Ottenute nuove informazioni sull'ipersensibilità al suono dell'autismo e della Sindrome dell'X fragile.
Sembra proprio che un piccolo pesce stia aiutando la comunità scientifica a capire come il cervello umano elabora i suoni, dando anche una visione un po' più dettagliata riguardante il disturbo dello spettro autistico. Difatti in occasione di un recente studio pubblicato sulla rivista BMC Biology alcuni ricercatori del Queensland Brain Institute e dell'Australian Institute for Bioengineering and Nanotechnology hanno utilizzato alcuni esemplari di pesci zebra, (che tra le varie cose, sono noti anche per portare le stesse mutazioni genetiche degli esseri umani con la Sindrome dell'X fragile e l'autismo), ed hanno scoperto le reti neurali ed i percorsi che producono la classica ipersensibilità al suono legata ai suddetti disturbi in entrambe le specie. Al riguardo Lena Constantin, una delle principali autrici, ha affermato: "I rumori forti spesso causano sovraccarico sensoriale ed ansia nelle persone con autismo e Sindrome dell'X fragile. La sensibilità al suono è comune ad entrambe le condizioni. Pensiamo che il cervello trasmetta più informazioni uditive perché viene filtrato e regolato in modo diverso". Ed ha poi aggiunto: "La metà dei maschi ed un quinto delle femmine con la Sindrome dell'X fragile soddisfano anche i criteri diagnostici per il disturbo dello spettro autistico". Mentre Gilles Vanwalleghem, altro principale responsabile della suddetta indagine, ha spiegato: "La Sindrome dell'X fragile è causata dall'alterazione di un gene, quindi possiamo alterare quel singolo gene nei pesci zebra e vederne gli effetti. Siamo in grado di studiare l'intero cervello delle larve del pesce zebra al microscopio e vedere l'attività di ogni singola cellula cerebrale". In pratica durante i loro esperimenti gli scienziati sono, infatti, riusciti a registrare l'attività cerebrale di un gruppo di larve di questi pesci mentre venivano mostrati loro dei filmati oppure venivano esposti a raffiche di suoni. In merito a ciò la stessa Lena Constantin ha proseguito dichiarando: "I filmati simulavano movimenti o predatori: la reazione a questi stimoli visivi è stata la stessa per i pesci con mutazioni della Sindrome dell'X fragile e quelli senza. Ma quando abbiamo fatto ascoltare ai pesci uno scroscio di rumore bianco, abbiamo notato una differenza drammatica nell'attività cerebrale dei pesci appartenenti al modello con la Sindrome dell'X fragile". Ad ogni modo dopo aver visto come il rumore influenzava radicalmente il cervello dei pesci, gli studiosi hanno progettato una gamma di 12 diversi volumi di suono ed hanno constatato che quelli con la sopracitata sindrome erano in grado di percepire volumi molto più "silenziosi" rispetto ai pesce facenti parte del gruppo di controllo. A tal proposito Lena Constantin ha continuato commentando: "I pesci con mutazioni della Sindrome dell'X fragile avevano più connessioni tra le diverse regioni del proprio cervello e le loro risposte ai suoni erano più abbondanti nel cervello e nel talamo, il quale funzionava come un centro di controllo, trasmettendo informazioni sensoriali da tutto il corpo a diverse parti del cervello; invece il rombencefalo coordinava le risposte comportamentali". Ed ha, infine, concluso sostenendo: "Il modo in cui i nostri percorsi neurali si sviluppano e rispondono alla stimolazione dei nostri sensi ci dà la possibilità di capire quali parti del cervello vengono utilizzate e come vengono elaborate le informazioni sensoriali. Utilizzando il pesce zebra, siamo stati in grado di vedere molti più dettagli e, per la prima volta, abbiamo visto più attività nel rombencefalo che siamo desiderosi di esplorare ulteriormente. Speriamo che, scoprendo informazioni fondamentali su come su come il cervello elabora il suono, otteremo ulteriori approfondimenti sulle sfide sensoriali affrontate dalle persone con la Sindrome dell'X fragile e l'autismo".
Di seguito un breve video pubblicato dai ricercatori:
...ed un podcast in cui uno degli scienziati, (Ethan Scott), parla dell'argomento:
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