Secondo un nuovo studio, la polvere potrebbe aver agevolato l'ascesa delle prime civiltà umane.

 
Come già noto, quando i primi esseri umani iniziarono a viaggiare fuori dall'Africa ed a diffondersi in Eurasia oltre 100.000 anni fa, una regione fertile intorno al Mar Mediterraneo orientale, (chiamata Levante), servì come porta d'accesso critica tra questi due continenti. Tuttavia recentemente un nuovo studio condotto da alcuni ricercatori del Geological Survey of Israel e dell'Institute of Earth Sciences e pubblicato sulla rivista Geology, ha mostrato che l'esistenza di quella storica oasi dipendeva quasi interamente da qualcosa che non viene preso quasi mai in considerazione: la polvere. In pratica inizialmente gli scienziati si sono posti una semplice domanda, (ossia «Perché alcuni terreni intorno al Mediterraneo sono sottili ed altri spessi?»), e la suddetta loro indagine li ha portati a scoprire non solo che la sedimentazione di polvere ha avuto un ruolo critico nella formazione di terreni spessi nel Levante, ma anche che se la fonte di polvere non fosse cambiata 200.000 anni fa, i primi esseri umani avrebbero potuto affrontare un periodo molto più difficile nel lasciare l'Africa, e le zone della cosiddetta "Mezzaluna Fertile" non sarebbero state così ospitali per la civiltà. In sostanza, sebbene i terreni spessi tendano a formarsi in zone con climi umidi e quelli sottili si formino in ambienti aridi con tassi di resistenza agli agenti atmosferici inferiori, nel Mediterraneo, (dove gran parte del sostrato è composto da carbonato solubile), è vero il contrario: le regioni settentrionali più umide hanno, infatti, suoli sottili e sterili, invece quelle sudorientali più aride possiedono suoli spessi e fertili; il che, secondo diversi esperti, potrebbe essere causato dalle differenze nei tassi di erosione spinti dall'attività umana. Ad ogni modo adesso gli studiosi israeliani, (che hanno studiato tali zone per anni), hanno ritenuto che da solo un alto tasso di erosione non aveva senso ed hanno quindi messo in discussione le ipotesi già esistenti, argomentando che probabilmente un altro fattore, (appunto, l'apporto di polvere), svolge un ruolo critico quando i tassi di erosione atmosferica sono troppo lenti nel formare terreni dal substrato roccioso. Tra l'altro per valutare l'influenza della polvere sui suoli mediterranei, i ricercatori sono dovuti risalire alla fonte originaria della polvere: hanno raccolto campioni di polvere dai suoli della regione in questione, (così come da fonti vicine e lontane), ed hanno poi confrontato la distribuzione granulometrica dei diversi campioni. Insomma, così facendo gli scienziati sono riusciti ad identifivcare una differenza sostanziale tra le aree con terreni sottili e spessi: i primi comprendevano solo le granulometrie più raffinate provenienti da deserti lontani come, ad esempio, il Sahara; mentre i secondi avevano in essi una polvere più grossolana, (chiamata löss), proveniente dal vicino deserto del Negev e dai suoi massicci campi dunali. Al riguardo Rivka Amit, una delle principali autrici della suddetta ricerca, ha spiegato: "I terreni spessi del Mediterraneo orientale si sono formati 200.000 anni fa, quando i ghiacciai ricoprivano ampie fasce di terra, frantumando le rocce e creando un'abbondanza di sedimenti a grana fine. L'intero pianeta era molto più polveroso e ciò ha permesso la formazione di estesi campi dunali come quelli del Negev, creando nuove fonti di polvere ed, in definitiva, terreni più spessi in luoghi come il Levante. Le regioni con terreni sottili semplicemente non hanno ricevuto abbastanza löss per formare terreni spessi e produttivi dal punto di vista agricolo, contrariamente da quanto avvenuto nel Mediterraneo sudorientale. Qui l'erosione è stata meno importante. Quello che è risultato essere importante è stato l'ottenimento di un afflusso di frazioni di polvere grossolana. Senza di ciò si ottengono terreni sottili e sterili". Comunque sia gli studiosi non si sono limitati a queste constatazioni: una volta scoperto che i terreni più spessi avevano, appunto, ricevuto un grande flusso di polvere grossolana, (la quale a sua volta ha portato alla designazione di zone come, per esempio, la "Terra del latte e del miele", chiamata in questo modo per via della sua produttività agricola), si sono, infatti, chiesti se sia stato sempre così, rimanendo abbastanza sorpresi nell'osservare una carenza di sedimenti a grana fine al di sotto del löss. A tal proposito la stessa Rivka Amit ha proseguito sostenendo: "Ciò che si è depositato prima del löss sono stati terreni molto sottili. È stata una grande sorpresa. Il paesaggio era totalmente diverso, quindi non sono sicura che la gente avrebbe scelto questa zona per vivere, perché era un ambiente ostile ed un paesaggio quasi spoglio, senza molto terreno. Senza i venti mutevoli e la formazione dei campi dunali del Negev la zona fertile che serviva da passaggio per i primi esseri umani sarebbe potuta essere troppo difficile da attraversare ed in cui sopravvivere". Ed ha, infine, concluso dichiarando: "Nel Mediterraneo moderno i terreni non si accumulano più. La fonte di polvere è tagliata fuori, poiché i ghiacciai si sono ritirati nell'Olocene. Ora stiamo solo rielaborando il vecchio löss. Anche se ci fosse una fonte di polvere, sarebbero necessarie decine di migliaia di anni per far sì che un terreno vi si ricostruisca. Ciò lascia questi terreni montuosi in uno stato di fragilità e le persone che vi abitano devono trovare un equilibrio tra conservazione ed uso agricolo. Considerando che i terrazzamenti sono stati utilizzati per migliaia di anni, l'impiego di pratiche agricole scrupolose nella regione è fondamentale per la conservazione del suolo se si vuole che l'agricoltura continui".

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