La scoperta che la Via Lattea pullula di esopianeti ha anche rivelato la grande diversità dei sistemi planetari esistenti là fuori ed ha sollevato interrogativi sui processi che li hanno modellati, tuttavia un nuovo lavoro pubblicato in questi giorni su Science da un team internazionale potrebbe spiegare l'architettura di quei sistemi multi-stellari in cui i pianeti sono separati da ampi spazi e non orbitano sullo stesso piano del centro equatoriale della loro stella ospite. Al riguardo Jaehan Bae, della Carnegie Institution for Science, nonché uno dei principali autori di tale studio, ha spiegato: "Nel nostro Sistema Solare gli otto pianeti e molti altri oggetti minori orbitano su un piano piatto attorno al Sole; ma in alcuni sistemi distanti, i pianeti orbitano su una pendenza, a volte molto ripida. Comprendere le origini di angoli orbitali estremamente obliqui come questi potrebbe aiutare a rivelare dettagli sul processo di formazione planetaria". In pratica, come già noto, le stelle nascono in vivai di gas e polvere, (chiamati nubi molecolari), che spesso si formano in piccoli gruppi di due o tre: queste giovani stelle sono circondate da dischi rotanti di materiale di scarto che si accresce per formare piccoli pianeti, ma, sebbene la struttura del disco determinerà la distribuzione dei pianeti che si formano da esso, attualmente molte cose su questo processo rimangono ancora sconosciute. Ad ogni modo, come già anticipato, di recente il suddetto gruppo di ricercatori ha fatto sapere di aver trovato la prima prova diretta che conferma la previsione teorica, secondo la quale, le interazioni gravitazionali tra i membri di sistemi multi-stellari possono deformare o rompere i loro dischi, dando vita ad anelli disallineati che circondano gli ospiti stellari. In sostanza entrando un po' più nei dettagli gli scienziati hanno effettuato delle osservazioni del sistema a tre stelle GW Orionis, (situato a poco più di 1.300 anni luce di distanza
dalla Terra, nella costellazione di Orione), per un periodo di ben 11 anni, grazie all'ausilio del Very Large Telescope dell'European Southern Observatory e dell'Atacama Large Millimeter/submillimeter Array, (ossia un radiointerferometro composto da 66 antenne). In merito a ciò Stefan Kraus, dell'Università di Exeter ed uno dei principali responsabili della suddetta nuova indagine, ha affermato: "Le nostre immagini rivelano un caso estremo in cui il disco non è affatto piatto, ma è deformato ed ha un anello disallineato che si è staccato dal disco"; mentre Alison Young, anche lei della medesima università e principale autrice della ricerca, ha aggiunto: "Abbiamo scoperto
che le tre stelle non orbitano sullo stesso piano, ma le loro orbite
sono disallineate l'una rispetto all'altra e rispetto al disco". Tra l'altro gli studiosi sono stati anche in grado di vedere l'anello interno di questo sistema, (contenente polvere in quantità pari a 30 masse terrestri, sufficienti per formare nuovi pianeti), confermare il suo disallineamento, e rilevare per la prima volta l'ombra che tale anello proietta sul resto del disco; il che ha aiutato a capire la forma tridimensionale dell'anello e del disco in generale. Comunque sia successivamente questi risultati sono stati testati tramite delle simulazioni computerizzate, le quali hanno collegato
chiaramente i disallineamenti osservati al teorico "effetto di
lacerazione del disco", (cosa che ha suggerito che l'attrazione
gravitazionale conflittuale delle stelle in piani diversi può deformare e rompere i dischi), ed hanno dimostrato che il disordine trovato nelle orbite delle tre stelle potrebbe aver causato la frattura del disco negli anelli distinti. A tal proposito Alexander Kreplin, anch'esso del sopracitato ateneo inglese, nonché altro principale responsabile delle analisi in questione, ha dichiarato: "Tutti i pianeti
che si formeranno all'interno dell'anello disallineato percorreranno
orbite molto oblique intorno alla stella e prevediamo di scoprire molti
pianeti su orbite oblique ed ampia separazione nelle future campagne di
ricerche di pianeti per immagini, per esempio con l'Extremely Large Telescope"; invece lo stesso Jaehan Bea ha, infine, concluso sostenendo: "Questo sistema è un ottimo esempio di come la teoria e l'osservazione possono informarsi a vicenda. Sono entusiasta di vedere cosa impariamo su questo sistema ed altri simili con ulteriori studi".
Di seguito alcune immagini delle osservazioni fatte con i due telescopi:
...ed alcuni video realizzati dall'European Southern Observatory:
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