Rilevato un legame amiloide tra Parkinson e melanoma.


In apparenza il morbo di Parkinson, (ossia un disturbo neurodegenerativo), ed il melanoma, (ovvero un tipo di cancro della pelle), non sembrano avere molto in comune: ciononostante per quasi 50 anni i medici hanno riconosciuto che i pazienti affetti da tale disturbo hanno maggiori probabilità di sviluppare il sopracitato tumore cutaneo rispetto alla norma. Tuttavia in questi giorni in occasione dell'American Chemical Society Spring 2021 Press Conferences alcuni ricercatori dell'American Chemical Society e dei National Institutes of Health hanno segnalato un legame molecolare tra le due patologie sotto forma di aggregati proteici, (noti come amiloidi). Al riguardo Dexter Dean, uno dei principali autori del nuovo lavoro, ha affermato: "Diversi studi hanno dimostrato che il melanoma si verifica da 2 a 6 volte più frequentemente nella popolazione colpita dal Parkinson rispetto alla popolazione sana. Inoltre la proteina coinvolta nel morbo di Parkinson, (cioè l'α-sinucleina), risulta essere elevata nelle cellule del melanoma". In pratica, come già risaputo, nel disturbo neurodegenerativo in questione la suddetta proteina forma dei depositi amiloidi che si pensa uccidano i neuroni responsabili della produzione della dopamina nel cervello, causando sintomi come, ad esempio, tremore, movimenti lenti e demenza. Inoltre, sebbene in passato un'intensa ricerca si sia concentrata sugli effetti dell'α-sinucleina nel cervello, molto meno è stato rilevato per quanto concerne la sua presenza o attività in altri tessuti; o almeno così era stato finora poiché, come  già anticipato, adesso gli scienziati hanno ottenuto la prova concreta che questa proteina viene espressa in maggiori quantità nelle cellule del melanoma piuttosto che in quelle della pelle sana. Tra l'altro si è anche visto che livelli più elevati dell'α-sinucleina nei melanociti, (ossia le cellule della pelle che danno origine al sopracitato tumore), sono correlati ad una ridotta produzione di melanina, la quale protegge la pelle dai danni dei raggi ultravioletti del Sole. In merito a ciò Jennifer Lee, altra principale responsabile della ricerca, e che in precedenza aveva studiato un'altra proteina che forma gli amiloidi, (chiamata proteina premelanosomiale o PMEL), ha spiegato: "La maggior parte delle persone sa che gli amiloidi sono coinvolti nelle malattie come il Parkinson e l'Alzheimer, ma è meno noto che alcuni amiloidi, (come la PMEL), servono effettivamente una funzione utile. Nei melanociti sani la PMEL forma fibrille amiloidi che agiscono come impalcature per immagazzinare la melanina nei melanosomi, (ovvero l'organello dove il pigmento viene prodotto, immagazzinato e trasportato). Poiché sia l'α-sinucleina che la PMEL sono espresse nelle cellule del melanoma, ci siamo chiesti se queste due proteine amiloidi potessero interagire e se questa interazione potesse essere rilevante per la correlazione tra il morbo di Parkinson ed il melanoma". Quindi per indagare su tale eventuale interazione gli studiosi hanno usato la microscopia ed il cosiddetto "western blot" in modo da dimostrare che le due proteine risiedevano entrambe nei melanosomi delle cellule del melanoma umano: quando hanno aggiunto l'α-sinucleina amiloide preformata ad una provetta contenente la regione della PMEL che forma l'amiloide, (conosciuta come dominio di ripetizione o RPT), i ricercatori hanno osservato che le fibrille della prima proteina spingevano la seconda proteina ad aggregarsi ed a formare una struttura a fibrille ritorte che normalmente la PMEL non adotta da sola. Per di più considerando che l'α-sinucleina nelle cellule del melanoma può essere trovata anche nella sua forma solubile, (o non amiloide), gli scienziati hanno deciso di eseguire altri esperimenti in vitro in cui hanno, appunto, aggiunto l'α-sinucleina solubile all'RPT della PMEL: così facendo hanno visto che la proteina bloccava la capacità della PMEL di auto-aggregarsi e formare amiloidi in modo concentrazione-dipendente, ed hanno rintracciato questa attività ai primi 60 aminoacidi dell'α-sinucleina. A tal proposito la stessa Jennifer Lee ha proseguito dichiarando: "Ora abbiamo dati preliminari che suggeriscono che l'amiloide di una proteina può "seminare" o modellare l'amiloide di un'altra, e che nella sua forma solubile l'α-sinucleina impedisce l'aggregazione della PMEL. Pertanto pensiamo che entrambe le forme dell'α-sinucleina potrebbero diminuire la biosintesi della melanina: la forma amiloide portando la PMEL a formare un'insolita struttura contorta; e la forma solubile impedendo alla PMEL di aggregarsi come dovrebbe". Mentre Dexter Dean ha, infine, concluso sostenendo: "La perdita di pigmentazione della pelle potrebbe contribuire all'aumento del rischio di melanoma nei pazienti con malattia di Parkinson. Penso che siamo solo alla punta dell'iceberg per comprendere ciò che l'α-sinucleina potrebbe fare nel melanoma. Negli esperimenti futuri sono davvero interessato a capire di più su ciò che l'α-sinucleina sta facendo per promuovere la proliferazione del melanoma, oltre a questa interazione con la PMEL".
 
Di seguito il video della presentazione nel corso della suddetta conferenza:

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