Scoperta una nuova causa di infiammazione nelle persone affette dall'HIV.

 
Sebbene gli attuali trattamenti antiretrovirali per l'HIV siano altamente efficaci, le persone che vivono con questo virus sembrano sperimentare un invecchiamento accelerato ed hanno una durata della vita più breve, (fino a 5-10 anni in meno), rispetto agli altri: si tratta di risultati che sono stati associati ad un'infiammazione cronica, la quale potrebbe portare all'insorgenza precoce di malattie associate all'età, (come, ad esempio, l'aterosclerosi, il cancro o il declino neurocognitivo). Ed è stato proprio per esaminare quali fattori potrebbero contribuire a questa infiammazione che di recente alcuni ricercatori della Boston University School of Medicine hanno condotto uno studio, i cui risultati sono stati pubblicati sul The Journal of Infectious Diseases, ed hanno identificato l'incapacità di controllare la produzione dell'RNA-HIV dall'esistente DNA-HIV come potenziale fattore chiave: ciò ha sottolineato la necessità di sviluppare nuovi trattamenti che prendano di mira tale infiammazione persistente nelle persone sieropositive per migliorare gli esiti. In pratica, come già risaputo, dopo l'infezione il virus in questione diventa per sempre parte del DNA di una persona infetta e, nella maggior parte dei casi, le cellule infette risultano essere silenziose e non replicano il virus. Tuttavia occasionalmente l'RNA viene prodotto da questo DNA-HIV, il che rappresenta un primo passo verso la replicazione del virus: nonostante, come già anticipato, i trattamenti antiretrovirali attualmente disponibili possono aiutare a prevenire le complicazioni legate all'HIV ed all'AIDS, essi non prevengono la suddetta infiammazione cronica che, appunto, è comune tra le persone con HIV ed è associata ad una mortalità più elevata. Al riguardo Nina Lin, una delle principali autrici dell'indagine, ha affermato: "Il nostro studio si proponeva di identificare una possibile associazione tra le cellule latenti dell'HIV con l'infiammazione cronica nelle persone con HIV che hanno soppresso le cariche virali". Ad ogni modo per il loro lavoro gli scienziati hanno preso in esame una coorte di 57 individui sieropositivi e trattati con terapia antiretrovirale, ed hanno messo a confronto l'infiammazione del sangue e varie misurazioni del virus tra le persone più giovani, (ossia con un'età inferiore ai 35 anni), e quelle più vecchie, (ovvero con un'età superiore ai 50 anni). Tra l'altro gli studiosi hanno confrontato anche la capacità dell'infiammazione presente nel sangue di attivare la replicazione virale dalle cellule silenziose portatrici del genoma dell'HIV: così facendo hanno osservato che l'incapacità di controllare la produzione dell'RNA-HIV anche con i farmaci antiretrovirali era, appunto, correlata alla sopracitata infiammazione. A tal proposito Manish Sagar, altro principale responsabile delle analisi, ha ribadito: "I nostri risultati suggeriscono che sono necessari nuovi trattamenti per combattere l'infiammazione persistente nelle persone che vivono con l'HIV. Gli attuali farmaci antiretrovirali prevengono nuove infezioni, ma non impediscono la produzione dell'RNA-HIV, che i nostri risultati indicano come un potenziale fattore chiave che guida l'infiammazione nelle persone che vivono con l'HIV". Ed ha, infine, concluso dichiarando: "Speriamo che i risultati del nostro studio servano da trampolino di lancio per esaminare i farmaci che fermano la produzione dell'RNA-HIV come modo per ridurre l'infiammazione".

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