Identificati 2 nuovi tipi di cellule della glia.


Che i neuroni siano attori centrali nelle funzioni cerebrali è una cosa ampiamente risaputa; tuttavia ultimamente sta emergendo sempre più un ruolo chiave in quest'ambito che riguarda le cellule della glia, (a lungo considerate semplici "cellule di supporto"). In pratica tra queste evidenze c'è anche quella proposta di recente da un gruppo di ricercatori dell'Università di Basilea, (in collaorazione con la Columbia University, l'Herbert Irving Comprehensive Cancer Center, la New York University e l'University of Illinois at Chicago), che, grazie ad uno studio i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science, ha scoperto 2 nuovi tipi di cellule gliali nel cervello, liberando le cellule staminali adulte dal loro stato di quiescenza, le quali potrebbero avere un ruolo importante nella plasticità e nella riparazione cerebrale. In sostanza, come già noto, il cervello è malleabile fino all'età adulta: la plasticità non è, infatti, dovuta soltanto alla formazione di nuove connessioni nervose e le cellule staminali presenti nel cervello adulto possono generare anche nuovi neuroni. Inoltre, sebbene per più di 100 anni la comunità scientifica si sia concentrata sulla ricerca di diversi tipi di cellule nervose, nel cervello esiste anche un'altra classe di cellule, (chiamate, appunto, cellule della glia), che risultano essere essenziali per il suo funzionamento e la cui importanza è stata sottovalutata per decenni: quanti tipi di cellule gliali ci sono, come si sviluppano e quali ruoli svolgono sono ancora in gran parte quesiti senza risposta. Ad ogni modo adesso gli scienziati nel corso dei loro esperimenti hanno esaminato le cellule staminali nella zona ventricolare/subventricolare del cervello di alcuni topi da laboratorio adulti: si tratta di una regione cerebrale in cui molte delle cellule staminali si trovano in uno stato di quiescenza, percependo segnali nell'ambiente che le stimolano a risvegliarsi ed a trasformarsi in nuovi neuroni. In concreto gli studiosi sono riusciti ad identificare un segnale molecolare che risveglia le cellule staminali da questo loro stato di riposo, il che ha permesso la scoperta più domini che danno origine alle cellule della glia nel suddetto serbatoio di cellule staminali. Al riguardo Fiona Doetsch, una delle principali autrici dell'indagine in questione, ha spiegato: "Abbiamo trovato una sorta di interruttore di attivazione per le cellule staminali quiescenti: si tratta di un recettore che mantiene le cellule staminali nel loro stato di riposo. Siamo stati in grado di spegnere questo interruttore e quindi attivare le cellule staminali. Inoltre siamo stati capaci di visualizzare lo sviluppo delle cellule staminali in diverse cellule gliali in aree specifiche della nicchia delle cellule staminali. Alcune delle cellule staminali non si sono sviluppate in neuroni, ma in due diversi nuovi tipi di cellule gliali. Siamo arrivati alla conclusione che la regione del cervello da noi studiata è quindi un luogo di nascita per diversi tipi di cellule gliali, oltre ad essere un terreno fertile per i neuroni. Ciò che era molto inaspettato era che un tipo di cellule gliali è stato trovato attaccato alla superficie della parete del ventricolo cerebrale, piuttosto che nel tessuto cerebrale. Queste cellule sono continuamente bagnate dal liquido cerebrospinale ed interagiscono con gli assoni di altre aree cerebrali, e quindi sono in grado di percepire ed integrare molteplici segnali a lungo raggio". Tra l'altro i ricercatori hanno anche rilevato che entrambi i nuovi tipi di cellule della glia sono stati attivati in un cosiddetto modello di demielinizzazione e che quindi possono essere una fonte di cellule per la riparazione di malattie neurodegenerative, (come, ad esempio, la sclerosi multipla), o di lesioni cerebrali. Comunque sia come passo successivo gli scienziati vorrebbero rintracciare specificamente questi nuovi tipi di cellule gliali ed indagare i loro ruoli nella normale funzione cerebrale e come rispondono in diversi contesti fisiologici; il che fornirà, infine, indizi importanti per capire la plasticità cerebrale ed in che modo avviene il rinnovamento e la riparazione del tessuto neurale.

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