Smentiti in parte i racconti di Erodoto e Diodoro Siculo sulle battaglie di Imera contro Cartagine.


Apparentemente le cosiddette "fake news" esistevano già ai tempi dell'Antica Grecia ed una di queste sarebbe stata diffusa ad arte perfino da Diodoro Siculo ed Erodoto, (definito il "padre della storia"), i quali avrebbero volontariamente omesso la presenza di mercenari al servizio dei Greci di Sicilia nella prima epica Battaglia di Imera che li vide trionfare contro i Cartaginesi nel lontanissimo 480 a.C. O almeno questa è la conclusione a cui sono arrivati alcuni ricercatori dell'Università della Georgia, dell'University of Northern Colorado, della Soprintendenza per i beni culturali ed ambientali di Palermo e dell'Università della Florida, grazie ad uno studio condotto a distanza di quasi 2.500 anni sui resti di 62 soldati ed i cui risultati sono stati pubblicati di recente sulla rivista PLOS ONE. In pratica, come già noto, nel 480 a.C. l'antica città greca di Imera respinse con successo un esercito cartaginese, mentre nel 409 a.C. Cartagine attaccò di nuovo ma questa volta la città cadde: Erotodo nella sua opera intitolata "Storie" scrisse che, sebbene i Cartaginesi arruolarono dei mercenari per sferrare l'attacco, gli abitanti di Imera vinsero nella prima battaglia grazie all'aiuto degli alleati greci provenienti da altre parti della Sicilia; invece, secondo Diodoro Siculo, nella seconda battaglia la antica colonia greca rimase senza aiuti e per questo motivo perì. Tuttavia, considerata la prospettiva limitata e di parte di questi antichi storici, i resoconti rischiano di essere incompleti e parziali: il suddetto nuovo lavoro ha, infatti, dimostrato quanto sia importante interrogare i resti archeologici per verificare la veridicità dei racconti tramandati dagli antichi. In sostanza gli scienziati hanno voluto testare queste affermazioni storiche con delle prove geochimiche, campionando gli isotopi di stronzio ed ossigeno dallo smalto dentale di sopracitati 62 soldati che combatterono in entrambe le battaglie in questione per difendere Imera, (per la precisione 51 protagonisti della prima ed 11 della seconda), confrontandoli poi con quelli di 25 abitanti dell'antica città greca: così facendo hanno osservato che la chimica dei denti di questi soldati variava in base alla loro regione d'origine. Insomma, entrando un po' più nei particolari, gli studiosi hanno scoperto che soltanto circa un terzo dei soldati della prima battaglia erano locali, mentre nella seconda ad essere della zona erano circa tre quarti; il che ha confermato in parte le affermazioni scritte dagli storici, secondo cui Imera fu aiutata da soldati esterni durante la prima battaglia. Comunque sia le sopracitate prove geochimiche ottenute hanno anche mostrato che, contrariamente ai resoconti scritti, molti forestieri coinvolti nei combattimenti non erano alleati greci, ma erano invece mercenari assoldati al di fuori dei territori greci. Al riguado gli stessi autori dell'indagine in questione hanno dichiarato: "Gli storici dell'Antica Grecia potrebbero aver intenzionalmente minimizzato il ruolo dei mercenari stranieri assunti nelle battaglie di Imera nel tentativo di mantenere una narrazione più greco-centrica e di evitare l'argomento, potenzialmente sgradevole per la società greca". Ed hanno, infine, concluso spiegando: "Qui siamo stati in grado di utilizzare gli isotopi per supportare gli storici antichi, ma anche di sfidare quelle fonti trovando prove di mercenari e soldati potenzialmente stranieri di origini geografiche molto diverse. Questo studio è anche importante per i futuri studi sulla migrazione nel Mediterraneo, espandendo la rete di valori isotopici comparativi".

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