Dimostrato che un'infanzia difficile può danneggiare le prospettive di vita da adulti.


Spesso un'educazione negativa può compromette la situazione e la salute delle persone in età adulta, soprattutto per le coppie che hanno avuto entrambe esperienze simili; o almeno questo è quanto ha appurato un nuovo studio, condotto da alcuni ricercatori dell'Università di Uppsala e del Karolinska Institutet, e pubblicato in questi giorni sulla rivista PLOS ONE, in cui 818 madri ed i loro rispettivi partner hanno compilato un questionario un anno dopo aver avuto un figlio insieme. Al riguardo Per Kristiansson, uno dei principali autori, ha affermato: "Quando abbiamo studiato le coppie in cui entrambi i partner hanno dichiarato di aver avuto un periodo difficile da bambini, la connessione tra le esperienze negative dell'infanzia ed una situazione di vita relativamente sfavorevole in età adulta è diventata particolarmente chiara". In pratica che le cosiddette esperienze infantili avverse, (nota anche con la sigla ACE), hanno serie ripercussioni per tutta la vita, non è certamente una novità assoluta: precedenti studi internazionali, (come, ad esempio, Felitti et al 1998, Hughes et al 2017 e Merrick et al 2018), hanno, infatti, dimostrato che queste situazioni comportano un rischio maggiore di ammalarsi e di morire prematuramente per via di una serie di malattie e condizioni comuni, (le quali includono gravi malattie mentali, cancro, malattie cardiovascolari e diabete); ed ovviamente più numerosi sono gli ACE, maggiore è il rischio di riscontrare conseguenze negative. Tuttavia la suddetta nuova ricerca si è distinta per il numero insolitamente grande di coppie intervistate: un totale di 1636 individui, (appunto, 818 madri ed i loro 818 partner; 3 dei quali erano donne), ha partecipato, presentando le risposte al questionario a cui si sono sottoposti ad un anno dalla nascita di un figlio insieme. Inoltre gli ACE su cui si sono concentrati maggiormente gli scienziati sono stati: l'abuso e l'abbandono sia mentale che fisico; la violenza sessuale; e situazioni problematiche in famiglia, (come, per esempio, il comportamento criminale, l'abuso di sostanze, la violenza, i disturbi mentali e le separazioni). In sostanza da tale lavoro è emerso che gli ACE individuali erano comuni a tutti gli intervistati; mentre l'11% delle donne ed il 9% dei loro partner riferivano di aver avuto 4 o più esperienze di questo tipo. Per di più nel 2% delle coppie, entrambi gli individui raccontavano almeno 4 ACE: ciò significa che se in una coppia una persona li aveva subìti, era più probabile che anche l'altra aveva avuto un trascorso simile. Tra l'altro, come già anticipato, gli studiosi hanno anche osservato che maggiore era il numero di ACE per la donna, il partner e la coppia nel suo insieme, peggiore era la loro prospettiva da adulti: diverse coppie che avevano sperimentato molti problemi nell'infanzia avevano, infatti, sorprendentemente più problemi in età adulta rispetto alle altre. Entrando un po' più nei dettagli a differenza delle coppie che avevano descritto la loro infanzia come priva di problemi, questo gruppo di intervistati erano caratterizzati in misura maggiore da un basso livello di istruzione; un basso reddito; scarse relazioni di coppia; sovrappeso; un'abitudine al fumo in misura maggiore; un basso senso di coerenza, (noto anche con l'acronimo SOC); una scarsa salute auto-valutata; un alto livello di stress; ed una frequenza molto alta di ansia e depressione. A tal proposito lo stesso Per Kristiansson ha proseguito spiegando: "Il fatto che gli ACE nei primi anni di vita possano avere conseguenze così gravi è legato al grave stress tossico che colpisce il sistema nervoso centrale ed altri organi dei bambini durante la loro crescita. "Stress tossico" significa una forte, frequente e duratura attivazione del sistema di risposta allo stress del corpo, (Shonkoff et al 2009). Questo indica che gli ACE hanno un impatto negativo di vasta portata sulla vita e la salute delle persone fino ad un'età avanzata, e possono anche influenzare la prossima generazione". Ed ha, infine, concluso dichiarando: "Studi precedenti, (Shonkoff et al 2009 ed Heckman et al 2006), dimostrano che combattere lo stress tossico nei primi anni di vita porta vantaggi alla società: migliora il rendimento degli studenti, aumenta la produttività economica ed aumenta il senso di responsabilità dei cittadini. Ecco perché speriamo che i nostri risultati spingano le agenzie pubbliche, (soprattutto i servizi sanitari e sociali, ma anche la società civile), a prendere l'iniziativa nel rilevare, sostenere e fornire un trattamento per le famiglie e gli individui colpiti da esperienze infantili avverse".

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