Sembra proprio che l'età possa influenzare negativamente la fertilità delle donne compromettendo i livelli di molecole di RNA che a loro volta alterano la funzione dei geni coinvolti in percorsi biologici chiave durante la fase finale di maturazione di una cellula uovo; i almeno questa è la conclusione a cui è arrivato un recente studio condotto da alcuni ricercatori del Centre for Genomic Regulation, del Centro Nacional de Análisis Genómico, e della Clínica EUGIN, e pubblicato sulla rivista Aging Cell. In pratica nel corso dei loro esperimenti gli scienziati hanno sequenziato le molecole di RNA, (note anche come trascrittomi), all'interno degli ovociti per capire quali geni sono interessati nella loro attività dall'età: utilizzando il sequenziamento di una singola cellula per analizzare il trascrittoma di 72 ovociti individuali appartenenti a 37 donatrici di età compresa tra i 18 ed i 43 anni, hanno scoperto che il numero di trascrizioni per i geni coinvolti nella segregazione dei cromosomi e nell'elaborazione dell'RNA risultava aumentare progressivamente con l'età; mentre il numero di trascrizioni relative al metabolismo mitocondriale era diminuito. Tuttavia gli studiosi hanno anche notato che questi cambiamenti legati all'età del trascrittoma si verificavano soltanto quando le cellule uovo avevano raggiunto il loro stadio finale di sviluppo durante la maturazione in vitro: il trascrittoma era, infatti, meno influenzato dall'età nelle cellule uovo immature. In sostanza, secondo gli stessi ricercatori, tali risultati suggeriscono che l'età può influenzare la capacità di un ovocita di elaborare prodotti genici critici per le ultime fasi del loro sviluppo. Ad ogni modo ulteriori analisi hanno rivelato un certo numero di potenziali geni regolatori principali, che occupano il vertice di una gerarchia di regolazione e sono influenzati dall'età: il futuro lavoro degli scienziati testerà se questi geni giocano un ruolo critico nell'invecchiamento degli ovociti. Al riguardo Bernhard Payer, uno dei principali autori della suddetta ricerca, ha spiegato: "Qui dimostriamo che la fase finale della maturazione ovocitaria stessa potrebbe essere influenzata negativamente dall'età, che è fondamentale per la riproduzione perché fornisce il materiale di cui i primi embrioni hanno bisogno per svilupparsi normalmente e sopravvivere. Quello che ancora non sappiamo è quali di questi cambiamenti sono semplicemente una conseguenza del processo di invecchiamento e quali possono contribuire direttamente al calo di qualità degli ovociti con l'età". Tra l'altro durante le loro analisi gli studiosi hanno preso in considerazione anche le informazioni sull'altezza ed il peso delle donatrici per valutare l'impatto dell'indice di massa corporea, (noto anche con la sigla IMC), sul trascrittoma: così facendo hanno osservato che, a differenza dell'età, un IMC anormale colpiva soprattutto il trascrittoma degli ovociti immaturi; il che, sempre stando ha quanto hanno fatto sapere gli esperti, suggerisce che il declino della fertilità causato dall'età potrebbe avere diversi meccanismi di base rispetto a quello causato da un IMC anormale. Comunque sia, come già risaputo, generalmente la fertilità delle donne diminuisce con l'età: una delle ragioni principali è dovuta all'esaurimento delle riserve ovariche, da cui si svilupperanno le uova mature. Inoltre un altro motivo è che la qualità degli ovociti si abbassa con l'età: cosa che si pensa sia una delle ragioni principali dei tassi più alti di infertilità dopo i 35 anni. Per di più pure l'essere in sovrappeso o sottopeso è stato associato ad una scarsa qualità degli ovociti ed all'esito riproduttivo. A tal proposito gli autori dell'indagine in questione hanno, infine, concluso dichiarando: "Sebbene siano necessari altri studi, i nostri risultati potrebbero portare allo sviluppo futuro di nuovi strumenti diagnostici per valutare meglio la qualità degli ovociti nella medicina riproduttiva, così come potenziali trattamenti farmacologici che modulano le vie interessate per ringiovanire gli ovociti invecchiati".
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