Appurato che gli Acheuleani ed i Neanderthal sono co-esistiti per oltre 100.000 anni.


Apparentemente la cultura acheuleana, (ovvero una delle prime ad utilizzare strumenti di pietra), è persistita per decine di migliaia di anni più a lungo di quanto si pensasse in precedenza; o almeno questo è quanto hanno scoperto recentemente alcuni ricercatori dell'Università del Kent e del Biology Centre of the Czech Academy of Sciences per mezzo di uno studio pubblicato sulla rivista Humanities & Social Sciences Communications. In pratica si stima che questi ominidi si siano estinti circa 200.000 anni fa, ma adesso i suddetti nuovi risultati hanno suggerito che potrebbero aver vissuto molto più a lungo, andando a generare una sovrapposizione di oltre 100.000 anni con le tecnologie più avanzate prodotte dai Neanderthal e dai primi esseri umani moderni. In sostanza gli scienziati sono giunti a tale conclusione mentre stavano esaminando la documentazione degli strumenti di pietra da diverse regioni del mondo: utilizzando tecniche statistiche nuove per la scienza archeologica, sono stati in grado di ricostruire la fine del periodo acheuleano e ri-mappare i reperti archeologici. Ad ogni modo, sebbene in precedenza sia stato ipotizzato un passaggio più rapido tra i primi disegni degli strumenti di pietra utilizzati dagli Acheuleani, (spesso associati all'Homo heidelbergensi, cioè l'antenato comune degli esseri umani moderni e dei Neanderthal), e le cosiddette tecniche Levallois più avanzate, create proprio dai primi uomini moderni e dai Neanderthal, adesso la suddetta ricerca ha fatto nuova luce sulla transizione tra queste due tecnologie, suggerendo una sostanziale sovrapposizione tra le due civiltà. Insomma, le tecnologie degli strumenti di pietra degli Acheuleani sono la tradizione culturale più longeva praticata dai primi esseri umani: originate nell'Africa orientale 1,75 milioni di anni fa, asce e mannaie, (ossia i tipi di strumenti di pietra che caratterizzarono questo periodo), sono state utilizzate in tutta l'Africa, l'Europa e l'Asia da diverse specie di esseri umani primitivi. Inoltre nonostante, come già anticipato, prima di questa scoperta sia stato ampiamente ipotizzato che il periodo acheuleano finì tra 300.000 e 150.000 anni fa, finora mancava la testimonianza di date specifiche, e la tempistica della scomparsa di tali ominidi è stata pesantemente messa in dubbio. In ogni caso ora gli studiosi hanno osservato che molto probabilmente la tradizione si è conclusa in tempi diversi in tutto il mondo, variando da 170.000 anni fa nell'Africa sub-sahariana fino a 57.000 anni fa in Asia. Tra l'altro per capire quando gli Acheuleani hanno smesso di esistere i ricercatori hanno raccolto informazioni su diversi siti archeologici di tutto il mondo per trovare gli ultimi assemblaggi di strumenti di pietra conosciuti: una tecnica statistica conosciuta come "stima lineare ottimale", (la quale viene comunemente usata negli studi di conservazione per stimare le estinzioni di specie), è stata impiegata per prevedere quanto tempo la tradizione degli strumenti di pietra è continuata dopo i siti conosciuti più recenti; in effetti questa tecnica si è dimostrata essere capace di modellare la porzione dei reperti archeologici ancora da scoprire. Comunque sia al riguardo Alastair Key, uno dei principali autori dell'indagine in questione, ha spiegato: "La più antica documentazione archeologica sarà sempre un quadro incompleto del primo comportamento umano, quindi sappiamo che è improbabile che i più giovani siti acheuleani conosciuti rappresentino effettivamente le istanze finali di queste tecnologie prodotte. Permettendoci di ricostruire queste porzioni mancanti delle testimonianze archeologiche, questa tecnica non solo ci offre una comprensione più accurata di quando la tradizione è finita, ma ci fornisce anche un'indicazione di dove possiamo aspettarci di effettuare nuove scoperte archeologiche in futuro". Mentre David Roberts, altro principale responsabile delle analisi, ha, infine, concluso aggiungendo: "Questa tecnica è stata originariamente sviluppata da me e da un collega per datare le estinzioni, poiché è improbabile che l'ultimo avvistamento di una specie sia la data in cui si è effettivamente estinta. È emozionante vederla applicata in un nuovo contesto".

Commenti