A quanto pare le persone che cucinano con combustibili a biomassa, (come, ad esempio, la legna), rischiano di subire notevoli danni ai polmoni a causa della respirazione in concentrazioni pericolose di inquinanti e tossine batteriche; o almeno questo è quanto hanno appurato alcuni ricercatori dell'University of California San Diego School of Medicine e dell'Università dell'Iowa, (in collaborazione con il Periyar Maniammai Institute of Science and Technology), attraverso un loro nuovo studio presentato in occasione dell'incontro annuale della Radiological Society of North America, (nota anche con la sigla RSNA). In pratica, secondo le varie stime, circa 3 miliardi di persone in tutto il mondo cucinano con la biomassa, (come, appunto, il legno o rami secchi), e gli inquinanti derivanti dalla cottura con questa tipologia di combustibili sono tra i principali responsabili dei 4 milioni di decessi all'anno per malattie legate al cosiddetto inquinamento atmosferico domestico. Inoltre, sebbene le iniziative per la salute pubblica hanno cercato di fornire sostegno alla transizione dai combustibili da biomassa al gas di petrolio liquefatti a combustione più pulita come fonte di energia, un numero significativo di case continuano ad utilizzare combustibili a biomassa: i vincoli finanziari e la riluttanza a cambiare le abitudini ormai consolidate, insieme alla mancanza di informazioni sull'impatto del fumo di biomassa sulla salute dei polmoni, sono fattori che portano i soggetti a fare tale scelta. Al riguardo Abhilash Kizhakke Puliyakote, uno dei principali autori della suddetta ricerca, ha affermato: "È importante individuare, comprendere ed invertire le alterazioni precoci che si sviluppano in risposta alle esposizioni croniche alle emissioni di combustibile a biomassa". In sostanza nel corso dei loro esperimenti gli scienziati hanno esaminato l'impatto degli inquinanti delle cucine in un totale di 23 persone che erano soliti cucinare con gas di petrolio liquefatti o biomassa legnosa, hanno misurato le concentrazioni di inquinanti nelle case e poi hanno studiato la funzione polmonare dei singoli individui, utilizzando test tradizionali, (come la spirometria); mentre grazie all'impiego delle scansioni TAC avanzate, hanno effettuato delle rilevazioni quantitative: per esempio, hanno effettuato una scansione quando la persona aveva inalato le tossine ed un'altra dopo che le aveva espirate e successivamente hanno misurato la differenza tra le immagini per vedere come funzionavano i polmoni del paziente. Insomma, così facendo gli studiosi hanno osservato che coloro che avevano cucinato con la biomassa legnosa erano stati esposti a maggiori concentrazioni di inquinanti e di endotossine batteriche rispetto ai consumatori di gas di petrolio liquefatti, ed avevano anche un livello significativamente più alto di intrappolamento di aria nei loro polmoni: una condizione associata a diverse malattie polmonari. In merito a ciò lo stesso Abhilash Kizhakke Puliyakote ha proseguito spiegando: "L'intrappolamento dell'aria avviene quando una parte del polmone non è in grado di scambiare efficacemente l'aria con l'ambiente, quindi la prossima volta che si respira, non si ottiene abbastanza ossigeno in quella regione e non viene eliminata l'anidride carbonica. Quella parte del polmone ha compromesso lo scambio di gas". Tra l'altro i ricercatori hanno trovato un sottoinsieme più piccolo di utilizzatori di biomassa che avevano livelli molto elevati di intrappolamento dell'aria e di meccanica dei tessuti anomala, (anche paragonati ad altri utilizzatori di biomassa): in circa un terzo del gruppo, infatti, più del 50% dell'aria che avevano inalato rimaneva intrappolata nei polmoni. A tal proposito Abhilash Kizhakke Puliyakote ha continuato dichiarando: "Questa maggiore sensibilità in un sottogruppo si vede anche in altri studi sui fumatori di tabacco, e ci può essere una base genetica che predispone alcuni individui ad essere più suscettibili al loro ambiente. Le scansioni TAC hanno aggiunto importanti informazioni sull'effetto del fumo sui polmoni che sono state sottovalutate dai test convenzionali. L'entità dei danni causati dai combustibili a biomassa non è davvero ben rilevata dai test tradizionali. Occorrono tecniche più avanzate e sensibili, come la TAC. Il vantaggio chiave dell'utilizzo della diagnostica per immagini è che è così sensibile che è possibile rilevare i sottili cambiamenti regionali prima che progrediscano fino alla malattia vera e propria, e si può seguire la progressione della malattia in brevi periodi di tempo". In aggiunta lo stesso scienziato ha poi precisato: "La mancanza di enfisema nel gruppo di studio suggerisce che l'esposizione al fumo di biomassa sta colpendo le piccole vie aeree nei polmoni; anche se sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere il processo della malattia. Indipendentemente da ciò, i risultati del nostro studio sottolineano l'importanza di ridurre al minimo l'esposizione al fumo. Anche in assenza di sintomi evidenti o di difficoltà respiratorie, il polmone può avere lesioni ed infiammazioni che possono passare inosservate e potenzialmente irrisolte in alcune persone. Per le persone esposte al fumo di biomassa per una durata prolungata, è fondamentale avere una valutazione completa della funzione polmonare da parte degli operatori sanitari per garantire che ogni potenziale lesione possa essere risolta con interventi appropriati". Ed ha, infine, concluso sostenendo: "Nonostante il nostro studio si sia concentrato sulla cottura con la biomassa, i risultati che abbiamo ottenuto hanno importanti implicazioni per l'esposizione al fumo di biomassa proveniente da altre fonti, (compresi gli incendi boschivi). In concomitanza con la crescente prevalenza di fumo di biomassa dovuto agli incendi negli Stati Uniti, questo studio può fornire preziose intuizioni su progetti di ricerca simili che potrebbero servire a capire quello che è certo essere un crescente assalto alla salute dei polmoni".
Di seguito un'immagine che mostra la differenza fra i due tipi di combustibile nei polmoni:
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