Scovato un particolare batterio intestinale che potrebbe favorire lo sviluppo del cancro al seno.

 
A quanto pare uno specifico microbo che si trova nel colon ed è comunemente associato allo sviluppo della colite e del cancro al colon potrebbe giocare un ruolo anche nello sviluppo di alcuni tumori al seno; o almeno questo è quanto hanno fatto sapere alcuni ricercatori della Johns Hopkins University, della Georgetown University e dell'Auburn University in uno studio pubblicato in questi giorni sulla rivista Cancer Discovery, il quale ha scoperto che le cellule del tessuto mammario esposte a questa tossina conservano una memoria a lungo termine, aumentando il rischio di malattie. In pratica nel corso di una serie di esperimenti di laboratorio, gli scienziati hanno osservato che quando gli Enterotossigeni Bacteroides Fragilis, (noti anche con la sigla ETBF), sono stati introdotti nell'intestino o nei dotti mammari di un gruppo di topi, questi batteri hanno sempre indotto la crescita e la progressione metastatica delle cellule tumorali. Al riguado Dipali Sharma, una delle principali autrici, ha dichiarato: "Mentre i microbi sono noti per essere presenti in siti del corpo come il tratto gastrointestinale, passaggi nasali e la pelle, il tessuto del seno era stato considerato sterile fino a poco tempo fa. Il nostro studio è un primo passo per mostrare il coinvolgimento degli ETBF nello sviluppo del cancro al seno. Sono necessari ulteriori studi per chiarire come l'ETBF si muove in tutto il corpo, se può essere un unico motore per innescare direttamente la trasformazione delle cellule del seno negli esseri umani, e/o se anche altri microbioti hanno un'attività cancerogena per il tessuto del seno". Ed ha poi proseguito aggiungendo: "Nonostante i molteplici fattori di rischio accertati per il cancro al seno, (come l'età, i cambiamenti genetici, la radioterapia e l'anamnesi familiare), un gran numero di tumori mammari insorge nelle donne che non ne ospitano nessuno; il che indica la necessità di guardare oltre. Il nostro studio suggerisce un altro fattore di rischio: il microbiota. Qualora il microbiota sia perturbato oppure ospitati microbi tossicogeni con funzione oncogena, ciò potrebbe essere considerato un ulteriore fattore di rischio per il cancro al seno". Ad ogni modo, come già anticipato, durante il loro nuovo lavoro gli studiosi hanno condotto diversi esperimenti per studiare il ruolo dell'ETBF; in primo luogo hanno eseguito una meta-analisi dei dati clinici riguardanti studi pubblicati che confrontavano la composizione microbica tra i tumori al seno benigni e maligni ed i fluidi di aspirazione del capezzolo delle donne sopravvissute al cancro al seno e dei volontari sani: il suddetto microbo è stato rilevato in modo coerente in tutti i campioni di tessuto mammario e nei liquidi di aspirazione del capezzolo delle sopravvissute al cancro. Successivamente i ricercatori si sono spostati in laboratorio dove, come già detto, hanno inoculato l'ETBF direttamente nei capezzoli di alcuni tipi ed hanno visto che in un primo momento tale batterio andava a colonizzare l'intestino. Tuttavia in una seconda fase è stato rilevato che entro tre settimane il tessuto mammario di questi animali aveva subìto cambiamenti osservabili e di solito presenti nell'iperplasia duttale, (ossia una condizione precancerosa). Inoltre grazie ad altri test gli scienziati hanno constatato che i sintomi dell'iperplasia erano comparsi anche entro due o tre settimane dall'iniezione di ETBF e che le cellule esposte alla tossina mostravano sempre una progressione tumorale più rapida e sviluppavano tumori più aggressivi rispetto alle cellule non esposte alla tossina. Tra l'altro le cellule del seno esposte alla tossina ne conservavano una sorta di ricordo per 72 ore ed erano in grado di iniziare lo sviluppo del cancro e di formare lesioni metastatiche in diversi modelli di topo. Ma non è tutto poiché gli studiosi hanno anche osservato che i percorsi di segnalazione delle cellule Notch1 e della beta-catenina erano coinvolti nella promozione del ruolo dell'EBFT nel tessuto mammario. Comunque sia adesso i ricercatori hanno stanno conducendo ulteriori studi clinici per iniziare a cercare cambiamenti microbici tra le pazienti affette da cancro al seno in modo da vedere come questo possa influire sulla progressione del tumore e sulla risposta alla terapia. A tal proposito la stessa Dipali Dharma ha continuato affermando: "Nel frattempo dobbiamo assolutamente cercare di mantenere un microbiota sano, (tra cui mangiare una dieta sana e fare esercizio fisico), e mantenere il corretto indice di massa corporea". Mentre Sheetal Parida, altra principale responsabile dell'indagine in questione, ha, infine, concluso spiegando: "In futuro lo screening per i cambiamenti del microbiota potrebbe essere tanto semplice quanto un test su campioni di feci. Questo è solo un indicatore e pensiamo che ce ne saranno molteplici. Se troviamo altri batteri responsabili dello sviluppo del cancro, possiamo facilmente guardare le feci e controllare se sono presenti. Le donne ad alto rischio di sviluppare il cancro al seno potrebbero avere una popolazione elevata di alcuni di questi".

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