Scovato un anticorpo che può bloccare tutti i ceppi del virus della dengue.


In questi giorni uno studio pubblicato sulla rivista Science da parte di un team di ricercatori dell'Università della California, Berkeley, (in collaborazione con l'Università del Michigan, l'Harvard Medical School e l'Harvard School of Public Health), ha annunciato la scoperta di un determinato anticorpo che risulta essere capace di bloccare la diffusione all'interno del corpo del virus della dengue, vale a dire un agente patogeno trasmesso dalle zanzare e che, secondo le stime, infetta tra i 50 ed i 100 milioni di persone in tutto il mondo all'anno. In pratica si tratta di un virus che causa quella nota come febbre degue, (i cui sintomi comprendono febbre, vomito e dolori muscolari), e può portare a malattie più gravi e nei casi più acuti persino alla morte. Inoltre sfortunatamente al momento non esistono trattamenti o vaccini efficaci: considerando che, come osservato in passato, esistono 4 diversi ceppi del virus della dengue, la formazione di anticorpi contro un ceppo può in realtà lasciare le persone vulnerabili alle successive infezioni da parte dei restanti ceppi; il che rende molto più difficile trovare, appunto, una terapia efficace. Tuttavia recentemente il suddetto gruppo di scienziati ha utilizzato l'Advanced Photon Source, (noto anche con la sigla APS, cioè un ufficio dell'U.S. Department of Energy Office of Science User Facility situato presso il DOE's Argonne National Laboratory), ed ha fatto sapere di aver ottenuto un successo in quest'ambito: l'individuazione dell'anticorpo 2B7. In sostanza, come hanno dimostrato lavori precedenti, per agganciarsi alle cellule protettive intorno agli organi il virus della dengue utilizza una particolare proteina, (chiamata Proteina Non-Strutturale 1 o NS1), la quale indebolisce la barriera protettiva e permette al virus di infettare la cellula, provocando a volte anche la rottura dei vasi sanguigni. Ad ogni modo ora gli studiosi hanno visto che l'anticorpo da loro scovato può bloccare fisicamente la proteina NS1, impedendole di attaccarsi alle cellule e rallentando così la diffusione del virus: prendendo in considerazione che attacca direttamente la proteina e non la particella del microrganismo in sé per sé, il 2B7 si è dimostrato essere efficace contro tutti e quattro i sopracitati ceppi dell'agente patogeno in questione. Insomma, entrando un po' più nei dettagli, i ricercatori hanno impiegato delle tecniche di diffrazione dei raggi X per determinare le strutture della proteina NS1 a cui si era legato un anticorpo 2B7 e grazie ad alcuni esperimenti su un gruppo di topi da laboratorio hanno visto come quest'ultimo forniva protezione contro il virus bloccandone efficacemente la diffusione. Comunque sia, sempre secondo quanto hanno fatto sapere gli scienziati, questo stesso anticorpo potrebbe fornire nuovi trattamenti per altri tipi di flavivirus simili alla dengue, (ovvero un insieme di patogeni che comprende il virus Zika e quello del Nilo occidentale). Al riguardo Bob Fischetti, uno dei principali autori della ricerca in questione, ha, infine, spiegato: "I flavivirus infettano centinaia di milioni di persone all'anno, e decine di migliaia di persone muoiono per le malattie ad essi associate. Le strutture proteiche determinate presso l'APS hanno giocato un ruolo critico nello sviluppo di farmaci e vaccini per diverse malattie, e questi nuovi risultati sono la chiave per lo sviluppo di un trattamento potenzialmente efficace contro i flavivirus".

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