Nel corso di uno studio pubblicato in questi giorni sulla rivista Nature Astronomy, un team internazionale di ricercatori della Peking University, dell'Università di Tokyo, degli Observatories of the Carnegie Institution for Science, della Tsinghua University, dello Steward Observatory e del Geneva Observatory si sono serviti del Telescopio Keck I per misurare la distanza di GN-z11 e sono arrivati alla conclusione che questa galassia non è soltanto quella più antica ma anche la più lontana di tutte: la sua posizione dista talmente tanto da definire il confine stesso dell'Universo osservabile; il che, secondo gli esperti, potrebbe far luce su un periodo della storia cosmologica quando il cosmo aveva solo poche centinaia di milioni di anni. In pratica da molti secoli la comunità scientifica si pone domande sulla grandezza dell'Universo e sulla formazione delle svariate galassie, ma, sebbene gli astronomi di tutto il mondo stiano prendendo molto seriamente queste domande e stiano utilizzando strumenti fantastici che spingono sempre più i limiti della tecnologia, attualmente una risposta certa a tali quesiti non è stata mai trovata. Tuttavia adesso, come già anticipato, il suddetto gruppo di scienziati hanno deciso di spingersi il più in là possibile per trovare, appunto, la galassia più lontana finora mai osservata. Al riguardo Nobunari Kashikawa, uno dei principali autori della ricerca, ha affermato: "Secondo quanto emerso da studi precedenti, GN-z11 sembra essere la galassia più lontana da noi, a 13,4 miliardi di anni luce, (equivalenti a 134 quintilioni di chilometri, cioè 134 seguito da 30 zeri). Ma misurare e verificare una tale distanza non è un compito facile". Difatti gli studiosi hanno misurato quello che è conosciuto come il "redshift", (detto anche "spostamento verso il rosso"), di tale galassia: si tratta di un fenomeno che si riferisce al modo in cui la luce si allunga; più viaggia più diventa rossa. In sostanza alcune tracce chimiche, (chiamate linee di emissione), imprimono alla luce schemi distinti da oggetti lontani: misurando quanto sono allungate queste tracce rivelatrici, gli astronomi possono dedurre quanto lontano deve aver viaggiato la luce, rivelando così la distanza dalla galassia bersaglio. in merito a ciò lo stesso Nobunari Kashikawa ha proseguito spiegando: "Abbiamo guardato in particolare alla luce ultravioletta, poiché quella è l'area dello spettro elettromagnetico che ci aspettavamo di trovare le tracce chimiche spostate verso il rosso. Il telescopio spaziale Hubble ha rilevato più volte la firma nello spettro di GN-z11. Tuttavia, anche Hubble non è stato in grado di risolvere le linee di emissione ultravioletta nella misura di cui avevamo bisogno. Così ci siamo rivolti ad uno spettrografo a terra più aggiornato, uno strumento per misurare le linee di emissione, chiamato MOSFIRE, che è montato sul Telescopio Keck I nelle Hawaii". Insomma, così facendo i ricercatori sono riusciti a catturare nel dettaglio le linee di emissione dalla galassia in questione, il che ha permesso loro di fare una stima della sua distanza molto migliore di quanto fosse possibile dai dati precedenti. Comunque sia a tal proposito Nobunari Kashikawa ha, infine, concluso dichiarando: "Quando si lavora con le distanze a queste scale, non è sensato utilizzare le nostre unità di chilometri familiari o anche multipli di esse; invece usiamo un valore noto come numero di redshift indicato dalla lettera z. Abbiamo migliorato la precisione del valore z della galassia di un fattore di 100. Se le osservazioni successive lo confermeranno, potremmo affermare con sicurezza che GN-z11 è la galassia più lontana mai rilevata nell'Universo".
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