibilità di ricerca per altri gruppi di persone con questa malattia, nella speranza di trovare un modo per evitare terapeuticamente gli effetti negativi del diabete sulla salute. Abbiamo bisogno di vedere come si presenta in una popolazione più ampia, (compresi gli uomini), e poi possiamo iniziare a sviluppare trattamenti o modi diversi per fermare potenzialmente questi impatti negativi del diabete di tipo 2".

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