Osservata una connessione tra l'esposizione alle alte temperature e gli esiti negativi della gravidanza.
Sembra proprio che l'esposizione alle alte temperature durante la gravidanza sia associata ad un aumento degli esiti negativi ed in particolare potrebbe portare a parti pretermine o morti endouterine fetali, soprattutto tra le donne appartenenti a gruppi socioeconomici inferiori; o almeno questo è quanto ha fatto sapere un team internazionale di ricercatori attraverso uno studio pubblicato sulla rivista The BMJ. In pratica, sebbene gli effetti possano apparire di piccole dimensioni, secondo gli scienziati, i loro risultati potrebbero avere un impatto importante sulla salute pubblica, poiché l'esposizione alle alte temperature è abbastanza comune ed in aumento; senza contare che condizioni come la nascita pretermine spesso hanno implicazioni per tutta la vita per i neonati colpiti. In sostanza da tempo ormai l'aumento delle temperature globali sta sollevando preoccupazioni circa l'impatto del calore anche sulla salute, soprattutto nei gruppi più vulnerabili come anziani, coloro che vivono in condizioni di povertà ed i malati cronici. Inoltre, nonostante precedenti revisioni delle prove abbiano trovato associazioni proprio tra l'esposizione alle alte temperature e gli esiti della gestazione, queste hanno incluso soltanto pochi studi e non hanno valutato le differenze tra i gruppi di popolazione ed il tipo di esposizione al calore. Per questo motivo adesso il suddetto gruppo di studiosi ha deciso di valutare se l'esposizione alle alte temperature in gravidanza è associata ad un aumento del rischio di parto pretermine, peso basso alla nascita e morti endouterine fetali: per far ciò hanno analizzato i risultati di ben 70 studi, condotti in 27 Paesi diversi, (7 dei quali erano a basso e medio reddito), i quali hanno, appunto, riportato associazioni tra le alte temperature ed i parti pretermine, il peso alla nascita ed i nati morti. Insomma, il tasso medio di nascita pretermine emerso da questi studi è stato del 5,6%, (ossia molto inferiore alla media globale del 10% circa); mentre 40 dei 47 lavori che hanno valutato le nascite pretermine hanno riportato che i parti di questo tipo risultavano essere più comuni a temperature più alte rispetto a quelle più basse: ulteriori analisi hanno mostrato che le probabilità di una nascita pretermine aumentavano in media del 5% per ogni grado in più nelle temperature e del 16% durante le ondate di calore rispetto ai giorni non caldi. Tra l'altro nel corso di 8 studi inclusi nella suddetta grande indagine il tasso medio di morti endouterine fetali era del 6,2‰, (cioè circa la metà dei tassi documentati in molti Paesi a basso reddito). Per di più tutte le 8 ricerche hanno anche rilevato un aumento dei nati morti a temperature più elevate, con un aumento dei nati morti pure qui del 5% per ogni grado di temperatura in più: nella maggior parte dei casi le associazioni tra temperatura e nati morti sono state più pronunciate nell'ultima settimana o mese di gravidanza. In aggiunta a ciò i ricercatori hanno osservato che il basso peso alla nascita, (associato ad una serie di conseguenze a breve e lungo termine), si è verificato in media nel 3% dei neonati degli studi revisionati: dei 28 studi che hanno valutato il peso alla nascita, 18 hanno, infatti, riscontrato un aumento di tale rischio a temperature più elevate, ma in generale gli impatti della temperatura sul peso sono stati contenuti, con la maggior parte degli studi che hanno riportato solo cambiamenti minori. Ma non è tutto in quanto, come già anticipato, le associazioni tra temperatura e gli esiti della gestazione sono risultati essere maggiori tra le donne dei gruppi socioeconomici più bassi, suggerendo che le donne incinte nei Paesi a basso e medio reddito possono essere particolarmente a rischio per via dell'esposizione al calore. Ad ogni modo questa grande revisione si è basata su studi osservazionali, di cui circa un terzo erano di bassa qualità, quindi non è possibile trarre conclusioni definitive su causa ed effetto: alcuni limiti che gli scienziati hanno messo in evidenza sono le differenze nelle misure di temperatura tra gli studi e la possibilità che altri fattori, (come, ad esempio, l'inquinamento atmosferico), possano aver avuto un effetto sugli esiti della gravidanza. Ciononostante, sempre secondo gli studiosi, il loro lavoro ha incluso più studi rispetto quelle precedenti, consentendo così di confrontare tre tipi di esiti e di valutare in modo più completo la sensibilità al calore in gravidanza. Al riguardo gli autori dello studio hanno, infine, dichiarato: "La nostra revisione evidenzia la necessità di identificare interventi mirati alle condizioni relative al calore nelle donne in gravidanza, specialmente nelle donne in età estrema e nei gruppi socioeconomici più bassi, e di determinare la loro efficacia. Le donne in gravidanza meritano un posto a fianco ai gruppi tipicamente considerati ad alto rischio per le condizioni legate al calore. Dato l'aumento della frequenza e dell'intensità delle ondate di calore, il numero di donne incinte esposte a queste condizioni in tutto il mondo ed i significativi oneri individuali e sociali associati al parto pretermine ed alla natimortalità, la ricerca e le iniziative politiche per affrontare queste connessioni sono una priorità elevata".
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